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Appuntamento a Kunming Siamo riusciti a trovarci in Laos a Vientiane alla
tot ora il tot giorno nel 2002; ci siamo detti perché non lo
facciamo anche quest' anno nel 2005 in Cina ? Anzi più precisamente
nello Yunnan. Perché lo Yunnan? |
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La lonely planet consiglia un mese per vedersi bene
lo Yunnan. Noi in tre avevamo una dozzina di giorni insieme, poi io
dovevo tornare a Bangkok e gli altri muoversi verso Pechino. Kunming
merita ma abbiamo speso anche un giorno per Shilìn dove c'
è una zona con una "foresta di rocce", luogo suggestivo
quanto turistico. Massi taglienti in cui hanno sapientemente ricavato
anche delle scale dalla roccia per potersi aggirare in un labirinto
naturale (ci sono anche maniglie costruite con lo scalpello in certi
punti: quello che a Milano si dice "laur de cinés",
per dire che è un lavoro di fino). |
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Jinghong Tranquilla cittadina asfaltata in cui accanto alle scritte cinesi
c'è anche la scrittura dai (scrittura Tai shan meridionale).
I Dai (etnia del grande gruppo Tai come gli shan in Birmania, i Laosiani,
i Thai e altri) costituiscono metà della popolazione e ci sono
villaggi ovunque nelle zone esterne. In risposta: <Sorry all names are changed>. Giriamo attorno ad uno stadio e finiamo per trovarci in una via vicina
ai locali e alle guesthouse frequentate dai visitatori. Entriamo per
fare colazione al bar Mei Mei dove sta seduto un sosia di Kurt Cobain
conosciuto qualche sera prima a Kunming. Mangiando ad un certo punto
notiamo un tizio che parcheggia un motorino di fronte al locale. Coi
baffi, una decina di orecchini sul lobo sinistro, ha l' aria dell'
italiano o dello spagnolo con una abbronzatura che potrebbe essere
anche quella di un expat, o di uno nato e vissuto lì, a Jinghong
come nella settecentesca Tortuga, o cose del genere. L' incontro con Giorgio Bettinelli |
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Avevo letto i suoi due libri di recente che narrano dei suoi lunghi
percorsi per il globo a bordo di una vespa. Ci sediamo al suo tavolino
per un giro di birre. L' incontro straordinario è anche provvidenziale;
per le moto non c' è problema, nello Xishuanbanna possiamo
guidare quelle senza targa e il giorno dopo ne avremo in mano una
a testa. Per il momento Giorgio ci deve salutare ma avremo modo di
vederci ancora. Nel frattempo ci rechiamo a piedi nel più vicino
dai garden. E' nei pressi di questo che si trova la celebre pagoda
di stile "sud-est asiatico". |
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Chi è Giorgio Bettinelli Autore di In Vespa da Roma a Saigon, Brum Brum, Rhapsody in black, Giorgio Bettinelli è il Re del motorino. Il primo grande viaggio Roma Saigon in Vespa poi da allora una leggenda. Sandro di fuggire.it per esempio non è l' unica persona che mi ha detto di aver comprato una Vespa dopo la lettura dei libri di Bettinelli. Non so in quale passo di critica letteraria o articolo ma ricordo
qualcuno che ha scritto sulla tipicità dei racconti di viaggio
degli scrittori italiani che si distinguono per l' attenzione rivolta
oltre ai paesaggi e alle vicende ad una maggiore conoscenza dell'
altro. Giornalista nonché corrispondente per riviste specialistiche,
fotografo, sponsor della Piaggio Giorgio non è autore solo
dei libri succitati ma anche di un volume illustrato, numerosi articoli,
un CD e altro. Ho cercato per fuggire.it una serie di links per saperne
di più (sezione links). |
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Ponte del Mekong poi a destra Con la benedizione del grande viaggiatore e la compagnia
della francese Natasha, girati a destra con le spalle rivolte a Jinghong
(quindi a sud, anzi a sud est, oppure . . .) . . percorriamo una suggestiva
strada fatta a tornanti che costeggia il Mekong fino a che arriviamo
al villaggio Dai Manting Temple dove quasi tutti gli abitanti e specie
le donne vestono i colorati costumi tradizionali. Alcune veramente
belle e tutte dal portamento fine e graziato con questi lunghi abiti
di color giallo, fuxia, verde . . . Si svolgono tante messe in scena
tra le quali l' orribile simulazione di lavoro alle attività
del villaggio. Quando un gruppo di turisti arriva (bandierine e cappellini
gialli, verdi . . .) in un piazzale le donne cominciano a filare,
tessere, telaiare; in un' altra grande piazza invece ogni pomeriggio
"200 beautyfull dai girls" simulano per la gioia o l' ignoranza
dei turisti il water splash festival, la festa dell' acqua che si
svolge una volta l' anno (nota in Thailandia come Songkran
ad aprile) nella quale ci si tira gran gavettoni d' acqua (per scacciare
il male). Lo avranno fatto anche quel pomeriggio in cui faceva abbastanza
freddo. |
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E' in questa zona della Cina che si rintracciano le origini del popolo Thai. Sip Song Pan-naa è il nome dell' area e significa i "Dodicimila campi di riso". La lingua è molto simile al Thai (un Dai può capire l' 80% della lingua Thai di Bangkok), il buddismo è Therevada (mentre nel resto della Cina è Mahayana) i monaci vengono invitati a studiare in Thailandia. Per molte persone in precedenza state in Thailandia e Laos lo Xishuanbanna è la stessa cosa . Non è vero. Nonostante l' estetica simile al sud-est asiatico, nonostante questa zona sia Cina, lo Xishuanbanna non è né l' una né l' altra cosa. Enclave con una certa autonomia sin dall' antichità (insieme a tutto lo Yunnan) lo Xishuanbanna è un posto a sé. |
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Mi perdo qualcosa Sulla strada del rientro a Jinghong, capitanati dallo spirito di avventura del Cinta prendiamo una strada sterrata che dovrebbe portare al villaggio Akha. Cinta porta Natasha, Riccardo solo se stesso, Io con lo scooter ad un certo punto ritengo l' ora di tornare perché la benza mi stava finendo. Percorrendo da solo lo sterrato mi rendo conto della bellezza dei colori baciati dalla tinta di un sole sullo spegnersi: tonalità vistosamente accese, soprattutto il verde su terriccio rosso. Un altro mondo. Quando sono sulla strada d' asfalto il cielo ingrigisce e comincia a piovere. Arrivo al pelo dal benzinaio poi in Hotel. Gli altri intanto sono riusciti a raggiungere il villaggio. Non si tratta di uno show come il villaggio Dai di prima. E' un vero villaggio in cui arrivano "i rompicojoni 'n muturin". E' davanti a una birra che ci troviamo al Mei Mei. La gente che lo
frequenta è quasi sempre la stessa, quasi tutti stranieri e
immancabilmente c'è Giorgio Bettinelli con sua moglie. |
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Giornata uggiosa La pioggia non cessa e sarà una giornata pigra senza motori. Le lunghe sedute nei caffé e una lunga sessione in sala internet, il torpore di una giornata sbiadita mentre ci giunge notizia che in quel momento a Kunming nevica (non capitava da decenni). Il sole però si affaccia nel tardo pomeriggio, un gruppo di aerobica in tuta rosa si esercita sul piazzale. La sera ceniamo con Giorgio e sua moglie Ya Pei in una trattoria
dai, posto abbastanza rude in cui non si vedono stranieri; con sgabelli
bassi e un tavolo rotondo e quello che si ha da buttare lo si butta
a terra. La coppia poi ci invita a casa per un caffé e ci portiamo
dietro una boccetta di liquore locale per correggere. Le conversazioni
ci portano anche alle imprese di Giorgio, una cartina del globo su
cui sono tracciati i percorsi macinati sulle due ruote e l' intenzione
di riempire presto gli spazi vuoti di quel mondo "che è
piccolo ma è anche grande". |
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Di nuovo on the road <Sì potreste andare alle cascate, a Màn diàn> <sempre dritto però da quella parte e ad un certo punto come il solito a destra> <Sì qui a destra è giusto> e siamo già in aperta campagna con il colore verde acceso delle angurie piantate a fondo di una lieve vallata a imbuto largo. Solo i colori vividi dello Xishuanbanna e rari villaggi dai lungo la strada. Proseguiamo finché la strada è asfaltata, poco dopo il motorino di Riccardo non va più, non c'è modo di rianimarlo. Torniamo quindi al villaggio più vicino e affidiamo la motoretta ad una famiglia. Procediamo poi sullo sterrato, io il ciccione da solo sullo scooter per goderne egoisticamente con la scusa del peso, Cinta e Riccardo sull' "ammiraglia" a marce. Dopo una ventina di chilometri la mulattiera scende in uno scenario di alberi di gomma tutti con la loro vaschetta e qualche raro passante, a piedi, a piedi con bufalo/i, o in moto fino all' entrata della "Foresta pluviale di Mandian" con nei pressi una casermetta, un ponticello e un cartello con "Divieto di armi" e "Divieto di incendio". Proseguiamo sulla strada ed è un susseguirsi di villaggi dai e piantagioni di riso. Ci spingiamo fino al limite della strada entrando nell' aia di un cascinale. In quell' angolo in particolare il paesaggio era sublime con quei terrazzamenti perfetti e quel colore rosso della terra, sempre così vivo. Non siamo però arrivati alle cascate. Ci diamo da fare a cercarle a gesti e mostrando la cartina. Riusciamo a ricevere indicazioni solo per raggiungere il greto del fiume ma senza cascate. Dopo dieci minuti e poche parole in cinese il guardiano all' entrata della riserva riesce a comunicarci che la cascata dista a due ore di cammino e non possiamo andarci in motorino. Ciao. Ci mettiamo sulla via del rientro percorrendo la strada dell' andata con una comoda fermata presso la famiglia a cui avevamo affidato il motorino di Riccardo. C' è un mercatino di carni e vegetali, la famiglia invece ha un baracchino tipo bar. E' beer time prima di ripartire con Riccardo trainato a braccio da Cinta fino al Mei Mei. Ritroviamo a cena Natasha che è stata al mercato di Meng Hai
dove ha scattato foto ad una spanna dal viso dei personaggi immortalati,
ad un certo punto arriva Giorgio esclama: "Bene, belle tutte
queste conversazioni ma chi se la sente di fare una partita a scacchi?"
Il Cinta ovviamente, e da quel momento per Giorgio e Davide il Mei
Mei sarà il club scaccofilo dove la birra (<che mal si sposa
al gioco tattico>) non cessa di fluire a nastro. La serata comunque
non deve finire e noi tre andiamo all' "Ultimo bar" (Cinta:
"Portatemi ovunque ma non in discoteca"). |
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Per forza off road E' l' ultimo giorno intero che possiamo passare a Jinghong, il giorno successivo io ho un aereo per Kunming e i ragazzi il bus per Ruilli. Prendiamo di nuovo le moto e ci suggeriscono di andare agli hot springs naturali dove ci sono vasche termali. Trovata la strada riusciamo solo a sbirciare in una vasca dove della gente si lavava e non parendoci il caso di entrare abbiamo preso un' altrra via in direzione Menghai. Strada asfaltata che ad un certo punto sale su tornanti montani e i motori ogni tanto vanno fatti riposare. Abbiamo solo due moto in tre, non sono riusciti in tempo a riparare l' altra. Ci fermiamo per pranzo alle due di pomeriggio in un baracchino e ripartiamo che pioviggina, tutto in discesa fino a Menghai. La città è anonima, nelle vicinanze suscita interesse il tempio ottagonale di Jingzhen. Non abbiamo voglia né tempo per andarlo a visitare così soprattutto sotto la pressione di Cinta decidiamo di porci sulla strada del ritorno e non appena vediamo una stradina cazzuta prenderla per addentrarsi in zone più rurali (in virtù della regola "se non conosci un posto devi fare apposta a perderti"). Giriamo alla prima quindi attraversiamo piantagioni varie ma la mulattiera finisce presto in casa di qualcuno. Torniamo sempre nella direzione della via di casa e giriamo ad una salita che parte dove avevamo pranzato, una larga strada sterrata che porta chissà dove. Il suolo si fa sempre più aspro, anche con sassi taglienti, io con uno scooter cittadino dalle ruote piuttosto lisce devo stare particolarmente attento (specie quando si rompe il mio portafortuna), intanto Cinta dal sellino posteriore dell' "ammiraglia" scatta foto a manetta. Dopo numerosi tornanti arriviamo in un ampia vallata i cui villaggi si stagliano sui pendii fra piantagioni di thé. Decidiamo di fermarci anche perché fra qualche ora è buio e bisogna tornare. Un rombo improvviso rimbomba nella valle ma non riusciamo a capire esattamente da dove. Pensiamo ad una miniera lì nei paraggi. Dopo cinque minuti una donna ed una ragazzina, che portavano fardelli sulla schiena retti da una fascia poggiata alla fronte, si fermano e ci indicano una vetta in fronte a noi. La signora parla in cinese e riesco a capire solo la parola <cha>, ossia thé; infatti scorgiamo una frana: un intero campo di thé tutto franato, era per quello il rumore. Torniamo, ci mettiamo a tirare sulla strada asfaltata. Arriviamo
in hotel per il crepuscolo e fatta la doccia restituiamo i motorini
. E' l' ultima cena con Giorgio e Ya Pei; è tempo dello scambio
di indirizzi, promesse e saluti. E' anche tempo per le ultime e frenetiche
sfide a scacchi tra Giorgio e Cinta, le ultime birrette, un saluto
anche a Natasha. Niente bagordi o discoteche è ora di partire. |
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Epilogo La sveglia suona prima per Riccardo e Cinta col loro bus scassato dotato di brande per dormire: un viaggio per Ruilli che va dalle 20 alle 40 e passa ore. Andranno poi a Dali, Lijang, al Salto della Tigre e infine Pechino e dintorni. Dopo poche ore partirò io per tornare a Kunming e da lì a Bangkok. |