Si tratta di un oasi (con il suo immancabile ksar) posta
all’interno dell’Erg Orientale, cioè tra le sabbie del Sahara… seppure solo
al suo inizio.
Siamo esaltati, per noi è la prima volta che si va nel deserto!
Sappiamo benissimo che si tratta di una meta estremamente turistica ed ormai
facilmente raggiungibile con qualsiasi mezzo (magari con un po’ di
pazienza). Ci si può arrivare percorrendo la pista che costeggia il gasdotto
che attraversa la Tunisia da Sud a Nord, partendo dalla strada che collega
Matmata
con Douz.
Noi invece abbiamo intenzione di raggiungere Ksar Ghilane utilizzando la
pista che parte subito dopo Chenini (vicino a Tatauine) per poi arrivare a
Matmata per sera usando il percorso che ho sopra descritto (in totale sono
circa 230 km).
Per arrivare alla meta, dove tra l’altro c’è anche un laghetto alimentato da
una fonte termale, la nostra mappa indica un percorso di circa 120 km
(partendo da Tatauine) dei quali 100 di pista.
Prima di partire ci siamo informati bene sui rifornimenti, non si trova
benzina per tutto il tratto…e siccome la nostra motina ha un autonomia di
circa 220 km, dobbiamo portarci della benzina extra che sistemiamo in una
tanica.
Si parte!!
I primi chilometri di pista sono devastanti! Il fondo della pista è duro e
non è sabbioso ma pare fatto da una serie infinita di dune in miniatura alte
2 o 3 cm che provocano un fastidiosissimo effetto frullatore…
Ad un cero punto ricordo che qualcuno mi aveva detto che occorreva trovare
la “velocità giusta” per permettere al mezzo di “planare” sulle dunette
evitando le fastidiose vibrazioni. Dicevano anche che questa velocità può
variare da mezzo a mezzo a seconda del peso, del diametro delle gomme e
della dimensione delle dunette. Questi fattori danno origine infatti alla
frequenza di vibrazioni…che alla lunga ti spaccano la schiena.
Faccio un po’ di prove.…trovata !!
Non mi avevano raccontato una frottola!
Ora va molto meglio.
Dopo una trentina di chilometri spariscono le colline brulle e tutto intorno
è sabbia!
Eccoci nel deserto!! Che emozione, la pista mantiene il suo fondo solido (e
ondulato).
Più avanti superiamo una sorta di bar realizzato in una baracca improvvisata
e gestito da un’intraprendente tunisino che cerca in tutti i modi di farci
fermare per consumare qualcosa. Noi tiriamo dritto.
Mi rendo conto di essere su una sorta di “strada maestra” del deserto, ed
immagino che nei periodi di maggiore turismo sia solcata dai fuoristrada che
portano i turisti a visitare l’oasi di Ksar Ghilane.
Bene, visto che siamo soli, almeno sappiamo che se dovesse succedere
qualcosa c’è un punto di riferimento.
Abbiamo percorso circa 70 km. di pista quando iniziamo ad avere alcuni
problemucci. Il vento che perdura da alcuni giorni ha spostato le dune
coprendo tratti della pista, così sono costretto a superare quei tratti da
solo, mentre Jana segue a piedi.
Per fortuna ogni tratto è lungo solo poche decine di metri.
Percorriamo in maniera più rallentata altri 10 chilometri circa dove, dopo
una lunga salita la pista sparisce completamente nella sabbia. Proviamo lo
stesso a passare (sempre io in moto e Jana a piedi) ma questa volta è
impossibile superare la sabbia che è molto morbida e profonda (la pista deve
essere parecchio sotto rispetto la duna spostata dal vento).
Facciamo un tratto…ma la moto è troppo carica e mi insabbio! Ci vuole parecchio
tempo per uscire dall’impiccio e tornare con le ruote su qualcosa di duro.Valutiamo
la situazione… abbiamo già percorso circa 80 km. di pista e tra poco
dovrebbe iniziare l’ultimo tratto che sulla nostra mappa viene indicata come
“non sempre percorribile….”
Accidenti! Capiamo che non è proprio il caso di tentare di proseguire, anche
perché se prima ogni tanto sulla pista riconoscevi il segno di un passaggio
recente di pneumatici, nell’ultimo tratto di questi segni non c’è traccia.
Non conviene fare gli eroi, così giriamo la moto e torniamo verso Tatauine.
Da quando avevamo superato il tratto montagnoso e la pista era entrata nel
deserto abbiamo visto come questa si diramava in piu’ tratti che credo
fossero alternativi al tracciato principale. Noi abbiamo sempre seguito la
pista che ci pareva essere la principale in quanto la più battuta.
Fatto sta che al ritorno ci incasiniamo un po’ con questi percorsi
alternativi e ci perdiamo con dispendio di tempo ed energie (caduta ed
insabbiature varie). E’ proprio vero che l’inesperienza si paga!
Arriviamo a Matmata nel pomeriggio percorrendo strade tradizionali, Ksar
Ghilane rimane nelle nostre menti con una tacita promessa: “tanto ci
torniamo…la prossima volta si viaggia leggeri”.
Per consolarci (soprattutto io) passeremo la notte in una delle case
troglodite di Matmata, hotel Sidi Driss, dove hanno girato Guerre Stellari. |