Diario Namibia |
parte 2° |
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Proseguiamo il viaggio verso nord, su una pista, questa volta di sale, dove
riusciamo a guidare un po' meglio. Arriviamo a Cape Cross, santuario
naturalistico che accoglie centinaia di migliaia di otarie. E' un'emozione
essere a pochi metri e vedere come si crogiolano al sole, come allattano i
piccoli e come nuotano tra le impetuose onde dell'Atlantico. Oltre Cape
Cross, un minuscolo distributore di benzina ci fa ricordare che è bene
rimboccare il serbatoio, stiamo entrando nel parco della Skeleton Coast,
dove la pur minima presenza umana è assente. La pista corre parallela al
mare, il paesaggio che ci circonda è desolante: mare, vento, sabbia, roccia
e luce accecante. Si, desolante ma bellissimo. All'uscita opposta del parco,
ci fanno compilare un registro con i nostri dati, scopriamo che l'auto che
era transitata prima di noi era passata due giorni prima. Siamo ormai nel Damaraland, regione dagli incredibili paesaggi, vallate sconfinate
delimitate all'orizzonte da montagne dai colori più bizzarri, praterie
fiorite sulle quali pascolano gli springbok. Siamo fortunati, lungo l'alveo
di un fiume scorgiamo anche un elefante del deserto che incurante continua a
cibarsi indisturbato. L'ultima tappa del nostro viaggio in Namibia è il
parco Etosha, uno dei più importanti dell'intera Africa. Ci arriviamo dopo
aver fatto un paio di brevi soste, a Twyfelfontein (dipinti rupestri) e alla
foresta pietrificata. |