Il nostro primo contatto con la Namibia, lo abbiamo nel piccolo ma pulito e
organizzato aeroporto della capitale Windhoek. Il tempo di cambiare gli euro
in dollari namibiani e di ritirare l'auto a noleggio e siamo immediatamente
"on the road".
Sono quaranta i chilometri che separano l'aeroporto dalla città, il traffico
è praticamente inesistente e la strada circondata da un bel paesaggio di
montagna. Anche il clima e' molto piacevole, infatti il caldo è stemperato
dall'altitudine, siamo su un altopiano a 1.600 metri slm.
La città di Windhoek appare all'improvviso, ordinata e tranquilla, facciamo
una breve sosta per rifornirci d'acqua e partiamo verso sud alla volta di
Sossusvlei nel deserto del Namib. Ben presto lasciamo la strada asfaltata
per proseguire il nostro viaggio su piste in terra battuta, che d'ora in poi
saranno una costante per quasi tutto il viaggio.
La cosa che ci colpisce di più è la totale assenza di traffico e la
mutevolezza dei paesaggi che fin dal primo giorno ci appaiono splendidi.
Durante il viaggio un breve ma violento temporale tropicale ci ricorda che
siamo in febbraio, in piena stagione delle piogge. Dopo il temporale il
cielo si incendia di mille tonalità di rosso, è il nostro primo tramonto
africano, un modo fantastico per darci il benvenuto in questa terra.
A Sossuvlei la sveglia suona presto, alle 4.30 del mattino siamo già in
piedi pronti per l'escursione, vedremo l'alba tra le dune del Namib.
L'alzataccia è ampiamente ricompensata dallo spettacolo a cui assistiamo.
Prima che il caldo avvolga tutto, scaliamo la duna più famosa, denominata
"Duna 45", che insieme alle altre è un imponente ammasso di sabbia finissima
che cambia colore dal giallo tenue al rosso fuoco in base alla luce del
sole. Queste sono tra le dune più alte al mondo. Il caldo si fa ormai
insopportabile ma non possiamo rinunciare alla visita del Sossusvlei Pan,
un'ampia crosta bianca di sedimenti minerali, residuo di quello che un tempo
doveva essere un lago. Il luogo sembra irreale, un anfiteatro di dune rosse
che accoglie alla sua base l'ampia superficie bianca disseminata di molti
resti di alberi, di cui rimane il solo tronco a testimonianza di un
lussureggiante ma quanto mai remoto passato.
Il viaggio prosegue alla volta di Swakopmund, un lungo itinerario tra
deserti dapprima sabbiosi poi rocciosi, poi di nuovo sabbiosi fino
all'oceano. Ci fermiamo a fare il pieno a Solitarie, una singolare minuscola
comunità nel nulla circostante. Qui la fermata è praticamente obbligata, in
quanto non c'è presenza umana né prima né dopo nel raggio di centinaia di
chilometri. L'impressione che abbiamo, per i pochi individui che circolano e
per le poche strutture che ci sono, e' di esserci calati in uno sperduto
paesino del far-west americano o in un avamposto di civiltà in un remoto
angolo dell'Australia. Proseguiamo e dopo diverse ore d'auto arriviamo a Walvis Bay, piccolo centro sull'oceano con una bella baia che ospita
centinaia di fenicotteri rosa. Qui il clima è decisamente più fresco, grazie
alla brezza continua che ci regala l'Atlantico. Trenta chilometri di
agognato asfalto, ci separano da Swakopmund. Anche qui, la città appare
improvvisamente, e ci sembra di essere arrivati nel posto sbagliato. Ma non
eravamo in Africa? La città linda e ordinata, sembra essere stata
trasportata in questa terra ostile direttamente dalla Baviera. Case ed
edifici pubblici dai colori pastello con decorazioni in legno, ampie
vetrate, tetti a spiovente e improbabili guglie ci disorientano e ci
sorprendono favorevolmente. Il tempo di ambientarsi e questa cittadina può
offrire un piacevole soggiorno con la sua ottima cucina a base di pesce e i
suoi interessanti dintorni dove vediamo le belle "welwitschie mirabilis"
(piante del deserto).
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