L’ultimo giorno in Messico
trascorre tranquillo tra bagni a Playa Norte e un po’ di televisione in
camera (è l’anno delle Olimpiadi di Atene). A Mezzanotte prendiamo un
traghetto per P.to Juarez e poi un taxi fino all’aeroporto di Cancun dove
passiamo una notte scomoda e solitaria (l’aeroporto è in ristrutturazione e
le panchine disponibili sono scomode e non vi sono voli dop le 24 con
conseguente chiusura di bar e negozi), ma abbiamo il check-in alle 5 e non
vi è altra soluzione.
Il check-in non sarà per niente rapido a causa dei meticolosi controlli dei
bagagli (che vengono aperti a molti viaggiatori) e neppure il passaggio
della dogana per le perquisizioni di abiti e scarpe, oltre che del bagaglio
a mano. Invece i nostri fogli sostitutivi del passaporto non creano alcun
imbarazzo e neppure la mancanza della carta di imigracion. Meglio così.
Avremo invece un contrattempo a Houston (dove Continental obbliga ad uno
scalo); pensavamo potesse dipendere dai nostri documenti sui generis, invece
è un problema legato al computer della dogana che non trovava traccia
dell’ingresso di Stefano negli USA durante il viaggio di andata; risolto
l’equivoco, grazie anche a un poliziotto che parla italiano, riusciamo a
prendere il volo per Newark per un pelo, dopo una corsa nell’immenso
aeroporto texano. I nostri documenti ci creeranno problemi solo il giorno
dopo a Malpensa dove dopo un viaggio di 20h siamo costretti a starcene in
una stanzetta per un paio d’ore a compilare moduli… |