Da San Cristobal si parte
al mattino presto e il viaggio è reso interessante dal paesaggio che curva
dopo curva, tope dopo tope, cambia continuamente: dopo le conifere ritornano
i banani ed infine ci accoglie la vegetazione tipica dello Yucatan, che ha
sostituito la foresta pluviale Lacandona che resiste ancora in alcune parti
basse del Chiapas verso il confine con il Guatemala.
Il bus fa una fermata dove ci si sgranchisce le gambe a Ocosingo, posto
abbastanza squallido ma che incuriosisce perché, nel già citato romanzo
della Serrano, la protagonista vi si reca per un appuntamento con i contras
del subcomandante Marcos.
L’arrivo a Palenque dopo 7 h di viaggio ci riserva lo shock dell’impatto con
il caldo umido tipico dell’interno dalla penisola dello Yucatan; il
contrasto con l’aria fresca che abbiamo lasciato a San Cristobal ( e con
l’AC sempre polare del bus) è netto e noi letteralmente trasciniamo i
bagagli all’hotel Santa Elena, strategicamente posto a pochi metri dalla
stazione dei bus: camere appena accettabili e prezzo basso - 4p $360 - , ma
contiamo di fermarci una sola notte; tra l’altro Palenque, il paese, non ha
nessuna attrattiva. Visitiamo le rovine nel pomeriggio dopo un pranzo veloce
nel discreto comedor a fianco dell’albergo che ha prezzi irrisori; contiamo
di tornarci per cena, ma la sera (anche il giorno successivo) è stranamente
chiuso. La visita alle rovine, (che si raggiungono con pulmini che partono
vicino alla stazione dei bus) certamente suggestive, è in parte disturbata
dal caldo eccessivo – bisogna andarci la mattina presto!
La mattina dopo (ore 6:30) si parte per Yaxchilan e Bonampak, siti Maya
immersi nella foresta Lacandona, scoperti di recente, che si visitano con
gite organizzate da agenzie di Palenque; la visita faidate è possibile, ma
richiede più tempo e non offre niente di più, se non la suggestione di
un’eventuale notte a Frontera Corozal, autentico luogo fuori dal mondo.
Noi ci accordiamo con un’agenzia che ci consiglia la padrona del Santa
Elena; comunque sembrano costare tutte lo stesso prezzo e, apparentemente
offrono tutte lo stesso servizio: la nostra costa $1800 x 4p e offre viaggio
con pulmino da 12posti (ma strada facendo i passeggeri diventano anche 14 o
15…), AC (all’andata non serve e al ritorno stranamente si guasta…),
breakfast in un self-service nella foresta lungo la strada, e pranzo in un
comedor a Frontera, entrambi di buon livello. Il tragitto si svolge una
strada da pochi anni asfaltata, la Carretera Fronteriza, che attraversa la
terra dei Lacandoni, discendenti diretti degli antichi maya. La loro
condizione, case fatiscenti, senza acqua e luce, ai margini della foresta,
ci sembra da porre sullo stesso piano di quella delle bidonville ai margini
delle grandi città messicane.
La visita ai due siti e il tragitto in barca sull’ Usumacinta per
raggiungere Yaxchilan rappresentano in assoluto uno dei momenti topici del
nostro viaggio: le rovine di Yaxchilan immerse in una foresta impenetrabile,
l’inquietante ruggito delle scimmie urlatrici, la dimensione unica di un
luogo situato ad un’ora di lancia lungo le acque di un fiume, le cui rive
sono un autentico muro di vegetazione, valgono da sole un viaggio in
Messico. Anche Bonampak è molto interessante, anche se richiederebbe, per
essere apprezzato al meglio, forse una maggior competenza; ma gli affreschi,
a colori, sono unici nel loro genere. Un piccolo (che poteva diventare più
grande) problema è nato dal fatto che, dopo il guaio di Mexico City, avevo
lasciato i passaporti in albergo, senza pensare che Frontera Corazal è, a
tutti gli effetti la frontiera con il Guatemala, e il fiume Usumacinta ne
rappresenta il confine; per cui i soldati presenti all’imbarcadero
richiedono i documenti e anche lungo la strada da e per Palenque vi sono
posti di blocco.
E’ anche grazie all’autista del pulmino che siamo riusciti a far comunque la
gita e, soprattutto, a non avere seccature con la polizia messicana. Forse
anche per questo i disservizi sopra citati sono passati in secondo piano.
Alle 23 dopo una delle peggiori cene di tutto il viaggio in uno dei tanti
comedor vicina alla stazione dei bus, partiamo per Merida dove c’è la
coincidenza per Pistè (Chichen Itza). L’ultima notte in bus con un mezzo di
1°categoria superiore con servizio bar compreso nel biglietto. A Merida,
nonostante la straordinaria puntualità dei bus messicani, perdiamo la
coincidenza per un disguido tra noi e i nostri amici e questo ci regala un
paio d’ore per una breve visita della città che meriterebbe invece più
attenzione. Non tutta la famiglia partecipa di questa passeggiata perché uno
di noi, colpito dalla vendetta di Montezuma (è il terzo della famiglia, alla
fine l’unico a scamparla resterò io!), non può letteralmente allontanarsi
dai bagni della stazione dei bus.
Per questo motivo il giorno successivo taglieremo dal nostro itinerario
Tulum, servito solo da bus di seconda categoria senza bagno a bordo. E
questa mancata visita è l’unico rammarico del nostro viaggio, ma forse
rappresenta una ragione in più per tornare in Mexico. |