Messico in famiglia

18-19/08/2004: Palenque - Yaxchilan e Bonampak

Da San Cristobal si parte al mattino presto e il viaggio è reso interessante dal paesaggio che curva dopo curva, tope dopo tope, cambia continuamente: dopo le conifere ritornano i banani ed infine ci accoglie la vegetazione tipica dello Yucatan, che ha sostituito la foresta pluviale Lacandona che resiste ancora in alcune parti basse del Chiapas verso il confine con il Guatemala.
Il bus fa una fermata dove ci si sgranchisce le gambe a Ocosingo, posto abbastanza squallido ma che incuriosisce perché, nel già citato romanzo della Serrano, la protagonista vi si reca per un appuntamento con i contras del subcomandante Marcos.
L’arrivo a Palenque dopo 7 h di viaggio ci riserva lo shock dell’impatto con il caldo umido tipico dell’interno dalla penisola dello Yucatan; il contrasto con l’aria fresca che abbiamo lasciato a San Cristobal ( e con l’AC sempre polare del bus) è netto e noi letteralmente trasciniamo i bagagli all’hotel Santa Elena, strategicamente posto a pochi metri dalla stazione dei bus: camere appena accettabili e prezzo basso - 4p $360 - , ma contiamo di fermarci una sola notte; tra l’altro Palenque, il paese, non ha nessuna attrattiva. Visitiamo le rovine nel pomeriggio dopo un pranzo veloce nel discreto comedor a fianco dell’albergo che ha prezzi irrisori; contiamo di tornarci per cena, ma la sera (anche il giorno successivo) è stranamente chiuso. La visita alle rovine, (che si raggiungono con pulmini che partono vicino alla stazione dei bus) certamente suggestive, è in parte disturbata dal caldo eccessivo – bisogna andarci la mattina presto!
La mattina dopo (ore 6:30) si parte per Yaxchilan e Bonampak, siti Maya immersi nella foresta Lacandona, scoperti di recente, che si visitano con gite organizzate da agenzie di Palenque; la visita faidate è possibile, ma richiede più tempo e non offre niente di più, se non la suggestione di un’eventuale notte a Frontera Corozal, autentico luogo fuori dal mondo.
Noi ci accordiamo con un’agenzia che ci consiglia la padrona del Santa Elena; comunque sembrano costare tutte lo stesso prezzo e, apparentemente offrono tutte lo stesso servizio: la nostra costa $1800 x 4p e offre viaggio con pulmino da 12posti (ma strada facendo i passeggeri diventano anche 14 o 15…), AC (all’andata non serve e al ritorno stranamente si guasta…), breakfast in un self-service nella foresta lungo la strada, e pranzo in un comedor a Frontera, entrambi di buon livello. Il tragitto si svolge una strada da pochi anni asfaltata, la Carretera Fronteriza, che attraversa la terra dei Lacandoni, discendenti diretti degli antichi maya. La loro condizione, case fatiscenti, senza acqua e luce, ai margini della foresta, ci sembra da porre sullo stesso piano di quella delle bidonville ai margini delle grandi città messicane.
La visita ai due siti e il tragitto in barca sull’ Usumacinta per raggiungere Yaxchilan rappresentano in assoluto uno dei momenti topici del nostro viaggio: le rovine di Yaxchilan immerse in una foresta impenetrabile, l’inquietante ruggito delle scimmie urlatrici, la dimensione unica di un luogo situato ad un’ora di lancia lungo le acque di un fiume, le cui rive sono un autentico muro di vegetazione, valgono da sole un viaggio in Messico. Anche Bonampak è molto interessante, anche se richiederebbe, per essere apprezzato al meglio, forse una maggior competenza; ma gli affreschi, a colori, sono unici nel loro genere. Un piccolo (che poteva diventare più grande) problema è nato dal fatto che, dopo il guaio di Mexico City, avevo lasciato i passaporti in albergo, senza pensare che Frontera Corazal è, a tutti gli effetti la frontiera con il Guatemala, e il fiume Usumacinta ne rappresenta il confine; per cui i soldati presenti all’imbarcadero richiedono i documenti e anche lungo la strada da e per Palenque vi sono posti di blocco.
E’ anche grazie all’autista del pulmino che siamo riusciti a far comunque la gita e, soprattutto, a non avere seccature con la polizia messicana. Forse anche per questo i disservizi sopra citati sono passati in secondo piano. Alle 23 dopo una delle peggiori cene di tutto il viaggio in uno dei tanti comedor vicina alla stazione dei bus, partiamo per Merida dove c’è la coincidenza per Pistè (Chichen Itza). L’ultima notte in bus con un mezzo di 1°categoria superiore con servizio bar compreso nel biglietto. A Merida, nonostante la straordinaria puntualità dei bus messicani, perdiamo la coincidenza per un disguido tra noi e i nostri amici e questo ci regala un paio d’ore per una breve visita della città che meriterebbe invece più attenzione. Non tutta la famiglia partecipa di questa passeggiata perché uno di noi, colpito dalla vendetta di Montezuma (è il terzo della famiglia, alla fine l’unico a scamparla resterò io!), non può letteralmente allontanarsi dai bagni della stazione dei bus.
Per questo motivo il giorno successivo taglieremo dal nostro itinerario Tulum, servito solo da bus di seconda categoria senza bagno a bordo. E questa mancata visita è l’unico rammarico del nostro viaggio, ma forse rappresenta una ragione in più per tornare in Mexico.

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