San Cristobal de Las Casas:
arriviamo al mattino presto attraversando paesaggi che dopo Tuxla Gutierrez
diventano sempre più montani; scompaiono le piante tropicali che vengono
sostituite da pinete curiosamente alternate a piccole coltivazioni di un
mais piccolo e stentato. Si notano nei pressi di San Cristobal anche un gran
numero di serre. L’aria del mattino è frizzante e il cielo è blu.
Non abbiamo prenotato in nessun albergo e, lasciato il gruppo e i bagagli in
un bar su Insurgentes di fronte alla stazione dei bus dove abbiamo consumato
la peggior colazione di tutto il viaggio, due di noi fanno un sopralluogo
negli alberghi dei dintorni della stazione; prenderemo un bus alle 7:30 e
non vogliamo dormire lontani. Dopo una piccola ricerca (ci fermiamo solo 2
notti) ci sistemiamo alla Posada Vallarta ($360 la camera x 4), appena
decente – qualche animaletto che cammina per la stanza, e soprattutto,
scopriremo poi, il cortile interno su cui affacciano le stanze è adibito a
parcheggio e, al contrario di quello che c’è scritto alla reception,
funziona tutta notte -. San Cristobal merita certo più dei due giorni che
gli abbiamo dedicato: le tipiche costruzioni coloniali a un piano color
pastello, il mercatino artigianale indio nei dintorni della cattedrale, il
grande mercato di prodotti alimentari, la chiesa blu e il dispensario con la
coda di mamme e bambini (che ricordano il romanzo “QUEL CHE C’E’ NEL MIO
CUORE” di Marcela Serrano ambientato in Chiapas), la piazza principale che
qui chiamano el Parque, con il suo porticato, hanno caratteristiche che la
rendono unica, almeno per quello che abbiamo visto fin ora; ma anche il
contesto in cui è inserita San Cristobal, tipicamente montano, è da
ricordare.
I caratteristici dintorni comprendono i paesi abitati da comunità tzotzil
direttamente discendenti da popolazioni indio, con i loro usi e la loro
cultura assolutamente singolare. Verrebbe anche spontaneo giudicare certi
comportamenti (mi riferisco in particolare alle pratiche pseudo-religiose
cui si assiste nella chiesa di San Juan), ma non va dimenticato che a questo
popolo è stata cancellata la storia e negata la cultura, prima dai
conquistadores spagnoli e poi dai vari governi messicani che li hanno sempre
tenuti ai margini di una società che per noi occidentali è al limite del
terzo mondo. Temo che i processi economici di globalizzazione degli anni
duemila li vedranno ancora ultimi degli ultimi; noi, abbiamo visitato San
Juan Chamula e Zinacantan con un agenzia di San Cristobal (1 pomeriggio con
guida e auto per 4p circa $600 – si può fare autonomamente con bus che
partono vicino al mercato alimentare spendendo meno, ma impiegando più
tempo); bisogna dire che la guida è di aiuto nello spiegare qualcosa in più
rispetto alla Lonely Planet e torna utile anche quando finisco per litigare
con due personaggi (secondo me un po’ bevuti o altro…) che vogliono il mio
rullino perché sostengono che io li ho fotografati.
A posteriori avevano anche ragione, sono i due puntini giallo e blu sullo
sfondo: non mi ero neppure accorto che erano nell’inquadratura…...in linea
di massima tendo a rispettare il diritto di chi non vuole essere
fotografato, oppure le regole dei vari ambienti (nelle chiese non ho fatto
nessuna foto, sapendo che non era consentito, e c’era da fotografare!, non
ho fotografato i notabili di Zinacantan con i loro costumi coloratissimi e
molto particolari, ma quei due…). |