Messico in famiglia

16-17/08/2004: San Cristobal de Las Casas

San Cristobal de Las Casas: arriviamo al mattino presto attraversando paesaggi che dopo Tuxla Gutierrez diventano sempre più montani; scompaiono le piante tropicali che vengono sostituite da pinete curiosamente alternate a piccole coltivazioni di un mais piccolo e stentato. Si notano nei pressi di San Cristobal anche un gran numero di serre. L’aria del mattino è frizzante e il cielo è blu.
Non abbiamo prenotato in nessun albergo e, lasciato il gruppo e i bagagli in un bar su Insurgentes di fronte alla stazione dei bus dove abbiamo consumato la peggior colazione di tutto il viaggio, due di noi fanno un sopralluogo negli alberghi dei dintorni della stazione; prenderemo un bus alle 7:30 e non vogliamo dormire lontani. Dopo una piccola ricerca (ci fermiamo solo 2 notti) ci sistemiamo alla Posada Vallarta ($360 la camera x 4), appena decente – qualche animaletto che cammina per la stanza, e soprattutto, scopriremo poi, il cortile interno su cui affacciano le stanze è adibito a parcheggio e, al contrario di quello che c’è scritto alla reception, funziona tutta notte -. San Cristobal merita certo più dei due giorni che gli abbiamo dedicato: le tipiche costruzioni coloniali a un piano color pastello, il mercatino artigianale indio nei dintorni della cattedrale, il grande mercato di prodotti alimentari, la chiesa blu e il dispensario con la coda di mamme e bambini (che ricordano il romanzo “QUEL CHE C’E’ NEL MIO CUORE” di Marcela Serrano ambientato in Chiapas), la piazza principale che qui chiamano el Parque, con il suo porticato, hanno caratteristiche che la rendono unica, almeno per quello che abbiamo visto fin ora; ma anche il contesto in cui è inserita San Cristobal, tipicamente montano, è da ricordare.
I caratteristici dintorni comprendono i paesi abitati da comunità tzotzil direttamente discendenti da popolazioni indio, con i loro usi e la loro cultura assolutamente singolare. Verrebbe anche spontaneo giudicare certi comportamenti (mi riferisco in particolare alle pratiche pseudo-religiose cui si assiste nella chiesa di San Juan), ma non va dimenticato che a questo popolo è stata cancellata la storia e negata la cultura, prima dai conquistadores spagnoli e poi dai vari governi messicani che li hanno sempre tenuti ai margini di una società che per noi occidentali è al limite del terzo mondo. Temo che i processi economici di globalizzazione degli anni duemila li vedranno ancora ultimi degli ultimi; noi, abbiamo visitato San Juan Chamula e Zinacantan con un agenzia di San Cristobal (1 pomeriggio con guida e auto per 4p circa $600 – si può fare autonomamente con bus che partono vicino al mercato alimentare spendendo meno, ma impiegando più tempo); bisogna dire che la guida è di aiuto nello spiegare qualcosa in più rispetto alla Lonely Planet e torna utile anche quando finisco per litigare con due personaggi (secondo me un po’ bevuti o altro…) che vogliono il mio rullino perché sostengono che io li ho fotografati.
A posteriori avevano anche ragione, sono i due puntini giallo e blu sullo sfondo: non mi ero neppure accorto che erano nell’inquadratura…...in linea di massima tendo a rispettare il diritto di chi non vuole essere fotografato, oppure le regole dei vari ambienti (nelle chiese non ho fatto nessuna foto, sapendo che non era consentito, e c’era da fotografare!, non ho fotografato i notabili di Zinacantan con i loro costumi coloratissimi e molto particolari, ma quei due…).

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