Puerto Escondido ci
accoglie con un caldo indescrivibile: per noi che si viene dai 2000 e passa
metri dell’altipiano, e da una notte con l’AC del pulmann, l’impatto con il
caldo umido della costa del Pacifico è terribile. E forse a causa dello
shock termico commettiamo l’errore (oltre che per un’errata informazione
della Lonely Planet che indica un’inesistente rivendita biglietti anche in
città), di non prenotare i posti sul bus per la tappa successiva: infatti il
giorno dopo il pulmann che avevamo deciso di prendere è già tutto occupato.
Non è un dramma: in fondo un giorno in più a Puerto si passa più che
volentieri. Tra l’altro l’albergo scelto è veramente ottimo: l’Hacienda
Revolucion (ha un sito internet), gestito da una simpatica signora di
Verona, con il suo giardino tropicale, le camere fresche per i muri spessi
ed il riparo dai raggi del sole garantito dal patio antistante, i bagni
piastrellati di maioliche colorate, a pochi metri dall’Aldoquin, la via
principale di Puerto, rappresenta una tappa di assoluto relax durante un
viaggio piuttosto convulso.
A Puerto in tre giorni abbiamo fatto un po’ di vita da spiaggia, una gita
abbastanza simpatica a Zipolite, località decisamente naif una settantina di
km a est; si dice che ricordi la condizione in cui si trovava Puerto
Escondido qualche anno fa quando non era ancora una meta di moda. Abbiamo
provato tre ristoranti tutti sull’Aldoquin; due gestiti da italiani, La
Galeria (dove la carbonara è a regola d’arte), e Claudio (dove tutte le sere
si proietta il film di Salvatores dedicato a Puerto Escondido), ma il meglio
è sicuramente il Danny’s Terrrace direttamente sullla magnifica spiaggia di
baia Principal, orlata di palme, dove una cena di pesce per 4, propina
compresa, costa $680.
La propina, la mancia, nei ristoranti è praticamente obbligatoria perché
rappresenta il guadagno dei camerieri e va calcolata intorno al 10% del
conto; se si paga con la carta di credito la si aggiunge a penna sul
foglietto dove c’è stampata la voce propina, altrimente si lascia sul tavolo
il contante. La prima sera a Città del Messico, pur avendolo letto in
parecchie guide, non ci pensavo e la povera cameriera non si capacitava
della mia totale mancanza di acume: facendo riferimento al conto mi
chiedeva: Serrado? Serrado? Intendendo, è chiuso così?, poi finalmente ha
tirato un sospirone quando io ho intuito, e ho aggiunto la dovuta propina!
Altra gita a breve distanza da Puerto è la laguna di Manialtepec, dove in un
pomeriggio in barca si vedono da vicino più uccelli che in una settimana in
Camargue. Le gite partono da alcuni ristoranti ai margini della laguna e
costano tutte uguali: $500 8 persone su una barca per un pomeriggio,
compreso bagno finale (doppio considerato l’acquazzone preso al ritorno!).
La Lonely da le indicazioni corrette per arrivarci, ma pur sbagliando la
fermata del bus, si trovano altre possibilità per fare ugualmente
l’escursione, facendo forse lavorare anche i barcaioli non indicati dalla
mitica guida. Anche playa Zicatela, la lunga spiaggia battuta dalle
impressionanti onde del pacifico, ha il suo fascino, e una mattinata a
guardare i surfisti che cavalcano le onde rappresenta, per noi mediterranei,
un modo insolito di stare al mare. Certo baja Principal dove si nuota
insieme ai pellicani con lo sfondo da cartolina delle palme ha un altro
fascino!
Ma anche la parentesi di Puerto Escondido è finita e ci attende un’altra
notte in bus. Saldato il conto ($300-350 la camera doppia e $500 la
quadrupla) e salutato la proprietaria dell’Hacienda Revolucion siamo partiti
sotto un violento acquazzone tropicale. |