Sono le 5 del mattino, e
complice il fuso orario, mi ritrovo a girovagare con lo zaino in spalla nel
centro di Città del Messico. Una via buia mi conduce alla Zòcalo, l’immensa
piazza della metropoli messicana è quasi surreale e ti fa sentire come una
formica uscita per la prima volta dal suo formicaio.
In strada ci sono soltanto innocui barboni, nonostante ogni guida sconsigli
vivamente di andarsene in giro da soli dopo una certa ora; non si vedono le
bande di adolescenti chiamate scherzosamente “pirañitos” per la loro
abilità di spogliare in gruppo la loro preda.
Stò davanti ai cancelli chiusi della metropolitana, nell’attesa che riapra…
che ci faccio qui?...mi ritorna in mente il titolo di un libro di Chatwin.
Poi penso alla mia decisione di tornare per la terza volta in questo paese,
ma mi risponde Malcolm Lowry che nei suoi deliri etilici disse “chi ha
respirato la polvere delle strade del Messico, non troverà più pace in
nessun altro paese”.
La città ancora dorme, tra qualche ora riprenderà a pompare benzine e
sbuffare fumo….e allora dai numerosi pulmini collettivi s’intoneranno
ipnotiche cantilene ”Coyacàn, San Angèl, Condesa, Chapultepec, Polanco…” …
No Graçias voy rumbo el Norte.
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Lo Zòcalo |
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