CHIAPAS
5°TAPPA: PALENQUE
15/12/’03
Siamo arrivati finalmente in Chiapas.
Ieri mattina alle sette eravamo a El Panchan a cercare da dormire dopo un
viaggio di nove ore di notte in autobus. Ah! Gli autobus di prima classe ADO
sono comodissimi, altro che i trasporti in Italia!
** Sto scrivendo con la nuova penna che ho comprato oggi a 10 pesos nella
quale c’è attaccata un mono (scimmia). L’altra l’ ho regalata a Erick, il
ragazzo di Merida con cui abbiamo fatto due chiacchiere prima di partire.
«Cuchicuchi maya, es aser el amore»
«Hamaca de san Handres, donde duermen dos y manana son tres»
“Hamaca de chilpacingo donde duermen quatro y amanecen un chingo”
“El munde es grande como el cuore”
Stasera abbiamo ritrovato anche Claudia qui a El Panchan. E’ strano come il
mondo sia piccolo; rivedi le stesse persone girando…addirittura l’altro ieri
a Merida c’erano dei ragazzi di Pesaro!
Ieri pomeriggio siamo andati a vedere le rovine di Palenque: sono
misteriose, la città nascosta dalla giungla. Ad Andri sono piaciute molto, a
me ha fatto più impressione Chichen Itza…non so, forse perché sono salita in
cima e non credevo ce l’avrei fatta…
Ieri siamo stati con i ragazzi francesi di Parigi (Kiwi e Mael, credo), una
ragazza di San Francisco ed un’inglese.
Stamattina alle 12:00 siamo andati a fare l’escursione a Agua Clara (dove
c’era un ponte sospeso che non sono stata in grado di fare) e Agua Azul
(delle cascate molto belle). Domani mattina credo che partiremo per andare a
San Cristobal, ma vediamo domani. Andri non sta molto bene, è un po’
raffreddato! Qui è freddo, la sera siamo col maglione di lana! Però è
bellissimo, in mezzo alla foresta. Non abbiamo però ancora visto le scimmie
urlatrici che dicono siano qui…
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Cascate di Agua Azul |
16/12/’03
“La casa de la Paz” – Antidoping
Oggi abbiamo passato un pomeriggio molto particolare e soprattutto
inaspettato con Salvador, un ragazzo rasta di Palenque. Sono quelle
situazioni in cui ti ritrovi coinvolto all’improvviso e tra lo stupore e la
curiosità ci siamo lanciati in questa “avventura”…
Stamattina non stavo bene ed eravamo indecisi se andare nella Selva Lacandon
o a San Cristobal; poi abbiamo deciso di rimanere qui, solo per rilassarci e
fare un giretto in centro. E proprio qui, in centro, abbiamo avuto
l’incontro con questo ragazzo che in seguito ci ha spiegato molte cose sulle
tribù indigene dei Lacandon (che strana coincidenza!).
E’ un percussionista in un gruppo reggae, un vero e proprio seguace del dio
Ras Tafari (tanto da dire che Bob Marley non era un rasta al 100%!), che ha
vissuto un anno nella selva con le tribù. Dopo averci fatto ascoltare mille
canzoni del suo gruppo (molto bravi), abbiamo parlato di come vive il rasta,
che non si è rasta solo perché si hanno le dreadlock, ma bisogna vivere a
contatto con la natura, amare gli animali… La discussione è entrata nel
mistico, quando ci ha detto che dovevamo purificarci prima di andare a
trovare un signore Lacandon che sta male e che lui ha visto in sogno la
notte prima.
Ha visto che avevo un po’ di miedo (paura), perché ad un certo punto ci ha
portato il Bacè, una bevanda che usano i lacandon fatta con tronco di alberi
e lasciata sotto terra per quindici i giorni. Pensavo fosse allucinogena, ci
ha fatto assaggiare un tappino e ha detto che se ne bevi un bicchiere poi ti
senti tutto rilassato e viaggi. A noi non ha fatto niente.
L’appartamento era carino all’interno, un’unica stanza con divani e letto,
poi un bagno e una specie di cucina, il tutto senza porte, ma con dei teli.
Era abbastanza buio li dentro e col ventilatore acceso era anche freddo! Poi
ci ha fatto togliere le scarpe e sedere per terra, iniziava così il rito per
la nostra purificazione.
Dopo averci chiesto il segno zodiacale ci ha dato tre pietre a testa. Ha
iniziato Andrea. Doveva chiudere gli occhi e muovere le pietre nelle mani,
cercare di liberare il suo spirito e quando fosse stato pronto lanciare per
terra le pietre: gli sono venute a triangolo e gli ha letto le pietre. Poi
l’ ha portato in cucina, gli ha fatto togliere la maglia e gli ha appoggiato
la mano sul petto, mentre Andrea teneva un incenso. Salvador ha iniziato a
ruttare dicendo che espelleva in quel modo l’energia negativa di Andrea. Poi
l’ ha “schiaffeggiato” con il basilico…
Quando siamo ritornati, ci era sembrato un giorno strano, dal quale non ci
aspettavamo nulla e quando meno te lo aspetti ti capitano esperienze
particolari…
6°TAPPA: SAN CRISTOBAL
19/12/’03
Sono già tre giorni che siamo a San Cristobal, nel cuore del Chiapas, tra i
monti a circa 2200 mt. Fa freddo.
Quando siamo arrivati, per prima cosa, siamo andati alla Posada Dona Rosita,
che ci era stata consigliata da due ragazze polacche “vi sembrerà di essere
come a casa vostra!” ci avevano detto. L’impatto non è stato un gran che, ma
eravamo stanchi e abbiamo accettato la camera, ma la mattina dopo alle sette
siamo scappati! Era lurido, tutto accatastato, freddo, uno schifo! Adesso
siamo in un Hostal veramente carino (il più bello finora) che si chiama
Plaza Central ed è in centro.
Ieri c’era il sole ed abbiamo girovagato per la città: al mercato, dove ci
sono bancarelle d’artigianato e donne che cuciono tutte quelle tele
bellissime e colorate, e bambini…
Sono poveri, molto poveri, i bimbi che ti vengono a chiedere di dar loro un
peso, sono scalzi, svestiti… Qui vedi veramente la povertà, abitano in
capanne di legno, delle baracche, mi fanno tanta tenerezza e mi mette però
tanta malinconia o tristezza o forse è più senso di colpa, vedere come noi
abbiamo tutto e loro niente, vendono per la strada arance, banane, e questo
è il loro lavoro…Oggi siamo andati a San Juan Chamula e tutti quei bimbi,
scalzi, sporchi, che chiedono soldi ai turisti: abbiamo dato loro delle
banane e sembravano contenti, sorridevano!
L’unica cosa che c’è in questo villaggio di baracche è la chiesa,
all’interno della quale il pavimento è ricoperto di aghi di pino, e ci sono
candele sparse per terra dappertutto, e ci sono gruppetti di persone
messicane davanti alle candele con bottiglie di coca cola, perché si dice
che nei riti si rutta. Oggi c’era una sciamana che stava effettuando un rito
in lingua tzotzil, ed il sacrificio per curare (in questo caso un bambino),
era ammazzare una gallina. Era strano. Sono gesti che non capiamo ed è
inutile domandarsi il senso, è così, bisogna accettarli così come sono…
Adesso sono le 11:30 passate di sera e siamo in camera, siamo abbastanza
stanchi; stamattina ci siamo svegliati alle otto, e poi stasera ci siamo
abbuffati a cena in un ristorante indo-thailandese.
Non so, questa città mi piace, forse è la città, tra quelle che finora
abbiamo visto, più particolare, però non so, tanta gente veramente povera..
e poi fa veramente freddo. Non so quanto resisteremo, mi sa che scappiamo al
mare…
Ieri mattina abbiamo fatto un po’ di acquisti al mercato, ho preso un poncho
bellino da matti.
PAJARITO TI AMO
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San Cristobal de las Casas |
7°TAPPA: TUXTLA GUTIERREZ
Sabato ore 23:00
Siamo in camera. E’ una città strana. I messicani sono strani.
La domenica siamo andati a fare l’escursione al Canon del Sumidero. Un
canyon che nella sua punta massima era alto 800 mt e noi con una lancia
abbiamo percorso parte del fiume il quale, mi ha detto Andri, inizialmente
era sopra la montagna e poi piano piano si è abbassato formando il Canon. La
gita è stata bella se non fosse stato per quattro francesi di merda che non
hanno fatto altro che urlare tutto il tempo! Che lingua del cazzo!
Poi siamo andati al Parque Zoologico. Abbiamo visto le scimmie urlatrici! Ce
n’erano una decina, e poi giaguaro, tapiro, pappagalli colorati, quetzal
(uccello tipico messicano, raro da vedersi, con il ciuffo verde).
Molto bello lo zoo perché gli animali che c’erano erano tutti nei loro
habitat naturali.
Poi la sera avevamo intenzione di partire per il mare (anche perché a Tuxtla
non c’è niente, non si può bere, ecc…), e invece ci dicono che non c’è più
posto. Prendiamo i biglietti per Juatchitlan (cinque ore circa) per la
mattina seguente, poi saliamo su un bus di seconda classe che ci porta a
Salina Cruz, da lì prendiamo un autobus scalcinato per Huatulco (altre tre
ore).
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