CUADERNO DE CAMPO: MAROCCO
07 maggio 2005
Siamo di nuovo in viaggio! Oggi è il compleanno di Andri e ci siamo appena
imbarcati nel traghetto che ci porterà per la 3°volta in Africa…wow!Detto
così fa impressione anche a me! Piano piano andiamo alla scoperta di questo
continente che non so come mai ma mi affascina tanto.
Stanno accendendo il motore, siamo seduti nelle poltroncine (è un signor
traghetto..euro 24,50 pp sola andata con Transmediterranea) e di fronte a
noi c’è il promontorio di roccia che era considerato una delle colonne
d’Ercole…Gibilterra. Ci siamo imbarcati ad Algeciras con destinazione Ceuta,
città spagnola in costa africana. Dovrebbe impiegarci 35 minuti…Si parte!
Ore 20:54 locali- CHEFCHAOUEN
Siamo arrivati qui oggi nel primo pomeriggio. Passare la frontiera è stato
emozionante, particolarissimo. Sbarcati a Ceuta abbiamo preso il tram n°7
(euro 0,60 pp) fino alla frontiera. Abbiamo attraversato il confine a piedi
(oggi mi sa eravamo gli unici!)…Già si vedeva la diversità della gente e del
luogo. C’erano tante donne tutte rigorosamente con tunica e velo, e uomini e
bambini. Il controllo è stato rapidissimo, abbiamo solo dovuto compilare un
foglio e mostrare il passaporto. Né un’indicazione, né una scritta, solo la
gentilezza delle persone che ci indicava dove passare. Superato il cancello
io mi aspettavo l’assalto…invece abbastanza tranquillo.
In uno spiazzo di terra rossa tra la roccia e il mare c’era una distesa di
taxi azzurrini e una miriade di uomini che ti chiamava e urlava la
destinazione del proprio taxi.
Inizia così il Marocco.
Siamo saliti su un taxi collettivo per Tetouan. Teoricamente era 6 posti più
autista però, senza averci capito tanto, noi abbiamo pagato per 3 posti
(totale 50 dirham). I primi 40 km fino al posteggio taxi, poi per altro 20
dh ci ha accompagnato alla parada taxi per Chefchaouen. Altri 60 km (questa
volta taxi al completo) per 50 dh. E così facilmente siamo arrivati qui.
Lunedì 9 maggio 2005
Qui direbbero che è il nove cinque perché indicano i mesi con i numeri.
Siamo a Chefchaouen da 2 giorni e devo dire che si sta veramente bene! La
medina è tutta una serie di stradine che salgono e scendono per la montagna,
tutte le case sono pitturate di azzurro e bianco, le porte sono blu…è un
misto tra il fondo di una piscina senz’acqua e le case dei Puffi! Inoltre è
pulita e la gente non è per niente assillante. L’hostal si chiama “Pension
La Castellana”, è proprio nel centro della medina, dietro Plaza Uta el
Hammam, e paghiamo 50 dirham pp a notte…credo che fra le strutture
economiche sia tra le più care ma ne vale veramente la pena. Da fuori sembra
di entrare in una grotta blu, poi all’interno tutt’intorno ad un patio ci
sono le diverse camere. Ora siamo in camera dopo aver fatto una doccia.
Abbiamo fatto una bella scarpinata oggi! Verso le 14 siamo partiti con Said,
un ragazzo marocchino di 25 anni, per andare a vedere dove coltivano e
producono il kif. Passando tra le rocce in un sentiero battuto solo dal
passaggio degli asini siamo saliti sul monte per poi ridiscendere.
Dopo circa un’ora e mezza o forse più (con una pausa per mangiare) siamo
arrivati ad un villaggio di montagna e nell’unico cafè esistente ci siamo
incontrati con Mohammed, il quale ci ha portato nella sua “stalla”. Lì ci ha
mostrato tutto il procedimento del cultivo. Poi siamo risaliti al cafè a
bere un te. C’erano donne, bambini, capre…isolati dal mondo. Sono
gentilissimi, sorridono tutti.
Delle donne arabe avevo un’opinione totalmente diversa: pensavo che non
avessero vita sociale, che fossero represse dietro la tunica e il velo. E
invece mi sono ricreduta. Ieri abbiamo avuto un contatto con queste donne,
con una famiglia gentile e simpatica. Nella mattinata io e Andri siamo
andati a vedere le cascate dove, all’interno dei lavatoi comuni, le donne
lavano vestiti e tappeti. Poi dopo aver comprato 2 meloni, ci siamo
incamminati lungo il sentiero che sale su per il monte fino alla moschea
spagnola abbandonata da dove si gode del panorama di tutta Chefchouen.
Eravamo accompagnati da un ragazzino che a 9 anni già parlava spagnolo. Poco
prima di arrivare alla ex moschea un gruppo di donne sedute che faceva un
picnic ci ha invitati a mangiare con loro e bere te. Ci hanno dato
praticamente tutto, ci hanno rifocillato con olive, fave, ftalia (una specie
di piadina), pane, te…e così abbiamo iniziato a parlare…e mi sono resa conto
che non so più il francese!! C’era una ragazza, Wassima di 24 anni, che
parlava francese e così tra gesti e un po’ di lingua abbiamo comunicato. Era
con il marito Uahif e loro figlio Eitan di quasi 3 anni. Lei è una ragazza
molto bella, con lineamenti delicati. Il resto non si vedeva perché era
coperta da un velo nero, così come sua madre e le altre donne. Ci hanno
invitato a cena a casa loro. Una casa grande su 3 piani, con cortile
centrale e tante stanze, saloni arabi da mille e una notte. Ci hanno fatto
vedere tutte le foto del loro matrimonio. Dura 6 giorni: 3 giorni per lei e
3 per lui. Il primo giorno lei è struccata ed è la fase chiamata hinna, dove
si decorano con l’hennè mani e piedi. Vale anche per lui. Il 2°giorno ha
cambiato due tipi di vestiti, entrambi molto sfarzosi e luccicanti, era
tutta truccata, e poi il 3°giorno era vestita di bianco. Fanno 6 giorni di
festa, mangiano e ballano. Sicuramente sono benestanti per qua, perché
invece oggi parlando con Said ci ha detto che sua sorella si è sposata solo
sulla carta perché un matrimonio costa tanto. Un mese prima circa ci si
sposa “sulla carta” con lo scambio delle fedi e si beve il latte dal
bicchiere dell’altro con le braccia incrociate, come noi facciamo con lo
spumante. Poi siamo scesi nella sala comune ed intorno ad un tavolo abbiamo
mangiato una zuppa di legumi col pane, olive e te rigorosamente alla menta.
Si mangia con le mani. In questa casa vivono praticamente 18 persone. Dopo
aver chiacchierato un po’ in francese, in arabo, coi gesti e coi sorrisi
siamo andati a vedere la casa di Wassima e Uahif, vicino alla porta di Bab
el Ain. Piccola ma colorata e molto accogliente. Lì ci hanno mostrato ancora
altre foto del loro viaggio di nozze a Tanger e di loro figlio, della festa
del battesimo e quelle della circoncisione.
Mi ha colpito tanto vedere che le donne sono così allegre e con la voglia di
chiacchierare e sempre sorridenti. Ci hanno lasciato l’indirizzo a cui
dobbiamo inviare le foto e ci hanno anche detto che se vogliamo possiamo
stare da loro…
Un’altra cosa che mi è sembrata inizialmente strana è vedere solo persone di
sesso maschile sedute nei bar e nella piazza principale…a primo impatto
sembra infatti che le donne non ci siano o siano rinchiuse in casa ed invece
perdendosi e girovagando nella medina ci si accorge di quante ce ne siano e
della loro simpatia. Ieri sono andata a fare l’hammam, i bagni comuni dove i
locali fanno letteralmente il bagno. Era l’orario esclusivo per le donne, ho
pagato 30 dirham (prezzo per turisti sicuramente perché loro pagano invece
pochi dirham) e dopo essermi spogliata sono entrata. Era la prima volta che
entravo in un hammam e quindi ero sprovvista di tutto: non avevo né
asciugamano, né sapone e sinceramente mi vergognavo un po’ a spogliarmi nuda
considerato che le donne lì sono sempre tutte coperte…poi osservando una
ragazza con le proprie figlie ho visto che rimanevano solo con gli slip e
così le ho copiate. Il bagno si compone di 3 stanze collegate dove il calore
aumenta con l’avanzare sino all’ultima stanza dove sembra di stare in una
sauna. Mi hanno riempito la bacinella con l’acqua e con un secchiello più
piccolo ho iniziato a bagnarmi. Mi faceva strano, lì seduta in mezzo a
queste donne mezze nude che si lavavano con del sapone dalla testa ai piedi.
C’era anche chi si faceva l’hennè. Si strofinavano con una tale energia, si
insaponavano minuziosamente e poi si rilassavano sedute per terra sopra una
stola e chiacchieravano tra loro. Vedendomi così sprovvista di tutto una
ragazzina mi si è avvicinata offrendomi del sapone e incrociavo i loro
sguardi misti di curiosità e dolcezza. Sempre sorridenti. Ho letto sulla
guida che l’hamman era un tempo e forse per le famiglie più tradizionaliste
lo è tutt’oggi un luogo dove “scovare” la futura moglie per il proprio
figlio.
Un altro comportamento che a noi sembra tanto strano è la dimostrazione
d’affetto tra persone dello stesso sesso. Si vedono tanti uomini per mano!
Ah, oggi abbiamo anche assistito ad una lite “verbale”: eravamo in Plaza
Hauta e c’erano alcuni ragazzi ed un signore che giocavano a calcio. Il
pallone è entrato dentro una telebotique (centri di cabine telefoniche) ed
il ragazzo all’interno si è inferocito e se ne è uscito fuori con un
bastone. Si sono urlati per un po’ e per noi il suono della lingua araba
incazzata fa un effetto ancora più forte e sinceramente ho pensato che
arrivassero alle mani, invece dopo cinque minuti tutto si era risolto con
tranquillità. Mi piace questo posto. Domani mattina partiamo per Fes con
l’autobus (45 dh).
Un proverbio orientale dice “CHI VIAGGIA MOLTO CONOSCE PIU’ DI CHI VIVE A
LUNGO”.
10 maggio 2005 ore 09:30 circa
Siamo seduti sul bus che ci porterà a Fès. Dovrebbe impiegarci 4 ore, molto
probabilmente saranno 5 e l’autobus è pure un po’ sgangherato. Vabbè. Mentre
facevamo colazione abbiamo chiacchierato un po’ con il ragazzo messicano che
stava nel nostro Hostal a Chefchaouen (e che dopo 1 mese in Marocco se ne
andava per un altro mese in Spagna). Parlando dell’itinerario che avevamo in
mente e dicendogli del nostro desiderio e impazienza di arrivare al deserto,
ci ha detto un altro proverbio:”EL MEJOR SECRETO SE PUEDE ENCONTRAR EN EL
SILENCIO”.
Ieri invece Said ci ha detto che i marocchini fumano tutti e tanto ed è per
questo che sono tutti così pacifici. Un loro detto locale è infatti che
“ognuno ha il diavolo dentro” e loro hanno trovato il modo per calmarlo…
11 maggio 2005 – FES
Abbiamo appena finito di cenare in un ristorante molto carino proprio appena
dentro la medina di Fès, vicino a Bab Bejluoi. Menù a 50 dh: sopa marroquì,
brochettes di carne, dolcetto, cous cous di pollo. Oggi ho apprezzato molto
di più la città. Oggi mi è piaciuta, ieri ero infastidita e nauseata forse
dalla stanchezza di 5 ore di autobus non proprio comodo. Stamattina abbiamo
comprato un melone e 2 banane per fare colazione (13 dh) al mercato della
frutta ma non essendo abbastanza ci siamo fermati in un bar a prendere due
te e abbiamo provato quella specie di piadina con formaggio:molto buona! Da
lì ci siamo lasciati perdere all’interno della medina. Un ragazzo di nome
Camel ci ha fatto da guida (gli abbiamo dato 50 dh). Queste faux-guide alla
fine sono utili perché ti portano in posti che da solo un turista non
vedrebbe. Le concerie sono luoghi assurdi: in delle vasche piene di colori
naturali (tipo zafferano, paprika, anche pipì di vacca) vengono immerse le
varie pelli di cammello, di capra per far assorbire il colore e poi si
lasciano asciugare al sole. L’odore non era dei migliori ma sinceramente
pensavo peggio.
Sembra di essere rimasti al Medioevo, sia come ambiente sia come tipo di
lavoro. Nulla è automatizzato. Mi riesce difficile descrivere. Poi siamo
saliti in cima ad una collina da dove si godeva del panorama di tutta Fès:
sembra una città bombardata. Tra i mille bazar ci siamo ritrovati ad aver
acquistato un bongo (100 dh), un tappeto (300 dh), 2 paia di babouches (100
dh), un paio di orecchini berberi (40 dh), 4 portamonete in pelle (25 dh).
Sono contenta degli acquisti. Già pensiamo alla nostra futura casa e a come
arredarla…bellini! Per domani trasporto già organizzato. Alle 08:30 partiamo
con un gran taxi (200 dh pp) fino a Merzouga. E’ strano: Mes ci ha mandato
una mail con il giro che ha fatto lui e con l’indirizzo e il tel dell’htl
dove è stato 5 anni fa ed è proprio lo stesso!
Non vedo l’ora di arrivare nel deserto…
12 maggio 2005 - MERZOUGA
Eccoci nel deserto.
Fa tanto strano.
Non c’è rumore.
Di sopra nel tetto ci sono alcuni ragazzi berberi che sono andati a dormire
in terrazza, si sente solo qualche passo.
Sento il respiro di Andri, seduti qui al solo chiarore delle stelle. Sento
il rumore del bacio: è un suono che non si ascolta mai…
Siamo arrivati all’Auberge Lahmada, ai piedi delle dune dove inizia il
deserto Erg Chebbi.
Il sole era già tramontato e non si vedeva granchè ma lungo la strada
sterrata da Rissani all’hostal ho visto in lontananza la sagoma di un
dromedario.
Per me è la prima volta nel deserto.
Qui ci sono ragazzi che non hanno mai visto il mare, e che non hanno neppure
la curiosità ed il desiderio di vederlo…
14 maggio 2005 – GOLE DI TODRA (VALLE DEL DADES)
Siamo a Tinerhir, nelle Gorges du Todra e ci siamo sistemati nell’Auberge
Etoile du Gorge e abbiamo appena terminato di mangiare un ottimo cous cous
sotto una tenda berbera. Mi sa proprio che stasera siamo gli unici clienti.
L’hostal si trova proprio all’interno della gola di roccia ed il paesaggio è
fantastico! Stasera l’unico rumore che si sente è il gracidio delle rane nel
fiume qui sotto. Oggi essendo domenica c’erano tanti locali (scuole,
famiglie, gruppi di giovani) che trascorrevano la giornata al fiume
mangiando, suonando e cantando, arrampicandosi per le roccie, giocando,
bagnandosi nel fiume…
Siamo arrivati qui ieri sera verso le 7 di sera dopo un lungo viaggio dal
deserto…
A Merzouga non ho neppure avuto il tempo di scrivere dell’avventura del
deserto tanto è stata veloce la nostra permanenza…la voglia e la curiosità
di scoprire il Marocco ci ha fatto partire dal deserto solo dopo due giorni,
ed ora, col senno di poi, sarei rimasta là in quella tranquillità assoluta
molto molto più tempo!!
Abbiamo acquistato l’escursione col cammello per il venerdì (400 dh a
testa). C’era tanto vento e una tempesta di sabbia ci ha tenuti con la
suspence di dover cancellare la tanto attesa notte nel deserto…poi verso le
6 del pomeriggio il vento si era un po’ calmato e siamo partiti. Eravamo 6
persone tra cui Youssef ed un ragazzino che ci guidavano e due ragazze
canadesi con le quali non siamo riusciti neanche a scambiare due parole
tanto stavano sulle loro! Il cammino a dorso dei dromedari nel deserto è
durato 1 ora e mezza fino ad arrivare ad un accampamento dove vive una
famiglia berbera (ex nomade) di 10 persone. Abbiamo cenato all’aperto,
seduti per terre su delle coperte, con un abbondante e buonissimo tajine di
carne sul tavolinetto basso davanti a noi, al lume di una candela.
Un’atmosfera unica, quasi surreale, con il solo rumore del vento.
Dopo aver chiacchierato un po’ con Youssef, che ci ha raccontato di aver
avuto la possibilità di spostarsi in diverse località ma alla fine essere
sempre tornato nel suo deserto, tra le sue dune, ci siamo addormentati sotto
le stelle ma dopo qualche ora abbiamo dovuto rintanarci tutti dentro la
tenda tanto era forte la tempesta di sabbia che aveva ripreso.
Ho sempre sognato e a volte ho pure cercato di immaginare la sensazione di
stare in mezzo al deserto e “sentire” il silenzio…
Appena ha fatto giorno ci siamo alzati ed abbiamo goduto dello splendido
panorama all’arrivo del sole, che tingeva la sabbia di colori, dal marrone
al rosa al giallo.
Dopo una colazione a base di tè, pane, burro e marmellata ci siamo rimessi
in cammino. Ormai mi sentivo quasi un’esperta nel cavalcare un dromedario
anche se all’andata mi sembrava ogni volta di cadere nel scendere da una
duna.
Ritornati alla base ci siamo fatti una doccia veloce e siamo ripartiti e
ancora non sappiamo il perché…credo la troppa voglia di conoscere che
abbiamo e che ci unisce sempre più in ogni nuovo viaggio…Quanto è lontana
Siviglia…
Il tragitto è stato lungo: 1 ora di pick-up fino a Rissani (20 dh), un
furgoncino collettivo fino Erfoud (5 dh), un minibus senza ammortizzatori e
con un caldo infernale e poi un taxi collettivo fino Tinherir (50 dh),
infine altro grand-taxi (come chiamano qui i taxi collettivi) fino alle gole
(6 dh).
Il viaggio non è stato lungo in km ma in tempo e la stanchezza ha provocato
ad Andri la febbre. Poverino! Lui è sempre un po’ più debole. Adesso è qui
sdraiato al mio fianco all’aperto, mentre i ragazzi dell’hostal (tutti
veramente simpatici e gentili) sono dentro che cenano. Abbiamo chiacchierato
con loro a lungo e solo all’inizio uno ha provato a convincerci a visitare
il suo negozio, ma dopo il nostro rifiuto, sempre sorridenti come prima. Ci
hanno raccontato delle loro tradizioni, della loro vita, abbiamo suonato
insieme il nostro derbouga.
Credo che domattina ripartiamo per Marrakech..ancora non so, vediamo domani.
18 maggio 2005 - MARRAKECH
Si sentono i tamburi da quassù, dalla terrazza dell’Hostal Essaouira a
Marrakech, proprio all’interno della Medina, dietro Place Djema El-Fna. Sono
già 3 notti che siamo qui.
Lunedì, partendo dalle Gole di Todra, ci è venuta la voglia di percorrere la
strada Tinehrir/Marrakech in auto perché ci avevano detto che il panorama
era fantastico. Ci siamo informati sul costo del noleggio di una macchina ma
era troppo alto per le nostre finanze, ma (guarda caso!) per nostra fortuna
c’era lì un’autista dell’agenzia che doveva andare a prendere dei clienti a
Marrakech e sarebbe partito di lì a poco. Ci siamo accordati che noi avremmo
pagato la benzina (360 dh di pieno per la Fiat Palio) e siamo partiti con
Ahmid. Si è rivelata una persona gentile e disponibile per tutto il tragitto
fermandosi a fare diverse visite e ogni qualvolta volevamo scattare foto.
Abbiamo pranzato nell’Auberge Ayouze a 3 km da Ait ben Haddou, uno degli
ksar più belli rimasti dove hanno girato diversi film tra cui Il Gladiatore.
Abbiamo attraversato l’Alto Atlante in una strada piena di curve, passando
per la via delle Mille Kasbah e Ourzazate fino ad arrivare a Marrakech in
serata.
Una confusione totale!
Dopo aver cercato da dormire, ci siamo rincontrati con Ahmid per cenare.
La piazza era un delirio! Una locura come direbbero a Siviglia!
Musicisti, artisti, maghi, cantastorie, incantatori di serpenti, carne
cotta, arance e chi più ne ha più ne metta!
La mattina dopo mi sono svegliata con la febbre e un po’ di nausea..e questa
città non aiuta…
Dopo un giro fino ai giardini Menara in calesse sono dovuta tornare a letto.
Per la cena ci siamo concessi una pizza ed un piatto di pasta in un
ristorante sulla Piazza: normalmente non mangiamo mai cibo italiano
all’estero ma avevo proprio bisogno di ristabilire lo stomaco.
Stamattina invece stavo bene e così siamo andati prima alla stazione del
treno per prenotare il viaggio di rientro Marrakech/Tangeri per venerdì
notte alle 21 (con le cuccette abbiamo speso 557 dh per due persone), poi
alla stazione bus per prendere il biglietto per le Cascades d’Ouzud per
domani alle 8h30 (44 dh). Dopodiché ci siamo addentrati e spersi nella
Medina visitando la Medersa Ben Youssef, il museo Dar Sidi e il Palais de
Bahia. Infine l’immancabile tramonto a Piazza El-Fna, quando il delirio è al
culmine. Facilmente ci fermiamo a parlare con i marocchini, i quali hanno
tanta voglia di chiacchierare; all’inizio siamo un po’ restii per paura che
abbiamo un secondo fine ma poi capiamo ogni volta che hanno solo voglia di
attaccar bottone.
Stasera siamo rimasti nella terrazza al fresco a rilassarci. Ora sono in
camera da sola perché Andri non è riuscito a resistere alla curiosità ed è
andato ad “affacciarsi” (così mi ha detto) sulla Piazza.
Ho un senso di rilassatezza che spero mi segua anche in Italia.
19 maggio 2005 Cascades d’Ouzoud
L’autobus doveva impiegarci circa 3 ore ma come sempre il viaggio è stato
più lungo: le cascate d’Ouzoud sono a soli 160 km circa da Marrakech e molti
fanno l’escursione in giornata ma fortunatamente quando siamo arrivati non
c’erano turisti.
Prima di partire sull’autobus sono saliti diversi uomini tra chi vendeva
pozioni magiche per i dolori, chi bibite e patatine, addirittura un uomo
senza braccia che non ho ben capito cosa diceva ma che si faceva infilare i
soldi nella tasca dei pantaloni!! Siamo scesi a …. E lì abbiamo scoperto che
i taxi collettivi x le cascate partivano dal mercato, quindi taxi fino al
mercato (3 dh) e poi collettivo (questa volta ci è pure capitato un
ciccione!) fino alle cascate. Eravamo sfiniti, era un gran caldo e al
ragazzo che per primo ci è venuto oltre e voleva portarci a dormire in fondo
alle cascate (per carità sarebbe stato stupendo ma pensare di dover scendere
fino in fondo dove sicuramente non c’erano camere ma solo tende non me la
sentivo proprio) abbiamo risposto anche di traverso: volevamo solo essere
lasciati stare! Io sentivo il bisogno di un camera con bagno e così ci siamo
concessi il lusso di una camera stupenda presso il Riad Cascades d’Ouzoud
(600 dh) proprio sopra le cascate….
Siamo scesi poi lungo gli scalini che ti portano a valle fermandoci a
mangiare qualcosa lungo i ristoranti spartani che ci sono. Ci hanno fatto
compagnia delle scimmie che vivono lì e sono protette: venivano vicino,
salivano sopra il tavolo a fianco (vuoto) e allungando le mani rubavano il
pane. Poi siamo scesi ancora nella parte dove ci sono i campeggi, immersi in
quella natura così selvaggia, con il solo rumore dell’acqua che scroscia.
Per risalire abbiamo voluto far da soli e non essendoci un vero e proprio
percorso segnato nel terreno ci siamo praticamente arrampicati fino in
cima!La sera abbiamo cenato nel ristorante dell’Hostal Cascade (che abbiamo
scoperto poi essere molto carino, sul nostro stile e nostri prezzi!). La
mattina dopo siamo tornati a Marrakech con un taxi collettivo, e dopo
l’ultimo giro nella medina e nella Piazza alle 21 abbiamo preso il treno con
cuccette (10 ore di viaggio) fino a Tanger, da dove ci siamo imbarcati col
traghetto fino a Tarifa in Spagna. |