Diario di viaggio - Marocco in Bici |
18
settembre 2012 |
Traccia GPS |
Colazione a base di pane (vecchio) e marmellata (vecchia) e solito tè verde. Sandro si risveglia con una dissenteria, complice dell’acqua bevuta il giorno prima. A nostro discapito, il commerciante di tappeti non ha bottiglie di acqua, ma solo una di indubbia provenienza, in alternativa bottiglie di aranciata o succo di mela frizzante. Ci arrangiamo con quest’ultime nella speranza di trovare qualcosa lungo il percorso. Oggi ci aspetta la salita al passo Tizi-n-Ouano a quota 2910 mt, sappiamo già che la strada sarà sterrata, ma non conosciamo in che condizione sia. Ripercorriamo i 10 km già percorsi per errore ieri e subito dopo ecco che l’asfalto finisce. Per fortuna il fondo sembra buono e stabile e ci permette di pedalare in salita con continuità, anche le pendenze non sono mai eccessive. Non troviamo nessun posto dove comprare
dell’acqua. Ci
dobbiamo
far bastare le bibite colorate che abbiamo con noi. Incontriamo pochissima gente forse 5 jeep è basta. A Sandro cominciano a farsi sentire i sintomi della dissenteria e quindi della disidratazione e le scorte di liquidi sono terminate. Decide quindi di aumentare il ritmo, procedendo da solo, per arrivare il prima possibile in un piccolo ristoro posto una decina di km dopo il passo. Durante in tragitto ha fermato 3 jeep chiedendo acqua, che gli è sempre stata data. Arrivati finalmente sul passo, ci accorgiamo di stare alla stessa altezza del Corno Grande, la vetta più alta degli Appennini (2912). L’altro versante si presenta intervallato da alcune distese pianeggianti dove a volte si vedono pecore al pascolo. Finalmente ci ritroviamo tutti e tre in un bellissimo ristoro/rifugio, isolato dal mondo in un contesto paesaggistico magnifico. Sandro è arrivato qui circa mezz’ora prima e stava sdraiato su una tenda berbera adiacente al rifugio in compagnia del gestore, un ragazzo simpaticissimo ed un pastore con la radiolina: già si è scolato una bottiglia di acqua da un litro e mezzo. Prendiamo altra acqua e tè verde alla menta. Passiamo molto tempo a parlare con il ragazzo, pensando a come può essere sua vita in un posto isolato come quello. Dopo ci accomodiamo all’interno e mangiamo uno squisito Tajin. Per un attimo ci balena l’idea di fermarsi lì per la notte, ma purtroppo dobbiamo ripartire per Imilchil per vari motivi. Ripartiamo quindi, circa altri 12 km di strada sterrata, ma stavolta in discesa, ci separano ad Agoudal. Da qui inizia la strada asfaltata che congiunge Imilchil alle gole del Todra. Il vento soffia contrario, ci mettiamo in fila indiana dandoci dei cambi regolari e senza pause raggiungiamo il villaggio di Imilchil, meta finale del nostro viaggio in bicicletta. Foto di rito con il cartello stradale e via alla ricerca di Hotel. Il villaggio sembra essere turistico e ci sono almeno una decina di Hotel, scegliamo uno che ci ha consigliato il gestore del rifugio. |
Dove abbiamo dormito |
Ad
Imilchil si trovano molti alberghi che molto probabilmente si
equivalgono più o meno.
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