Marocco

Diario di viaggio

Abbiamo deciso di visitare il Marocco non sapendo esattamente quello che avremmo visto. Eravamo si, entusiasti, ma anche incuriositi. Volevamo fare questo viaggio il più particolare possibile, e vedere il più possibile. Decidemmo di prendere una macchina a noleggio per poterci muovere come e quando volevamo. Goderci sulla nostra pelle il gusto di attraversare quelle lunghe strade, a volte anche molto tortuose, che percorrono questo meraviglioso Paese. Fermarci quando volevamo… Vedere, osservare, fotografare e ripartire. Mai decisione fu più azzeccata…

 

 

CASABLANCA

 

Atterriamo a Casablanca il 15 agosto 2005. Noleggiamo la nostra carinissima automobile. Una Peugeot piccola monovolume che non ricordo il nome, ma che al massimo dei giri non superava i 110 km orari…. Ma a noi piaceva!

  Decidemmo di fermarci una notte a Casablanca anche se non pensavamo fosse un granché. Infatti non lo è stato. Escludendo solo la grande Moschea di Hassan II. La più grande del Marocco. Immensa.

 

 

RABAT

 

L’indomani dopo la visita alla Moschea partiamo direzione Rabat. La Capitale marocchina. Notiamo che le autostrade sono discrete, spaziose e costano relativamente poco. Pensiamo: “Gli spostamenti saranno meno faticosi del previsto!”… Non è stato proprio così; Ma questo lo vedremo in seguito.

  Alloggiamo in un hotel molto carino subito fuori la medina, ad Avenue Hassan II. Giriamo per tutto il giorno alla scoperta della Capitale. Entriamo nella Medina e ci dirigiamo alla Kasbah des Oudajas; poi via verso la Plateform du Semaphore dove passeremo in una zona con le casette tutte pitturate metà bianche e metà blu. E’ ormai il tramonto e decidiamo di vedere il Mausoleo Mohammed V, che porta i segni di un terribile terremoto nel 1700.

Interessante, anche se sappiamo benissimo che il vero Marocco dobbiamo ancora vederlo.

 

 

 

FES

 

 L’indomani partiamo direzione Fes. Arrivati in città, troviamo chi è li ad attendere nuovi turisti. Gente in motorino che si accosta dopo circa 10 secondi passato il pedaggio autostradale. Sono guide non ufficiali. Ci accompagnano al parcheggio esterno della Medina. Parcheggiamo il nostro mezzo ed entriamo a Fes el Bali. E’ qui che abbiamo la nostra prima e meravigliosa sensazione. E’ come atterrare con la macchina del tempo nel medioevo. Stradine strette a labirinto, decide e decine di muli che scorazzano tranquillamente in strada; negozi con artigiani che lavorano qualsiasi tipo di materiale a mano, bambini che corrono scalzi, anziani con un’età mai definibile, occhi puntati verso di noi che ci osservano. Meraviglioso.

  Alloggiamo in un Riad tipico Marocchino. Decidiamo di correre subito senza perdere tempo alla scoperta di Fes el Bali. Cerchiamo una guida e la seguiamo. Sappiamo che è molto più facile vedere più cose e non perdersi. Fes è una delle più famose città dell’artigianato della pelle riconosciuta in tutto il mondo. Andiamo ad osservare da vicino una delle più grandi concerie. Saliamo e subito siamo avvolti da un’odore forte, quasi insopportabile di feci. Non capiamo subito il perché e rimaniamo qualche istante a guardarci come per dire: “Cos’è stà puzza?”; ci spiegano che è “fece di piccione e ammoniaca”. Fa parte integrante della lavorazione della pelle. Ci affacciamo su di una balconata e notiamo tantissime vasche di circa un metro di diametro riempite ognuna di un colore diverso. Tutto fa parte della lavorazione. Bellissimo anche se fai fatica ad abituarti alla puzza. Proseguiamo il nostro giro alla scoperta dei Souq di Fes el Bali. Ormai è sera e il giro è finito; vicino il Riad notiamo un ristorantino marocchino che offre cibo marocchino a poco prezzo. Ci annotiamo la strada per il nostro Riad su di un foglio: “prima a destra, seconda a sinistra, sempre dritto, seconda a destra… ed entriamo. Ottimo pasto! è ora di andare a ninna; domani sarà un’altra meravigliosa giornata.

E’ mattina e andiamo subito a vedere il quartiere ebraico di Fes el Jdid dove si trova il Palazzo Reale. Un ragazzo si avvicina proponendosi come guida e lo seguiamo. Attraversiamo il quartiere ebraico passando per la Sinagoga fino ad arrivare al cimitero. Un giro interessante ma Fes el Bali è tutta un’altra cosa.

 

 

MEKNES

 

 E’ ormai il terzo giorno che siamo a Fes ed il nostro cammino deve proseguire per attraversare il medio atlante direzione Erfoud. Prima però decidiamo di andare a Meknes e a Volubilis, dove ci sono le Rovine Romane più grandi del Marocco. E’ particolare notare che alcuni scavi sono stati fatti recentemente, e si continuano a scoprire sempre più resti. E’ stato importante comunque andare di mattina presto perché il caldo soffocante non permetterebbe di osservare tutto, essendo le rovine, praticamente prive di punti d’ombra dove riposarsi.

Lasciamo le città imperiali di Fes e Mekness e con loro le belle e grandi strade per entrare nel vero e desertico clima Marocchino, fatto di lunghe strade tortuose e semi asfaltate, larghe a malapena per contenere una sola auto, nessuna macchina vista per lunghe mezz’ore e un clima sempre più caldo. Siamo affascinati per il panorama che avvolge tutti noi. Montagne aride di colore rosso, tanti mini tornado che notiamo per la polvere che si alza all’orizzonte, piccoli paesini con case fatte di fango, Oasi di palme verdi e tanti piccoli particolari che non possiamo non notare e rimanerne quasi ipnotizzati. Lungo la strada che ci separa da Fes a Erfoud (450 chilometri) attraversiamo altri paesi, come ad esempio Ifrane, Azrou, Midelt, Er Rachidia.

 

 

 

ERFOUD

 

 Il cammino è lungo, sono quasi 7 ore che siamo in viaggio in macchina ma non accusiamo stanchezza perché siamo troppo impegnati ad osservare… Ed arriviamo a Erfoud. Ormai sono le 16.30. Alloggiamo per 2 notti al Riad Maria, gestito da una coppia di italiani, che si trova a circa un’ora di Jeep 4x4 proprio all’inizio del deserto del Sahara. L’indomani noleggiamo una Jeep con autista direzione Merzouga.

 

 

MERZOUGA

 

Merzouga è un paese totalmente circondato dal deserto vicino al confine con l’Algeria. Incredibile solo pensare come sia possibile vivere con un caldo così torrido. Bellissimo il colpo d’occhio. Giriamo a piedi lungo la cittadina sotto un sole cocente, ed una temperatura di circa 45-50 gradi. Ripartiti in macchina siamo fortunati nell’assistere ad un matrimonio berbero. Chiediamo all’autista se fosse possibile scendere per osservare da vicino, e la risposta è stata affermativa. Sono tre matrimoni. La musica è totalmente fatta di tamburi e canti, le spose sono coperte da un vestito bianco e uno scialle di colore rosso, che le copre totalmente il viso compresi gli occhi. Gli sposi cantano insieme agli altri abitanti del villaggio, girando continuamente intorno alle spose che a loro volta girano lentamente nello stesso senso. Rimaniamo lì in disparte ma ad osservare attentamente i particolari per non recare fastidio agli abitanti. Torneremo Al Riad quando il sole comincia a scendere ed il caldo soffocante comincia a calare.

  L’indomani tutti e quattro decidiamo di prendere i cammelli ed andare ad osservare il deserto del Sahara sopra le lore gobbe; saliamo su di essi e veniamo guidati l’uno dietro l’altro da un beduino. Ne siamo totalmente affascinati solo al pensiero; viverlo è indescrivibile. Il rumore è praticamente inesistente sopra le dune e l’unico suono che si ode è il rumore del vento che sbatte sulle nostre orecchie. Arrivati ai piedi di una altissima dura scendiamo da cammello e lentamente ci incamminiamo a piedi verso la vetta. E’ faticosissimo camminare su quella sabbia così leggera; si affonda ad ogni passo; è come camminare su 50 centimetri di neve soffice. Raggiunta la vetta il panorama è mozzafiato. Si vede un lunghissimo e chilometrico orizzonte Sahariano. I colori delle dune che cambiano a seconda del loro diverso punto luce; il cielo celeste come mai avevamo visto. Tutto incantevole.

E’ giunta l’ora di proseguire il nostro viaggio e, a malincuore, ci infiliamo nella Jeep che ci riporterà ad Erfoud dove raggiungeremo di nuovo la nostra cara Peougeot direzione Tinerhir.

 

 

 

TINERHIR

 

Questa città è nata tutta intorno all’Oasi più grande di tutto il Marocco. I panorami visti dall’alto non riescono a rendere l’idea di quanto sia immensa questa Oasi.  Ci dirigiamo a vedere le famose Gole del Todra, una gigantesca frattura dell’altopiano che divide l’alto atlante dal Jebel Sarhro con un fiume che le attraversa. I marocchini dicono che quel fiume abbia poteri di guarigione per le persone che non possono avere figli. Belle, ma possiamo anche affermare che se curate un po’ meglio sarebbero ancora più affascinati. Abbiamo notato in qualche angolo un po’ di sporcizia.

Il nostro viaggio è proseguito verso Ourzazate.

 

 

OURZAZATE

 

Il paese, possiamo affermare, non è niente di speciale tranne la Kasbah di taourit al centro della città, ed il fatto che sia un buon punto di appoggio per vedere soprattutto (e la consigliamo a tutti) la stupenda Kasbha di Ait Ben Haddou sulla strada che ci porterà a Marrakesh.

 

 

MARRAKESH

 

Arriviamo a Marrakesh nel primo pomeriggio e ci accorgiamo dell’enorme differenza che ha questa città rispetto alle meno affascinanti Casablanca e Rabat. Ci dirigiamo verso la famosa e gigantesca piazza Djelma el Fna dove è facile osservare sia particolari tipicamente marocchini, sia particolari un po’ più turistici. Gli incantatori di serpenti pronti a chiederti subito qualche spicciolo appena ti avvicini ad osservarli, decine e decine di banchi di venditori di aranci che ti chiamano gridandoti se vuoi una buona spremuta, ma soprattutto circoli di gente che si riunisce per ascoltare i numerosi cantastorie. Ci avevano consigliato di osservare dall’alto la piazza, in modo così, da non essere continuamente disturbati da tanta gente. E così siamo saliti su una delle numerose terrazze dei bar della piazza a berci una buona bevanda fresca, e ad ammirare il tramonto su Djelma el fna. Giunta l’ora di cena abbiamo mangiato su di uno dei tantissimi banchi di carne al centro della piazza.

 L’indomani abbiamo deciso di affidarci ad una guida molto simpatica che abbiamo soprannominato “Castagna” per la grande somiglianza con il povero ex presentatore di Stranamore. Ci ha guidati alla scoperta di Marrakesh, dei suoi giardini, del suo artigianato e del Palazzo Alì Ben Youssef. La giornata è volata così velocemente che c’eravamo dimenticati anche di mangiare. Un salto ad un ristorante raccomandato dalla Lonely planet, una passeggiata per digerire il Khebab letteralmente divorato, e via al letto per il meritato riposo.

L’indomani siamo pronti per l’ultimo viaggio verso il mare. Essaouira.

 

 

ESSAOUIRA

 

La nostra guida riportava di una cittadina bella ma molto ventosa, e così d’accordo tutti e quattro optiamo per un hotel anziché un riad, per via del fatto che potevamo disporre di una piscina per rilassarci un po’ dopo tutti quei giorni passati a zonzo. Anche stavolta la scelta è stata azzeccatissima. Il mare è praticamente ghiacciato e solo il coraggio e l’abitudine dei marocchini potevano permettere loro il lusso di un buon bagno. La spiaggia era chilometrica, ma il vento a volte ti impediva di godertela fino in fondo. La prima sera decidiamo di andare al centro del paese. Usciamo dall’Hotel, montiamo in macchina, parcheggiamo, scendiamo e… corriamo di nuovo in Hotel a prendere un maglione ed un giacchetto. Impossibile senza. Troppo freddo. Nonostante tutto abbiamo trovato Essaouira veramente bella. Lungo il porto durante il giorno osservavamo i pescatori scaricare il pesce appena pescato; gli stessi costruire le barche praticamente tutte a mano. All’ora di pranzo dopo una passeggiata lungo la spiaggia andavamo a mangiare il pesce appena pescato ai numerosi chioschi blu all’aperto della piazza principale. Insomma, Essaouira non ci ha annoiato neanche un po’. I cinque giorni sono volati, e la mattina del nostro ultimo giorno ci siamo messi in viaggio di nuovo per Casablanca, dopo ad attenderci c’era il volo della Royal Air Marocc che ci ha riportato a Casa.

Un viaggio che, io (Simone), Sara, Gianluca e Alessandra abbiamo definito uno dei più belli, sorprendenti e divertenti, che la nostra vita ci ha regalato.

 

Simone Paccoj

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