Kurdistan |
Diario di viaggio |
VIAGGIO IN KURDISTAN (Diyarbakir) 20/03/04 Il tramonto su Istanbul Dal finestrino di un aereo in partenza Solo due ore per cominciare Ad assaporare La mia Turchia Stordita Affascinata E non riuscendo ancora a prendere coscienza Di dove mi porterà quest’ennesima avventura E non riuscendo ancora ad immaginare La Diyarbakir del 21 marzo 2004 che mi aspetta Semplicemente Volo Volo verso est Nel rosso della sera
E da qui Dall’alto Nelle luci bianche e arancio Istanbul è semplicemente Un’estremità d’Europa Unita da un sottilissimo cordone Ad un’estremità d’Asia Nient’altro che una miriade di lucine lontane Sempre più distanti Sempre meno distinguibili È la vita di un’intera immensa città Che rimane lì a girarsi e rigirarsi in sé stessa Ed io su Sempre più in alto A volare ad oltre 980 km/h A 11000 metri sul livello del mare Verso un’altra avventura Pronta ad arricchirmi di nuova esperienza Di nuovi valori Di nuova cultura
MILITE IGNOTO Una delegazione va in un posto Porta una corona di fiori per il milite ignoto Se domani Una delegazione verrà nel mio Paese E mi domanderà: “Dov’è la tomba del milite ignoto?” Io risponderò: “Eccellenza, Sulla riva di ogni canale Sui gradini di ogni moschea Alla porta Di ogni casa Di ogni chiesa Di ogni caverna Su ogni roccia di montagna Sugli alberi di ogni giardino Di questo Paese Su ogni spanna di terra Sotto ogni metro di cielo Non tema, s’inchini Posi pure la corona di fiori” [poesia kurda]
21/03/04 NEWROZ un tappeto rosso verde e giallo amicizia e fratellanza in tutti i volti una dolorosa allegria a far brillare gli occhi di milioni di persone riunite insieme per festeggiare la loro strenua lotta per dei diritti ancora negati e donne splendidamente profonde consumate dal dolore donne che hanno visto mariti in guerra figli torturati o uccisi villaggi devastati e dati alle fiamme donne che con la forza dei loro sguardi e dei loro sorrisi di sofferenza chiedono aiuto o semplicemente comprensione
Non sono mai nato, se sono nato non ho mai vissuto, se ho vissuto non sono mai stato libero. A.Ocalan
Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, abbiamo imparato a nuotare come i pesci, ma abbiamo dimenticato un’arte facile ed importante: vivere in fratellanza. A.Ocalan
SONO KURDO A dispetto di povertà, privazioni e sofferenze Resisterò con forza nei giorni che mi angustiano, sono coraggioso. Non sono innamorato di occhi angelici Di colli bianchi come marmo Il mio cuore spasima per rocce, monti e cime perdute tra le nubi. Grande è la mia desolazione, la mia miseria e la mia sventura. Mai servirò il mio nemico, mai gli darò riposo! Sfido le battiture, le catene e le torture. Riducano pure in pezzi il mio corpo, io griderò con tutte le mie forze: sono Kurdo! [poesia kurda]
22/03/04 Con il dovere morale di tornare in Italia ed urlare Per far si che tutti possano venire a conoscenza Dei diritti negati a questo popolo Delle morti e delle sparizioni Delle devastazioni e delle torture Delle ingiustizie e degli inganni Che affliggono da anni questa gente Continuo ad aprire Il mio cuore e la mia mente Al mondo
CONTARE Se puoi contare Le foglie di quei giardini Se puoi contare Tutti i pesci grandi e piccoli In quel fiume che scorre davanti a te E se puoi contare Tutti gli uccelli nel tempo delle migrazioni Dal nord al sud E dal sud al nord Allora ti prometto che io conterò I martiri del mio Paese Kurdistan [poesia kurda]
23/03/04 Doloroso Non riuscire a trattenere le lacrime Davanti ad una madre Che Ha perso tutto Un figlio in carcere Lo sciopero della fame Un figlio torturato Un figlio guerrigliero Sulle montagne del Kurdistan Un figlio assassinato Un figlio scomparso Doloroso Non riuscire a trattenere le lacrime Davanti ad una madre Che Nonostante tutto A quasi 70 anni Ha ancora la forza di lottare Per far si che i suoi nipoti Non debbano vivere Le tragedie che hanno vissuto i suoi figli Davanti ad una madre Che Nonostante tutto A quasi 70 anni Ha ancora voglia di sperare In un futuro migliore
L’AMORE Se il tuo amore è pioggia Io sono fermo, sotto. Se il tuo amore è fuoco, io sono seduto sulla fiamma, amore di Kurdistan. Le mie poesie dicono Finchè la pioggia e il fuoco esisteranno Niente morte, vivrò! [poesia kurda]
24/03/04 E svegliarsi dopo solo tre ore Per non rischiare di sprecare Neanche un attimo Di quest’estremamente coinvolgente esperienza E superare Alle sei del mattino La paura della polizia La paura della scorta Di essere continuamente Ascoltati Seguiti Spiati La paura di ritrovarsi a varcare La soglia della caserma O della prigione Per poter uscire A correre veloci verso la periferia Continuare a camminare Imperterriti Verso un qualche campo Per poter capire Per poter fare Per poter avere un palpabile motivo Per cui lottare Per poter raccogliere storie vere Di gente vera Che ha bisogno della mia voce Per urlare al mondo intero Che vuole semplicemente Essere Libera!
Un bimbo kurdo che va a scuola Con il grembiulino con su scritto “Figlio della Turchia” un palloncino colorato con il simbolo dell’AKP e l’augurio di un felice Newroz e poi le mucche al pascolo per strada i bambini scalzi che giocano con i sassi i vecchi fermi a fissare il vuoto seduti un venditore ambulante di caramelle un lustrascarpe un mendicante chi raccatta ciò che può essere utile da un bidone dell’immondizia chi continua a camminare senza meta e poi il muetzin la polizia in borghese la polizia con i fucili la polizia nei blindati e i furgoncini dei diversi partiti politici che vagano per la città in preda alla campagna elettorale e poi il rumore dei caccia che volano bassi sulle nostre teste a coprire le voci di milioni di vite erranti e le innumerevoli esistenze negate culture represse diritti violati e il solito sofferente sorriso disegnato sui volti di ogni donna e il solito profondissimo sguardo a colorare il volto scuro di ogni uomo
LA MORTE Quando muore una foglia Muore una delle mie lettere Quando muore una sorgente Muore una mia parola Quando muore un giardino Muore parte dei miei scritti. Ma quando tu, ragazzina Di dieci anni Sei caduta Morta, Sono morte Dieci delle mie poesie [poesia kurda]
25/03/04 Lungo il corso del Tigri Nostalgie di antiche sagge civiltà Nostalgie di vecchi splendidi mondi Lungo il corso del Tigri I nidi delle cicogne E gli impianti per l’estrazione del petrolio I campi coltivati a grano E i cantieri per la costruzione della diga La diga che porterà ad annegare Nella dolce acqua del grande fiume Un patrimonio dell’umanità come Hasankeyf Le grotte che fanno di questi monti Una casa ospitale Le grotte che fanno di questi monti Un rifugio per i guerriglieri La voglia di lottare per la sopravvivenza E la forza di lottare per la libertà La povertà e la ricchezza unite In un tutt’uno immensamente profondo E magico E il sole ad illuminare tutto questo Per farlo brillare ai nostri occhi In tutta la sua triste Ed ingiusta realtà
SERENA FIORENTINO |