Giorno 1: volo Ryanair Roma Ciampino-Dublino. Arrivo a Dublino
intorno alle 13:00. Autobus Airlink che dall’aeroporto fa il giro della
città passando lungo il fiume Liffy, sulla cui sponda è situato il Four
Court’s hostel, dove abbiamo alloggiato per una notte. Rinfrescata e giro
per la città che, anche se ci ospitava per la seconda volta a distanza di 3
anni , ci ha entusiasmato per la frenesia delle sue strade e la calda
accoglienza delle persone. Alla ricerca del centro turistico dell’Irlanda
del nord, abbiamo camminato a lungo nelle strade di questa bella città.
Abbiamo fatto scorta di guide, orari degli autobus e treni, guide di B&b e
ostelli per l’organizzazione delle prossime tappe.
Giorno 2: a piedi per 20 minuti e con le valigie abbiamo raggiunto la
Busaras (stazione degli autobus della città…che sembra un aeroporto per come
è organizzata) da dove partiva, intorno all’ora di pranzo , l’autobus (della
compagnia irlandese Buseireann) che ci ha condotto a Belfast. In circa tre
ore di sballottamento su un veicolo che veniva guidato con agghiaccianti
frenate e sorpassi da brivido, siamo arrivate a Belfast. Siamo state accolte
da un cielo grigio e la pioggerellina tipica irlandese. A piedi, abbiamo
tentato di incamminarci verso l’ostello, ma ,strada facendo, abbiamo
incontrato una simpatica (ma agitata )signorina, che ci ha consigliato di
prendere un Taxi che, dalla stazione centrale, ci avrebbe condotto in poco
tempo e con poco denaro alla nostra meta. Così ne abbiamo fermato uno e
siamo salite (durante tutto il breve tragitto il tassista ha imprecato, in
un inglese incomprensibile, continuamente contro gli altri automobilisti).
Una volta arrivate all’ostello, l’ Arnie’s backpackers hostel, situato a
poche centinaia di metri dalla stazione e vicino all’università, abbiamo
incontrato il proprietario (e i suoi 2 cani)…un tipo bizzarro ma socievole
ed accogliente, che, tra un po’ di tè e apprezzamenti vari sull’Italia
(cantando un improbabile o’ sole mio), ci ha indicato cosa vedere e fare
nella città e anche nel resto dell’Irlanda del Nord. Le stanze dell’ostello
però non erano molto accoglienti e la pulizia lasciava molto a
desiderare…inoltre una delle due docce è situata proprio acanto alla cucina!
Dopo aver cenato in un simpatico ed economico locale nel centro di Belfast,
che dopo l’orario di chiusura dei negozi è semideserta, siamo andate alla
ricerca di un pub dove bere la rinomata birra irlandese….dopo vari
tentativi,falliti a causa dell’alta età media delle persone presenti negli
altri pub, abbiamo scelto di restare nel più antico di Belfast dove non è
mancata la compagnia ed il chiasso tipico.
Giorno 3: giro turistico della città di Belfast. Dopo aver visitato
il centro turistico e preso tutte le informazioni sui collegamenti per il
resto dell’Irlanda del Nord, abbiamo fatto un giro nelle strade di questa
città. I negozi sono perlopiù grandi catene inglesi (Marks and Spencer, HMV
ecc). I palazzi sono bassi e nel centro della città, è situato il municipio,
i cui giardini sono sorvegliati da un’imponente ed arcigna statua della
Regina Vittoria e sul quale sventola la bandiera inglese. Ovunque si respira
un’aria triste e malinconica…persino nel centro commerciale nella
centralissima Victoria Street, dove ci sono negozi dell’usato e altro
ancora, da visitare per gli originali oggetti in vendita (persino scarpe
usate!)
Grazie ad una delle tante linee di autobus, siamo arrivate fino alla zona
“calda” della città. Un quartiere di case basse e rosse sui cui muri ci sono
i dipinti di protesta cattolica contro l’occupazione inglese di questi
territori. Lo Sin Feinn ha la sua sede proprio vicino al murales dedicato a
Bobby Sands, morto di fame nelle carceri inglesi in protesta contro le
carcerazioni senza processo negli anni ’70. In questo quartiere l’aria
diventa ancor più pesante di quella nelle strade piene di negozi del centro.
Pochi turisti girano a piedi, molti sono nei Taxi per un rapido giro. Dopo
aver fotografato vari murales ed aver osservato i muri sovrastati da filo
spinato e la dignità delle persone che vivono in quel luogo, abbiamo ripreso
l’autobus che ci ha ricondotte nella “sicura” e vicinissima zona centrale
turistica.
Dopo aver visitato il resto della città ci siamo sedute nel più vecchio
negozio di FISH and CHIPS di Belfast, il Long's Fish Restaurant, in cui a
stento e a gesti, abbiamo chiesto tre porzioni di quella gustosa e calorica
BONTA’. Le cameriere in questo locale parlano uno strano inglese….(anche per
dire MAYONNAISE, pronunciata MAO!).
Giorno 4: l’insignificante fuso orario tra l’Irlanda e l’Italia può
giocare brutti scherzi, specie se non si rimette l’orologio del cellulare
prima di attivare la sveglia. Dopo esserci alzate di buon’ora (alle 6 invece
che alle sette) e riaddormentate lavate e vestite, una volta realizzato che
era presto, al trillo della seconda sveglia, con i nostri bravi bagagliucci,
ci siamo di nuovo recate alla stazione degli autobus di Belfast . Qui siamo
riuscite a prendere l’autobus (Antrim Coaster) che, per 3 ore, da Belfast,
lungo tutta la costa est dell’Irlanda del Nord, ci ha condotti a Ballintoy
dove abbiamo alloggiato, per 2 notti, in una B&b, la Ballintoy House,
accogliente e pulita la cui padrona però sembra un po’ agitata.
Nel pomeriggio abbiamo tentato di raggiungere a piedi, grazie alle stupende
condizioni atmosferiche (sole!!!!), le Giants Causeway , distanti 7
Miglia…dopo 2 miglia però, grazie all’uso del magico pollice siamo montate
sull’automobile di una simpatica famiglia inglese e siamo arrivate con meno
fatica e decisamente 1/3 del tempo, alle meravigliose e particolari
scogliere. Qui il sole ci ha accolte e accompagnate nella nostra visita e
camminata tra queste bellezze naturalistiche molto particolari. Le rocce
sembrano scolpite una ad una…c’è chi dice che forse le hanno fatte gli
alieni!!
Il ritorno a Ballintoy è stato molto meno impegnativo grazie all’ultimo
autobus della giornata….non che ce ne fossero molti, a causa del fatto che
siamo arrivate lì nel week-end, periodo della settimana in cui si dimezzano
i servizi. La sera abbiamo cenato ed ascoltato la tipica musica irlandese
(rigorosamente dal vivo) in uno dei due pub, il Fullerton Arms, (pasti
gustosi, economici ed abbondanti) del paesino(una strada e pochissime case)
che si affaccia sulla costa.
Giorno 5: domenica mattina. Le signore inglesi si recano, con i loro
vistosi cappelli nella chiesa di fronte alla nostra B&b. E’ piacevole
osservarle . Dopo una notte da sogno tra calde coperte e comodi letti, ci
siamo alzate in tarda mattinata ed abbiamo apprezzato la gustosa, ma un po’
pesante, cucina irlandese, grazie alla tradizionale Irish-Breakfast.
A poche centinaia di metri dalla nostra B&b, lungo l’unica strada di
Ballintoy, si trova il Carrick-a-Rede Rope Bridge, ovvero un ponte di legno
che collega la terraferma all’isolotto di fronte, costruito anticamente dai
pescatori di salmoni ed ora valorizzato dal National Trust, che fa pagare
(in beneficenza per la custodia e la salvaguardia di quel luogo),un
biglietto di 2,20£, come attrazione turistica. Il ponte è di legno, lungo
non più di 10 metri, a 24 metri dal livello del mare. La traversata è
piuttosto emozionante, non solo per l’altezza, ma anche per il paesaggio che
si intravede tra la costa e l’isolotto. Una volta arrivati dall’altra parte,
ci si può stendere e godere il paesaggio fin quanto si vuole…ovviamente
evitando di rimanere sull’isolotto dopo l’orario di chiusura del ponte.
Noi, dopo la traversata, ci siamo addormentate sull’erba comoda
dell’isolotto cullate dal rumore del mare…e ci siamo anche scottate a causa
del sole cocente che ci ha sorprendentemente, anche a detta degli abitanti
di quella zona, accolto ed accompagnato per tutto il soggiorno.
Nel tardo pomeriggio abbiamo fatto i soliti acquisti da turiste,cartoline e
francobolli, nei due negozietti del paesino. In uno abbiamo trovato un
simpatico signore che ha tenuto a precisare che, nell’Irlanda del Nord, si
può scegliere se essere irlandesi o inglesi, che si può avere anche la
doppia cittadinanza e che lui si sentiva orgogliosamente irlandese a
differenza del suo amico, produttore di alghe essiccate (di cui gli
irlandesi vanno ghiotti e che noi consigliamo di assaggiare almeno una
volta,forse l’unica, nella vita) , che era orgogliosamente inglese.
Abbiamo infine cenato nello stesso pub della sera prima, ascoltando ottima
musica irlandese, grazie a due musicisti che hanno ceduto i loro strumenti a
persone del pubblico (anche un turista spagnolo) per suonare e cantare
insieme ai clienti del locale.
Giorno 6: l’autobus per Portrush è passato intorno alle h 13:00 e in
40 minuti ci ha portato in questa turistica e colorata cittadina. Qui
abbiamo passeggiato per le vie chiassose e piene di persone, arrivate qui
per fare il bagno nella ghiacciata acqua dell’oceano. Abbiamo aspettato per
circa 2 ore il treno che da lì, lungo la ferrovia costiera, ci ha condotte,
cambiando a Coleraine, a Derry (o Londonderry). Erano circa le h 17:00, ma
la città era desolata. Abbiamo trovato l’ostello, Paddy’s Palace hostel,
grazie ad una simpatica famiglia che ha compreso la nostra difficoltà di
turiste a piedi. L’ostello è decadente, sporco ma grande e gestito da
giovani. Posati i bagagli ci siamo catapultate fuori da quella bettola e
abbiamo raggiunto la parte storica della cittadina.
Derry, dopo l’orario di chiusura dei negozi è tetra e deserta. In un angolo,
all’interno delle mura medioevali, abbiamo visto una serie di vicoli
paragonabili, per la desolatezza, alla Nocturn Alley di Harry Potter. Siamo
uscite dalle mura antiche della città, dal Butcher Gate, che si trova a
ridosso del Bogside, quartiere simbolo della lotta tra cattolici e
protestanti e luogo in cui si è svolta la terribile ed incomprensibile
vicenda del Bloody Sunday. Sulle mura dei palazzi di questo quartiere sono
dipinte scene della manifestazione pacifica tenutasi nel 1972, durante la
quale sono morti numerosi adolescenti e adulti a causa dell’ingiustificato
fuoco inglese. Si osserva il contrasto tra una modernità fatta di dignitose
palazzine e giardini e la memoria di un tempo che, anche se lontano, sembra
influenzare ancor oggi la vita quotidiana di questo paese. I marciapiedi
sono dipinti con i colori della bandiera irlandese che è attaccata a
numerosi lampioni. L’atmosfera è surreale. I bambini giocano festosi tra le
strade di questo quartiere, contornati da murales di morte e guerra e
serrande di negozi su cui è scritto “Join I.R.A.”.
La sensazione che si ha dopo aver varcato la soglia di questo quartiere è di
tristezza e rabbia per ciò che è successo e per la situazione, ancora
irrisolta, in questi luoghi. Così, abbiamo tentato di trovare un posto in
cui rilassarci e distrarci come sembrano voler fare i pochi cittadini nei
pub vicino al nostro ostello. Dopo una cena messicana ed una dormita in quel
luogo da dimenticare, abbiamo lasciato in autobus questa città.
Giorno 7: attraversando Derry. Nei quartieri della periferia, dalla
parte opposta al Bogside, è possibile vedere la situazione inversa. Sui
marciapiedi si possono notare i colori delle bandiere inglesi ,che compaiono
fuori da ogni casa e sui lampioni. Il paesaggio sembra prendere le sembianze
dei caratteristici villaggi inglesi. Due facce di una stessa medaglia. Qui
ci si sente patriottici ma senza murales e lapidi.
Giunti quindi in autobus, dopo quattro ore di viaggio, di nuovo a Dublino
abbiamo concluso il nostro viaggio da dove lo avevamo iniziato. Il nostro
Four Court’s hostel ci ha accolte e rallegrate con la sua musica al passo
con i tempi (Muse, Korn, Radiohead) e ci ha ospitate per l’ultima notte in
questo paese, meraviglioso e ricco di contraddizioni. Naturalmente non è
mancato un ultimo giro di shopping e la “sacra” visita al Temple bar, dove
abbiamo gustato l’ultima birra di questa vacanza in territorio irlandese.
La mattina successiva, dall’autobus verso l’aeroporto abbiamo detto il
nostro arrivederci a questa verde, vivace ed accogliente terra. |