Java, Bali, Sulawesi: quattro settimane di emozioni
Vulcani fumanti,
risaie in terrazza, profumo d’incenso e frangipani, musica lancinante del
gamelan, sapore di spezie, sorrisi di bambini, tramonti infuocati, albe
spettacolari…Oltre 600 foto, quasi
3 ore di film eppure mi sembra che non siano bastate a catturare tutti i
particolari e tutte le emozioni provate in questo viaggio!Abbiamo trascorso
quasi un mese in Indonesia, tra le isole di Java, Bali e Sulawesi,
organizzando autonomamente il viaggio. Certo, per conoscere a fondo il più
vasto arcipelago del mondo ci vorrebbe probabilmente un anno, tuttavia il
tempo a nostra disposizione ci ha permesso di assaporare ampiamente
l’atmosfera e conoscere una parte della cultura incredibile di questo paese
fantastico.
29 LUGLIO
2004 – IL VIAGGIO
Sveglia ore 4, la
prima sveglia all’alba di una discreta serie…
Alle 5 siamo sotto
casa ad aspettare il taxi per Linate… Chi siamo: io Karin, Paolo, mio
marito, Enrico e Giorgia, i nostri amici con i quali siamo stati in Baviera
l’inverno scorso. Certo che l’Indonesia non è la Baviera, li ho avvisati…
Visto che ero io “l’organizzatrice ufficiale” del viaggio, ho raccolto e
fatto leggere loro tutto il materiale possibile: racconti, consigli,
avvertenze del Ministero degli Esteri, ma queste ultime non li hanno
scoraggiati, quindi siamo in pista, con i nostri zainoni e zainetti! Mentre
aspettiamo questo taxi che non arriva, trovo il modo di farmi pungere da una
zanzara milanese… sulla palpebra! Mi viene già l’ansia all’idea di
assomigliare a Elephant Man nel momento del check-in e di non farmi
riconoscere dall’impiegata che esaminerà il mio passaporto… Per fortuna nel
tragitto fino a Linate tutto si risolve…
Imbarchiamo gli zaini
solo fino ad Amsterdam perché su questa tratta voliamo con l’Alitalia;
dobbiamo poi recuperarli in Olanda e fare di nuovo il check-in con la Garuda
fino a Yogyakarta.
Vi do un’idea del
percorso per niente stancante che stiamo per affrontare: Milano-Amsterdam,
Amsterdam-Singapore, Singapore-Jakarta, Jakarta-Yogyakarta… Non oso neanche
contare le ore di volo senza parlare di quelle di attesa!… Ma è tutto quello
che abbiamo trovato, prenotando comunque 4 mesi in anticipo! Il volo ci
costa 1.200 Euro. Per fortuna la vita sul posto si rivelerà molto economica…
Yogyakarta si trova al
centro di JAVA, l’isola principale e più popolata dell’Indonesia, di
religione musulmana.
Tanto per dare un
contesto al viaggio, fino a due giorni fa l’Indonesia faceva parte della Top
5 dei paesi dove NON andare, secondo il sito “Viaggiare sicuri”! Bene,
incoraggiante! Tuttavia la nostra voglia di viaggiare è più grande e
speriamo che non ci capiti nulla di spiacevole.
Inoltre, a parte il
rischio attentato, l’Indonesia fa anche parte della cosiddetta “Cintura di
Fuoco”, e ciò significa alto rischio sismico e/o di eruzione dei suoi
innumerevoli vulcani! Infatti, meno di due mesi fa è esploso il Bromo, uno
dei più famosi vulcani indonesiani, provocando la morte di due turisti.
Ecco, questa è la terza cosa che noi dovremmo fare nel nostro viaggio:
scalare il Bromo… Vabbè, mi dico, vedremo quando saremo lì… Giorgia non è
per niente rassicurata! Per confortarla analizzo le statistiche e vedo che
non dovrebbe più eruttare per i prossimi 4 anni…
Ma per ora siamo
sull’aereo, un 747-400 della Garuda Indonesia, direzione Singapore, dove ci
sarà uno scalo tecnico. Siamo già partiti con un’ora di ritardo e ci
aspettano 12 ore di volo fino alla Città del Leone.
La Garuda non è la migliore compagnia con la
quale abbia viaggiato ma era la più economica e poi mi piaceva l’idea di
volare con la compagnia di bandiera, per entrare un po’ nell’atmosfera. Il “Be
sampi base manis” servito per pranzo era molto buono…
30 LUGLIO – L’ARRIVO IN INDONESIA E IL PRIMO
IMPATTO CON YOGYAKARTA (JAVA)
A Singapore, durante
lo scalo, non mi accorgo nemmeno che abbiamo la possibilità di scendere
dall’aereo e andar in aeroporto, intanto riempiamo i moduli per
l’immigrazione. Dopo un’ora e venti di volo, siamo a Jakarta. Scendendo
dall’aereo, una vampata di caldo ci investe insieme a quell’odore
caratteristico di umido che ho sempre trovato in Sud-Est asiatico.
Stranamente quell’odore, seppur un po’ sgradevole, mi riempie di gioia: sono
in Asia! Sono in Indonesia!! Finalmente!
Sbrighiamo le
formalità per l’immigrazione e paghiamo il Visto di 25 $ valido per 30
giorni. Attenzione, molto importante: se avete intenzione di fermarvi oltre
30 giorni in Indonesia, dovete richiedere il Visto all’ambasciata
indonesiana in Italia prima di partire. Non fate come quella coppia italiana
che era in coda prima di noi e che è rimasta a bocca aperta scoprendo che
non poteva restare più di un mese con il Visto rilasciato in loco! L’unica
cosa che poteva fare a quel punto era un andata/ritorno in un paese
limitrofe allo scadere dei 30 giorni per poi rientrare in Indonesia…
Assurdo!
Raggiungiamo di corsa
il check-in della Garuda dopo aver recuperato i bagagli (tutti per fortuna!)
per l’ultima destinazione: Yogyakarta (si pronuncia Giogiakarta, ma viene
affettuosamente chiamata Yogya/“Giogia” dai suoi abitanti). Dobbiamo passare
una lunga serie di controlli ma alla fine ce la facciamo a prendere l’aereo
malgrado la coincidenza breve. All’uscita dal piccolo aeroporto ci dirigiamo
verso i taxi e la ressa che mi aspettavo verso di noi non avviene… Strano...
Anzi, nessuno ci considera! Mi decido a chiedere ad uno degli autisti se ci
può portare in città e lui mi replica che dobbiamo prima fare i ticket
all’ufficio in aeroporto! Infatti qui funziona così: bisogna comunicare la
propria destinazione all’impiegato, pagare la tariffa e si riceve in cambio
una specie di voucher da presentare all’autista. Tuttavia è la prima e
l’ultima volta che vedremo questo sistema durante il nostro viaggio;
probabilmente funziona così negli aeroporti.
La tratta che ci porta
al nostro hotel, l’Istana Batik (170.000 Rp a notte con la colazione
- 10.000 Rp = 1 Euro circa) è già un concentrato di vita giavanese: è un
macello, tutti suonano e si superano senza regole, c’è gente ovunque,
motorini, becak (i risciò)… insomma, una grande confusione! Il nostro
alberghetto, prenotato via email dall’Italia, è molto carino da fuori e si
trova vicino alla stazione dei treni e a due passi da Malioboro Road, il
viale principale di Yogya. Le stanze sono meno belle di quanto ci
aspettavamo soprattutto rispetto alle foto pubblicate su internet, ma
sembrano pulite. Ci cambiamo subito e ci facciamo un bel bagno riparatore
nella piccola piscina, molto apprezzabile dopo 28 ore di viaggio!
Sono circa le 17 e non
abbiamo intenzione di andar a dormire così ci cambiamo di nuovo ed usciamo a
fare un giro in Malioboro Rd, dove si trova un mercato lungo quasi un
chilometro sotto i portici. La merce esposta non è un granché (t-shirt,
camicie, scarpe, poco artigianato) soprattutto quando si sono già visti
altri mercatini asiatici ma vale la pena per osservare il traffico
allucinante del viale ed essere al centro dell’attenzione, in quanto per ora
di turisti ci siamo solo noi e tutti gli occhi sono puntati addosso a noi!
Alcune ragazze ci toccano anche i capelli (sarà perché siamo bionde?)!
Qui la notte cala in
fretta e alle 19 andiamo a cercare un posto dove mangiare la nostra prima
cena indonesiana. La Lonely ci consiglia il Bladok (dove tra l’altro
avevo provato a prenotare delle stanze via email invano in quanto non
accettano le prenotazioni. Infatti è sempre pieno di “backpackers” ed è
difficile trovare una stanza! Ho fatto un giro e sembra molto pulito e
carino, c’è anche una piscinetta, insomma un buon indirizzo economico).
Purtroppo sembra che il menù sia perlopiù occidentale ma consultiamo la
pagina del cibo locale: per me sarà mee goreng (fried noodles) e
pancake alla banana con cioccolato. Non male per un inizio! Chiacchiero poi
un po’ con il tipo della reception che mi propone diversi pacchetti per il
Bromo, il famoso vulcano di cui parlavo all’inizio. Decideremo domani,
l’escursione la vogliamo fare fra due giorni, c’è ancora tempo. Torniamo in
albergo e crolliamo nei nostri letti…
31 LUGLIO – YOGYAKARTA
E IL PRAMBANAN
Mi sveglio alle 7,
dopo ben 9 ore di sonno. Mi sento in formissima! Dopo la colazione andiamo a
prendere un po’ di soldi, Enrico e Giorgia cambiano i Traveller Cheques, noi
preleviamo ad un Bancomat perché non abbiamo fatto in tempo ad acquistare
Traveller prima di partire… (col sennò di poi direi che questa soluzione si
è rivelata molto pratica, abbiamo trovato distributori quasi ovunque,
l’unico limite è che si può prelevare soltanto l’equivalente di 100 Euro e
che c’è una piccola commissione, ma esiste anche per i TC…). Andiamo anche
all’ufficio della Garuda per riconfermare i voli del ritorno e acquistare
dei biglietti per il Sulawesi. Costano 1.557.000 Rp a testa, ossia la metà
rispetto al prezzo indicatomi in Italia. Valeva la pena aspettare e
prenderli qui! Nell’agenzia siamo gli unici turisti, è piena di Indonesiani;
approfitto della lunga attesa per imparare alcuni numeri in Bahasa
indonesiano. In agenzia bisogna prendere un bigliettino e aspettare il
proprio turno e siccome la ragazza chiama i numeri nella sua lingua, è
meglio imparare il nostro per non saltare il turno! Archiviate tutte le
formalità possiamo dedicarci all’esplorazione di Yogya.
Dopo aver lasciato
nella cassetta di sicurezza dell’albergo i nostri soldi e documenti, ci
rechiamo al Kraton (palazzo del Sultano) in becak. Tratto con i
vecchietti che ci vogliono portare e arriviamo alla cifra di 6.000 Rp a
persona. Ovviamente i becak sono studiati per la corpulenza degli Asiatici e
noi in due siamo un po’ scomodi ma è divertente. Ogni tanto mi viene un
terribile senso di colpa quando sento dietro di me l’omino pedalare come un
pazzo per spingerci! Arrivati a destinazione, lui non vuole essere pagato
subito e dice che ci aspetta fuori dal Kraton così possiamo tornare indietro
con lui ma siccome non abbiamo idea dell’ora alla quale usciremo preferiamo
dargli i soldi e sentirci più liberi. Alla fine non siamo più tornati da
questa parte ma sono sicura che lui ci abbia aspettato a lungo.
La visita del Kraton
non è un granché ma è la principale attrattiva della città. Subito dopo
andiamo a visitare il Taman Sari con un tizio che ci fa da guida (qui
le guide si trovano senza difficoltà ed è inutile andar a prenotare in
qualche agenzia dei tour della città). Lì ci sono le piscine dove le donne
si facevano il bagno mentre il Sultano sceglieva dall’alto quelle che gli
piacevano. La guida ci racconta, divertito, che il Sultano poteva anche
sceglierne diverse nella stessa giornata! La nostra chiacchierata con la
nostra guida si rivela molto interessante, lui ci chiede come noi Europei
percepiamo gli Indonesiani dopo gli attentati a Bali e Jakarta, ripete
diverse volte che lui “non vuole essere un buon Musulmano”, nel senso che
non è integralista e con le sue parole si sente che si vuole distaccare da
tutti gli avvenimenti che abbiano coinvolto musulmani nel mondo. E’ molto
preoccupato dalla nostra opinione.
Finiamo
irrimediabilmente in un negozio di batik dopo che il nostro amico ci ha
spiegato che soltanto 45 artisti su 500 sono stati selezionati dal Sultano
per vivere nel quartiere del Kraton; questa scelta gli dà diritto ad avere
anche una carta d’identità. Ovviamente non usciamo dal negozio con le mani
vuote. Vuoi mettere, acquistare uno stupendo batik dipinto da uno dei
pittori prescelti dal Sultano?! Dalle rovine intorno al Taman Sari, all’alba
o al tramonto, si gode di un buon punto di osservazione per il vulcano
Gunung Merapi, attivo e pericoloso…
Alle 15 siamo pronti
per andar al Prambanan, tempio induista a 17 km da Yogya. Abbiamo
concordato il trasporto con il nostro albergo e un autista ci viene a
prendere con un minibus. In Indonesia, non si fa mai fatica a trovare
qualche mezzo di trasporto, c’è sempre qualcuno pronto a portarti dove vuoi,
ad un prezzo da negoziare sempre.
E così, per 160.000 Rp
in 4 e dopo un’oretta di tragitto arriviamo al sito del Prambanan, che in
realtà non è così distaccato dalla città come mi sarei aspettata. Il
biglietto per i turisti costa 10 $, per i locali costa 7.000 Rp ma è giusto
che sia così, abbiamo tenori di vita molto diversi. Per ulteriori 40.000 Rp
in 4 affittiamo i servizi di un giovane ragazzo che ci farà da guida
(diciamo che ha insistito moltissimo per che lo scegliessimo!). Lui è
esaltatissimo, e a nostra grande sorpresa parla l’italiano - è autodidatta -
ma usa un linguaggio un po’ cervellotico, si capisce che lo fa per
impressionarci! Ci racconta tutto sull’induismo e ci descrive ogni
bassorilievo dei templi, tant’è che dopo un po’ non ci capisco più niente e
mi dedico all’osservazione del tramonto… che dura pochi secondi in realtà.
Tutto il sito acquista una luce particolare a quest’ora e i turisti
cominciano ad andare via. Una famiglia di Indonesiani ci chiede di fare una
foto insieme a loro! Avevo letto sulla Lonely che per loro è molto bello
poter toccare o avvicinare uno straniero dalla pelle bianca e noi ci
prestiamo volentieri a questo ribaltamento dei ruoli! Dopo la visita,
chiacchieriamo un po’ con la nostra guida e parliamo della vita in
Occidente, lui è molto impressionato dai costi delle cose da noi, per lui
sono senza senso! Quando ci tocca convertire in Rupie il prezzo di una casa
a Milano sta per svenire!… Alle 18’30 ci rechiamo al ristorante all’aria
aperta con vista sul Prambanan che fa parte del pacchetto che abbiamo
acquistato presso il nostro albergo. Per 45.000 Rp mangiamo in abbondanza al
buffet su dei tavolini in mezzo ad un prato con una vista molto affascinante
sui templi illuminati. Ve lo consiglio. Alle 19’30 entriamo nell’anfiteatro
con il nostro biglietto “Vip” (150.000 Rp) per vedere lo spettacolo del
Ramayana Ballet. Il posto Vip ci dà diritto ad una poltrona semi
imbottita con vista privilegiata sul palco e un sacchettino contenente una
Coca Cola rigorosamente calda, un piccolo ventaglio e uno snack indonesiano.
Carino vero?!… Lo spettacolo dura 2 ore, passati i primi 30 minuti di beata
ammirazione dei costumi e degli attori, vorresti picchiare i suonatori di
gamelan e la cantante!… Vabbè dai, sto esagerando! Con il foglio che
illustra la storia del Ramayana è tutto più divertente, sappiamo in anticipo
cosa succederà, ci divertiamo anche con la presenza al nostro fianco di una
coppia di Romane che ci fa scoppiare dalle risate con un paio di frasi ormai
mitiche tra di noi, che però chi non ha assistito al Ramayana non può
capire… (“a do’ sta la scimmia?!” “eh non so, gli è morto l‘uccello!”).
Oltrepassiamo…
Dopo lo spettacolo
torniamo al parcheggio dove il nostro autista avrebbe dovuto aspettarci.
Individuiamo il minibus però a bordo, di lui non c’è traccia, anzi c’è una
ragazza indonesiana, quindi non deve essere quello il nostro minibus… Dopo
aver fatto il giro tre volte del parcheggio ci viene però il dubbio che sia
proprio quello il nostro mezzo e torniamo lì vicino quando accorre dietro di
noi l’autista sorridendo a 50 denti!… Ah ecco! Mentre noi ci stavamo godendo
lo spettacolo lui aveva trovato un modo per passare il tempo con la sua
fidanzata! Senza spiegazioni, avvia il motore e ci riporta in albergo. Le
strade di Yogya sono strapiene di gente e ci sono anche alcuni concerti per
strada! Anche se la voglia di buttarci in mezzo è grande non possiamo
fermarci, domani dobbiamo svegliarci alle 4!
1 AGOSTO – SPETTACOLARE ALBA AL BOROBUDUR
Svegliarsi alle 4 non è
mai una bella esperienza ma stranamente in viaggio mi pesa molto meno. Il
nostro autista però non è in viaggio e non si è svegliato! Per fortuna dopo
un paio di telefonate fatte da un impiegato del nostro albergo, ci viene a
prendere un vecchio signore che immaginiamo sia il padre. La nostra
destinazione è Borobudur, il più grande tempio buddista del mondo.
Fuori è ancora buio ma c’è già un gran movimento per le strade. Durante
tutto il tragitto, che dura quasi un’ora, vediamo gente che corre, che
cammina, chissà dove vanno tutti, alcuni piedi nudi? Dopo qualche chilometro
incontriamo un enorme mercato ai bordi della strada, forse la loro
destinazione? Ma sono appena le 5 del mattino! Capisco che qui la vita
inizia molto presto, al contrario di quello che avviene alle nostre
latitudini.
Arriviamo davanti al
cancello dell’area del tempio prima delle 6 ma non ci aprono prima di quell’ora.
Sono un po’ delusa perché ormai è giorno e non capisco perché tutti dicano
di venir a vedere l’alba al Borobudur se poi quando aprono il cancello il
sole è già sorto da tempo... boh… Vedremo un po’ quando saremo su.
Attenzione, ci sono due ingressi, uno per i locali, che costa 9.000 Rp, e
uno per i turisti ai quali si chiedono 10 $, come al Prambanan. Noi
ingenuamente avevamo creduto che il Borobudur fosse molto più economico del
Prambanan perché non avevamo visto l’altro ingresso! Appena varcata la
soglia della biglietteria acceleriamo il passo e camminiamo fino al tempio
che sembra un’enorme torta nuziale a più piani fatta di pietra lavica.
La salita non è
semplicissima, ci sono gradini piuttosto alti e in più li sto facendo di
corsa perché ho appena capito che cosa è “l’alba al Borobudur”… Infatti,
salendo le scale mi sono accorta che il sole era sorto sì, ma era nascosto
dietro il vulcano Merapi e che stava per uscire di nuovo da dietro
l’imponente montagna! Il cielo si sta già tingendo di un arancione
bellissimo. Quando arrivo in cima al tempio ecco che inizia lo spettacolo!
Sono senza fiato per la salita ma anche senza parole davanti a questa
visione quasi mistica! Il sole sta uscendo rapidamente da dietro il vulcano
e tutte le stupe che ornano gli ultimi piani del Borobudur, di cui alcune
semi distrutte che rivelano alcune statue di Buddha, creano dei controluce
incredibili staccandosi contro il cielo infuocato. Quando la luce del sole
diventa un po’ più “normale” mi guardo intorno. Tutto bagna nella pace e
nella serenità. Il tempio è immerso nella vegetazione e ci sono montagne e
risaie tutto intorno, avvolte in una leggera foschia, è davvero
affascinante. Per fortuna ci sono pochi turisti pertanto non c’è chiasso e
ci possiamo godere la magia di questo posto in tutta tranquillità,
passeggiando sui vari livelli del tempio. Anche qui, come al Prambanan, ci
sono centinaia di bassorilievi scolpiti nella pietra, tutti raccontano una
storia, sfortunatamente non abbiamo preso la guida e non possiamo capirli,
ma osservarli è molto interessante e le storie ce le raccontiamo noi in base
alla nostra immaginazione. So solo che questo tempio è stato costruito nel
800 e fino a 30 anni fa era totalmente ricoperto di cenere!
Quando andiamo via sono
le 7.15 circa, mi sembra che sia passato già un sacco di tempo visto che
siamo in piedi da oltre 3 ore! Mentre scendiamo le scale per tornare
indietro, stanno arrivando varie comitive di turisti e scolaresche
indonesiani, un uomo chiede di farsi una foto con me e ce la scatta sua
moglie!
Ed ecco che ci vengono
incontro dei ragazzini con delle statuette da venderci. Ed apriamo il
Capitolo Acquisti! Se non volete comprare una statuetta o qualsiasi altra
cosa che vi si viene proposta, dovete subito dire di no e tirar dritto,
altrimenti appena mostrate il minimo interesse verso un oggetto, siete
rovinati, ovviamente detto ironicamente. Io non mi sono mai sentita
veramente infastidita (tranne in un paio di casi a Bali), questi incontri
con i venditori sono di solito piuttosto simpatici e se si affrontano con lo
spirito giusto si possono anche fare grandi affari! Ovviamente il mio
sguardo si posa su una piccola statuetta di pietra lavica, che rappresenta
una stupa del Borobudur. La vedo già nel mio salotto… La voglio! Dico di no,
per la forma, all’inizio, ma poi cedo… ed inizia la contrattazione. Il
ragazzo continua a ripetermi “morning price, morning price”… meno male che
mi ero studiata la Lonely qualche giorno prima. Se siete il primo cliente
della giornata, il venditore vi farà un buon prezzo, il famoso “morning
price”, perché gli porterà fortuna per tutta la giornata ed io devo proprio
essere il primo cliente, visto che siamo i primi turisti arrivati! Dopo
qualche centinaia di metri a negoziare e diversi “ohhh noo!… bankrout!” da
parte sua, ci accordiamo per 30.000 Rp. Appena ho finito di pagare mi chiede
subito se ne voglio comprare un’altra! E no eh!… Ovviamente pochi metri più
avanti altri venditori mi propongono la stessa identica statuetta a… 10.000
Rp! Non ho parole. Salgono quasi con noi nel minibus e finché non partiamo
le loro braccia cariche di statuette sono tese attraverso i finestrini e
abbattono i prezzi in modo vergognoso!… anche se gli dici che ne hai appena
comprato una ti dicono con la più grande naturalezza: “Comprane un’altra!”…
Dopo andiamo a visitare
altri due tempietti vicini (Pura Mendut e Pura Pawon
totalmente privi di turisti) e acquistiamo due bellissime maschere di legno
in un piccolo negozio per 150.000 Rp.
Decidiamo poi di fare gli
“sboroni” e di regalarci una colazione da sogno. Un ragazzo (Alex, Guida Per
Caso per l’Indonesia sul sito Turisti per Caso) mi aveva consigliato di
andar a fare colazione in un albergo “supermegafigo” (sue parole!) con vista
sul Borobudur, dimenticandosi però di darmi il nome. Consultiamo la Lonely,
uno sembra corrispondere alla descrizione, ci facciamo portare dal nostro
autista. Dopo un paio di chilometri, percorsi su una stradina sterrata,
arriviamo in cima ad una collina e ci troviamo davanti alla reception
dell’albergo “supermegafigo”. A questo punto non possiamo più tornare
indietro anche se immaginiamo che questa colazione ci costerà un quarto del
nostro budget settimanale e l’autista ci molla lì, dicendo che va a
parcheggiare più avanti per aspettarci. Ci diamo appuntamento un’ora dopo.
Un uomo giovane e bellissimo, vestito con un abito tradizionale, ci viene
incontro e con una voce soave ci chiede di seguirlo dopo che gli ho detto
che vorremmo fare colazione. Noi siamo vestiti da trekking, non esattamente
il tipo di abbigliamento che uno potrebbe aspettarsi in un albergo del
genere, ma sembra che non gliene importi assolutamente nulla. L’albergo è
molto particolare, le parti comuni sono situate in una struttura che sembra
un enorme tempio, metà all’aperto, c’è tanto marmo ovunque, fiori stupendi,
una vista strepitosa sulla foresta e in lontananza sul Borobudur! Ci
sediamo, non c’è nessuno in giro e tanta pace, sembra un’oasi, riposiamo le
nostre gambine ammirando il panorama attraverso il colonnato del ristorante.
Inutile dire che la colazione è da sogno. Dopo aver pagato (hum hum, 667.600
Rp in 4, praticamente il prezzo di 4 notti nel nostro albergo di Yogya!), il
bellissimo ragazzo di prima ci chiede se vogliamo visitare una delle Suite…
Perché no?
Raccogliamo i nostri
zainetti e lo seguiamo tra i corridoi all’aperto creati dalle pareti delle
varie casette che sono le camere. E’ veramente particolare, le camere sono
disposte ad arco sul fianco di una collina, e se avete 1.000 $ a
disposizione a notte (con piscina privata), è un posto favoloso!
Dimenticavo, l’albergo si chiama Amanjiwo.
Torniamo alla realtà però
e raggiungiamo il nostro autista per tornare a Yogya, gli diamo poi una
mancia perché siamo tornati più tardi del previsto in città. Dopo un bagno
in piscina, Paolo ed io usciamo a reperire informazioni per il tour fino al
Bromo. In stazione, non capiamo nulla di quello che c’è scritto sui
tabelloni e concludiamo che il treno forse non è una buona idea. Mentre
stiamo riflettendo sulle varie opzioni, ci avvicina un tizio chiedendoci
(come se ce l’avesse letto nel pensiero): “You want to go to Bromo?” Eh eh,
come avrà fatto a indovinare?… Beh, facile, penso che il 70% dei turisti di
Yogya procedi il viaggio con un’escursione al Bromo… Tra l’altro in
Indonesia è veramente facile spostarsi da un punto all’altro, c’è sempre
qualcuno che ti propone: “Hey Mister! Transport?”… Basta poi contrattare il
prezzo ed è fatta. Il package che ci propone il tizio, che lavora per
un’agenzia di viaggi, comprende, per 250.000 Rp a persona, il trasporto fino
al Bromo in un minibus con aria condizionata, una notte in un albergo vicino
al vulcano e il trasporto fino a Bali (Lovina o Denpasar). Ovviamente
contratto un paio di modifiche al package e così concordiamo che ci faremo
lasciare a Pemuteran, sulla costa nord di Bali (un’ora prima di Lovina), in
cambio dormiremo in un albergo più carino (il Lava View Hotel che mi era
stato consigliato da diversi viaggiatori). Ovviamente non andrà tutto come
avevamo previsto… ma non lo sappiamo ancora e quando viene a trovarci in
albergo la sera stessa gli diamo i nostri soldi sperando di veder arrivare
il minibus la mattina dopo… In albergo sento che si sono un po’ offesi
perché non abbiamo preso il package da loro, ma gli spiego che io volevo
dormire in un albergo che loro non proponevano… Vabbè, lasciamo stare, sono
offesi, e ai sorrisi è subentrato un discreto muso. Mi dispiace un sacco…
Per festeggiare la nostra
escursione andiamo da Superman, lo specialista dei pancakes alla
banana, fortemente consigliato dalla Lonely. Il cameriere ci fa le solite
domande di routine indonesiane: “Da dove vieni? Dove vai? Da quanto tempo
sei a Yogya?” ecc, ecc…
Parentesi: in Malioboro
Rd il giorno precedente avevamo provato a fare i furbi dopo l’ennesimo
“interrogatorio” (di solito alla risposta “Italiani” inizia l’elenco di
tutti i giocatori da loro conosciuti ossia “Bagghio”, Maradona, ecc… oppure
alla risposta: “Sono arrivato ieri” ti viene proposto un elenco allucinante
di possibili escursioni da fare l’indomani) e ci eravamo dichiarati
spagnoli, ma a nostro grande stupore il tizio ci aveva risposto in perfetto
spagnolo! Dopo, con altri avevamo provato con altre nazionalità ma non ci
credevano…
Comunque tornando al
cameriere del Superman, arriviamo alla domanda fatidica: “Volete andare al
Bromo?” e noi gli comunichiamo che abbiamo già organizzato l’escursione con
un tizio, lui ci chiede quanto ci è costato e ci demoralizza quando ci
annuncia con condiscendenza che è troppo e che per la stessa cosa lui ci
avrebbe chiesto solo 200.000 Rp!… Ok, forse siamo stati fregati… Va bene,
non importa…
Usciamo a fare un giro
per le vie di Yogya, torniamo all’irrinunciabile mercato dove Enrico si
compra una camicia molto “locale” per 3 euro ed assorbiamo un po’ di
inquinamento atmosferico in mezzo al casino di Malioboro Rd. C’è un’infinità
di motorini parcheggiati dai due lati del viale, becak anch’essi
parcheggiati un po’ ovunque, dove gli autisti si fanno più o meno tutti un
pisolino e poi macchine, motorini che circolano sul viale, insomma, a parte
i becak che consumano solo “energia umana”, è una vera tragedia per i
polmoni! Comincio a risentire gli effetti del fuso e della stanchezza. Sono
le 18 e siamo in piedi dalle 3’30!
Dopo un’oretta di sonno
in albergo, mi sveglio totalmente rimbambita tant’è che mi sembra che sia
mattina e sto per andare a farmi la doccia, quando realizzo che sono solo le
19! Riesco ad infilarmi qualcosa e usciamo a cena, questa sera proviamo l’FM
Café in Sosrowayan: mangio ayam goreng (pollo fritto) un po’
asciutto, con riso e come dolce un pancake con una banana intera e salsa al
cioccolato! E come bonus abbiamo un bel topo gigante che ci passa tra le
gambe tra le urla di tutti quelli che l’hanno visto precipitarsi in cucina!
2 AGOSTO – IL VIAGGIO
DELLA SPERANZA VERSO IL BROMO
Siamo pronti alle 9 ma
del minibus nessuna traccia. Cerco di non farmi venire in mente strane idee
(ci ha fregato i soldi e non verrà più, dobbiamo cercare un altro mezzo per
andare al Bromo, ecc…) ma alle 9’15 arriva il minibus! Yeah! Che donna di
poca fede! Carichiamo gli zaini dietro e ci sediamo. L’aria condizionata
ovviamente non funziona e probabilmente non ha mai funzionato e ci
prepariamo ad affrontare le prossime 10 ore con i finestrini abbassati. In
un altro albergo carichiamo una coppia di ragazzi, italiani, di Torino:
Elena e Maurizio, dopo 10 minuti di convenevoli scopriamo che lei era una
compagna di scuola della testimone di nozze di mio marito!!! Increddibbile!
Quanto a Mauri, ha un amico in comune con Enrico!
E così chiacchieriamo
animatamente per le prime 4 ore circa. Dopo un po’ cominciamo a capire dove
ci troviamo: in un minibus troppo piccolo per noi 6 + i bagagli, senza aria
condizionata, ma questo non sarebbe un problema se l’aria che arrivasse dai
finestrini non fosse super-inquinata! Scopriamo di avere le unghie delle
mani nere, la pelle unta e le narici piene di monossido di carbonio! Fuori
c’è un traffico spaventoso! Non l’avrei mai detto ma la strada che separa
Yogya dal Bromo è peggio della A4 in orario di punta! Peccato che ci siano
solo due corsie per i due sensi di marcia e che i sorpassi vengano
effettuati nelle peggiori condizioni di sicurezza, più volte sentiamo dei
camion sfiorarci mentre vediamo la morte in faccia quando stiamo superando
una colonna di macchine, nascosti dietro ad un pullman e che ci accorgiamo
all’ultimo minuto quando questo rientra che sta arrivando un enorme camion
di fronte avendo pochissimo spazio per rientrare anche noi!… Beh vi lascio
immaginare gli urli di spavento! E l’autista che ride!… Noi gli ripetiamo
“Hai Hati!” (attenzione!) e lui ride!… Vabbè, se lui è tranquillo,
tranquillizziamoci anche noi!
Alle 13’30 pausa pranzo
in un “autogrill indonesiano” dove per poche rupie mangiamo pollo al curry
con verdure e riso. Quando siamo pronti per ripartire, vediamo il nostro
autista trafficare sulla ruota e più precisamente sui freni! Dopo mezz’ora è
ancora lì con le mani piene di grasso a cercare di riparare non sappiamo che
cosa. Il sole è cocente, è impensabile mettersi a prendere un po’ di sole e
quindi ce ne stiamo buoni buoni ad osservare il nostro omino che ce la fa a
sistemare tutto. Speriamo! Non siamo neanche a metà strada. Ripartiamo. La
situazione non migliora, c’è molto traffico e non attraversiamo mai zone
disabitate, è quello che mi colpisce di più, ci sono case e gente sui bordi
della strada per tutto il tragitto!… Io che pensavo di vedere paesaggi verdi
e immacolati mi sono sbagliata di grosso! Quando comincia a farsi buio però
scorgiamo un enorme montagna davanti a noi, la cui cima è avvolta nelle
nuvole, ecco il vulcano mi dico! Dalle foto che ho visto su internet mi
sembra il Semeru, il più grande dei vulcani del parco naturale del Bromo.
Finalmente siamo arrivati, pensiamo! Non ce la facciamo più, siamo distrutti
dalla stanchezza e dallo smog ingerito! Siamo nerissimi! Non ho mai avuto le
unghie in quello stato, abbiamo perso alcuni anni di vita probabilmente! Il
nostro autista sta ingerendo caffè da una bottiglietta di plastica e sembra
reggere bene, sono quasi 10 ore che sta guidando! Ci preoccupiamo un po’ e
gli chiediamo se si sente bene, lui ci risponde di sì con un grande sorriso
e un altro sorso di caffè!… Sfortunatamente dopo un po’ capiamo che ci
stiamo allontanando dalla sagoma del vulcano e stiamo andando in una
direzione completamente diversa! Non capiamo… Eppure doveva essere lui, non
ci sono altri vulcani grossi così nella regione! Chiediamo quanto manca, lui
risponde 2 ore! Cosa??? 2 ore??!… Siamo davvero scoraggiati!…
In ogni caso l’autista è
stato preciso, dopo 2 ore siamo a Probolinggo, ma non è finita! Dobbiamo
scendere, scaricare i bagagli e cambiare minibus, dopo aver fatto un
briefing nel mini ufficio del turismo del Bromo, dove compriamo i voucher
per l’affitto di una jeep il giorno dopo. Non so se sia obbligatorio
acquistarli lì ma in quel momento abbiamo poca voglia di fare storie.
L’impiegato ci spiega che ci sono due soluzioni: camminare fino al Bromo
dall’albergo e aspettare l’alba sull’orlo del cratere, oppure andare con una
jeep fino al Mount Penanjakan (2706 m) dove si ha la vista migliore
sull’enorme caldera del Tengger per aspettare l’alba e poi tornare indietro
al Bromo per scalarlo, infine tornare in albergo per la colazione.
Ovviamente scegliamo la seconda opzione! E dopo una piccola contrattazione,
paghiamo 70.000 Rp a testa per la jeep. Col sennò di poi per me questa è la
soluzione migliore per chi vuole godersi al massimo questo spettacolo della
natura. Più tardi in albergo sentiremo una coppia che voleva fare tutto il
percorso a piedi. E’ da pazzi!… Per arrivare in tempo e vedere l’alba dal
Mount Penanjakan, bisognerebbe partire all’una di notte forse!… Alcuni
Indonesiani glielo sconsigliano (forse anche per conflitto di interessi in
quanto affittano le jeep!) e alla fine la coraggiosa coppia decide di
affittare anche lei una jeep! Quando li vedremo su l’indomani, si
dimostreranno molto soddisfatti della loro scelta!
Comunque acquistati i
voucher il ragazzetto dell’ufficio turistico ci spiega che ora dobbiamo
cambiare minibus e che ci vorrà ancora un’ora fino a destinazione! Siamo
esausti! Sono le 20 circa e siamo in macchina dalle 9’30! Credo che sia il
tragitto più allucinante che abbia mai fatto in vita mia! Ci vogliono i
nervi saldi e una forte motivazione per resistere! Dopo aver salutato il
nostro amico autista saliamo nel secondo minibus che è più piccolo del
precedente! Siamo letteralmente schiacciati, io e Giorgia in mezzo agli
zainoni, ma ci facciamo delle belle risate, più che altro isteriche credo!…
Quando arriva la tragedia!… Vedo un piccolo oggetto non identificato
muoversi sopra le nostre teste a grande velocità sul soffitto del minibus,
quando capisco che si tratta di un mega SCARAFAGGIO mi metto a urlare come
una pazza! Giorgia idem! Quella bestiaccia si muove avanti e indietro sul
soffitto e si dirige ora verso il fondo del minibus dove sono schiacciati
Paolo, Mauri e Elena che si agitano a loro volta senza urlare però (vabbè,
l’effetto sorpresa l’abbiamo avuto noi!). Paolo addirittura cerca di
catturarlo con un fazzoletto, invano! A questo punto gridiamo all’autista di
fermarsi immediatamente! Quello non fa una piega. Enrico, che occupa il
sedile del passeggero, si gira e gli spieghiamo la situazione d’emergenza!
Ogni movimento dell’insetto provoca in noi femminucce delle urla isteriche!
Enrico spiega all’autista cosa sta succedendo e quello si degna finalmente
di fermarsi, probabilmente più perché è stufo delle nostre urla! Nel
frattempo lo scarafaggio viaggiatore si è imboscato dietro i sedili
posteriori e non si hanno più notizie di lui. L’autista apre la porta dietro
e cerca (o fa finta di cercare) l’insetto, invano, e così, tranquillamente
ci dice che se ne è andato! Noi ovviamente non gli crediamo e finiamo il
viaggio con il terrore che questo ricomparvi!
Ma non è finita… Arrivati
a Ngadisari, “scarichiamo” Elena e Mauri che alloggiano alla Yoshi’s
Guesthouse. Stiamo per salutarci quando l’autista ci informa che al
Lava View Hotel non c’è più posto perché un gruppo di turisti ha
prenotato prima di noi, e che dobbiamo dormire qui anche noi! Sono un po’
arrabbiata perché avevo contrattato col tipo di Yogya il cambio di albergo.
Comunque ci propone di sistemarci in due “bungalow deluxe”. In realtà quello
che ci fa vedere è un bungalow su due piani con un bagno piccolo senza acqua
calda dove dovremmo stare tutti e 4! Non so se sia la stanchezza o altro, ma
mi arrabbio e gli dico che non ho intenzione di dormire nei letti singoli da
bambini e farmi la doccia con l’acqua fredda (qui c’è un freddo pazzesco!!)
perché loro non mi hanno prenotato una stanza. Lui all’inizio non sa che
fare, mi chiede di telefonare al Lava View per farmi dire che davvero non
c’è posto e in effetti è così. Io ribadisco che in questo bungalow in 4 non
ci possiamo stare e così, dopo un po’ torna con due chiavi e ci fa vedere
due cottage davvero molto graziosi con bagno e acqua calda. Li prendiamo
subito! Conclusione: bisogna sempre insistere perché alla fine ti danno
quello che vuoi. E poi questo non era un mio capriccio non potevamo dormire
in quel bungalow in 4, non dopo quel viaggio infernale! Molliamo la roba
nella stanza e andiamo subito a cena, è tardissimo, Elena e Mauri che hanno
visto che stavamo anche noi in questo albergo non ce la fanno però a
raggiungerci al ristorante, probabilmente esausti.
Sembra di essere in una
baita di montagna e in effetti il clima è quello, mangiamo piatti a base di
patate e formaggio, ma siamo in Indonesia o in Austria?!… Il nostro autista
si aggrega al nostro tavolo per fumare e chiacchierare e così fanno altri
due suoi amici. Trascorriamo così la cena scherzando con i nostri nuovi
amici indonesiani! Prima di crollare a letto riusciamo a farci una bella
doccia calda, probabilmente una delle più belle docce della mia vita!
Inutile dire di che colore è l’acqua!…
3 AGOSTO –
INDIMENTICABILE SPETTACOLO DELLA NATURA AL BROMO
Sveglia alle 3’30, ormai
siamo abituati e come dei robot ci infiliamo pantaloni da trekking,
maglietta, felpa, giaccone (affittato la sera prima al ristorante per 10.000
Rp a testa) ed usciamo nella notte fredda. Siamo fortunati, il cielo è
limpidissimo e stellato e c’è la luna piena così possiamo scorgere le
montagne che ci circondano. Siamo tutti e sei puntuali e saliamo sulla jeep
che ci porta fin dentro l’enorme cratere che contiene i vulcani Bromo e
Batok. Attraversiamo il Mare di Sabbia e le sagome dei vulcani si profilano
al nostro fianco, facendoci sentire minuscoli. E’ un paesaggio lunare, quasi
irreale… Arriviamo in cima al view point 2 del Mount Penanjakan alle 4’45;
una striscia rossa si staglia sull’orizzonte ad est…
Nel giro di un quarto
d’ora il cielo si tinge dei colori più straordinari: arancione, giallo oro,
rosa, è assolutamente incredibile! Non riesco a distogliere lo sguardo da
questo “dipinto”! Mi dirigo però verso il lato sud della piccola
piattaforma, dove stanno tutti i turisti in attesa, per osservare il cratere
dall’alto. I vulcani si stanno lentamente colorando con la luce dell’alba, è
spettacolare! In lontananza, il Monte Semeru erutta fumo denso ogni 15
minuti, come se fosse regolato da un orologio! Le macchine fotografiche e le
videocamere sono in piena azione, per fortuna non c’è molta gente e
riusciamo a vedere tutte le evoluzioni del sorgere del sole con i vari
giochi di luce sul paesaggio circostante. Riesco ad imboscarmi in un
minuscolo sentiero sotto la piattaforma e da questo punto di osservazione,
senza nessun “ostacolo umano” e alcuni rami che fanno da cornice, mi dedico
al servizio fotografico! In questo momento, non rimpiango di aver fatto 12
ore di minibus per arrivare qui, lo spettacolo le vale tutte!
Ma è giunto il momento di
ritornare alla jeep e di scendere di nuovo nel Mare di Sabbia per
raggiungere il Bromo. Passiamo vicino al monte Batok, vulcano spento la cui
forma particolare ricorda la montagna di “Incontri ravvicinati”. La jeep ci
lascia ai piedi di un sentiero che sale sui pendii del vulcano e proseguiamo
a piedi, si solleva molta polvere e cenere, ci stanno inseguendo dei ragazzi
con dei piccoli cavalli, con i quali c’è la possibilità di affrontare la
salita in modo più confortevole. Uno di loro sta camminando vicino a me da
un po’ e continua a ripetermi “20.000 Rp”, alla fine cedo e dopo aver
contrattato il prezzo per 10.000 Rp (beh, ero già a metà salita!) salgo sul
cavallino e supero i miei compagni di viaggio che non si erano accorti di
nulla. Ve lo consiglio, è molto carino farsi dondolare lentamente mentre si
ha la possibilità di osservare il paesaggio circostante senza affaticarsi e
respirando molto meno cenere, e poi questi ragazzi ne saranno felicissimi!
Ma non è finita, al
termine del sentiero, c’è una scalinata di 250 gradini da percorrere per
arrivare fino all’orlo del cratere! Mentre saliamo si sente un forte odore
di zolfo che ci prende la gola e i polmoni, alla cima l’odore è quasi
insopportabile! Tutti tossiscono! Dal fondo del cratere esce un fumo bianco
e denso ogni tre minuti circa e con esso l’odore dello zolfo raddoppia. Non
ci sono protezioni sull’orlo del cratere, soltanto una sommaria barriera di
legno di un paio di metri con la scritta Hotel Bromo. Abbastanza divertente!
Bisogna star attenti a non camminare troppo sul bordo altrimenti si rischia
di cadere! Per fortuna non ci sono troppi turisti e ci stiamo tutti, ma non
ho intenzione di trascorrere qui tanto tempo!… Scattiamo alcune foto ricordo
e torniamo giù. Ricordo che due mesi fa un’eruzione improvvisa ha causato la
morte di due turisti che stavano sostando su queste stesse scale, mi fa un
po’ impressione… La discesa verso la jeep è ancora più difficoltosa perché i
cavalli sollevano un sacco di cenere e sabbia e all’arrivo siamo marroni!
Salutiamo questo posto e
ritorniamo alla Yoshi’s Guesthouse per farci un’altra meritata doccia e la
colazione. Di giorno questo posto è veramente carino, lo sto rivalutando
molto, diciamo che ieri sera ero troppo stanca e arrabbiata per la fregatura
del cambiamento di albergo per accorgermene. I cottage di legno, molto
graziosi (vi consiglio i Cottage Deluxe nr 1 o 2, dotati di acqua calda,
perché qui di notte la temperatura scende moltissimo), sono inseriti in una
ricca vegetazione e siamo circondati da verdi montagne. Si sta benissimo,
c’è un’aria purissima, e ci rigeneriamo dopo il viaggio del giorno
precedente! Facciamo colazione sui tavoli fuori nel prato ed è difficile
staccarsi quando dobbiamo ripartire alle 9.30 per Probolinggo con il
minibus.
Questa volta nessun
“ospite” indesiderato, all’ufficio turistico scendiamo, raccogliamo i
bagagli e aspettiamo il pullman di linea per BALI. Purtroppo è quasi
pieno e i sedili sono ravvicinatissimi! Sembra che siano stati progettati
per dei bambini! Dobbiamo farci 6 ore così! Promette bene! Dopo circa due
ore ci fermiamo per pranzare e mangio un Nasi Kare Ayam (pollo al
curry con riso) buonissimo per poche rupie.
Fortunatamente dopo un
po’ il paesaggio cambia e siamo circondati dal verde, foreste di palme,
vulcani, risaie, eccola l’Asia che mi piace! Ero rimasta un po’ delusa dalla
prima parte del tragitto da Yogya al Bromo (circa 300 km), che non mi
aspettavo così trafficata e abitata. Al contrario, la punta est di Java è
molto più vergine dal punto di vista naturalistico e molto meno popolata,
infatti è occupata da un parco nazionale. Quando arriviamo al porto ci
fermiamo una decina di minuti, il tempo di far salire dei venditori
ambulanti con ogni sorta di generi alimentari da venderci! Sembra di essere
al cinema, questi ragazzi salgono uno dopo l’altro in fila indiana nel
pullman e ci espongono la loro merce: frutta, biscotti, noodles istantanee!…
Il bello è che fanno il giro ben due volte!
Sul traghetto per Bali,
per la prima volta non ci sentiamo molto sicuri e soprattutto ci sentiamo
molto osservati, ma non come finora, amichevolmente, così ci viene una
specie di paranoia e ci immaginiamo un sacco di scenari: mentre siamo qui
sul ponte ci stanno rubando gli zaini giù nel pullman, oppure ci assaliranno
tre quattro tizi per rubarci i soldi!… Di turisti ci siamo solo noi più
altri 10 forse, tutto il resto dei passeggeri è costituito da tizi loschi
che ci guardano con insistenza. Stiamo rimpiangendo di andar a Bali. E se
fosse pericoloso? A Java ci eravamo trovati benissimo, forse a Bali sono
troppo abituati ai turisti e ci vedono come dei “soldi che camminano”??… A
completare lo scenario, una musica da discoteca indonesiana a tutto volume e
una puzza indescrivibile che proviene dai bagni (vediamo alcuni turisti
entrarci ed uscire immediatamente! Soltanto una ci resta, si vede che non ce
la faceva più!). Sfortunatamente, invece dei 30 minuti previsti ci stiamo
mettendo un sacco perché non c’è posto al molo di Gilimanuk e il sole sta
già tramontando. Ovviamente non abbiamo prenotato nulla per la prima notte a
Bali e non abbiamo nessuna idea di dove dormiremo. Così approfitto
dell’attesa e consulto la Lonely: individuiamo un gruppo di bungalow che
potrebbe fare al caso nostro a Pemuteran, la nostra destinazione prescelta.
Vado nella cabina telefonica del traghetto per contattare l’albergo ma la
sfiga vuole che l’unico numero errato della Lonely sia proprio quello dei
Pondok Sari Beach Cottages! E così, visto che gli altri indirizzi
segnalati sono tutti nella fascia di prezzo alto, decidiamo che valuteremo
la situazione una volta arrivati.
Alla frontiera gli
Indonesiani vengono fatti scendere dal pullman e controllati dalla polizia.
Notiamo che uno di loro si nasconde sotto i sedili per evitare il controllo!
Chissà cos’ha combinato?! A Gilimanuk scendiamo anche noi dal pullman e
saliamo in un minibus per proseguire il viaggio verso Pemuteran. In realtà
siamo gli unici a fermarci prima, tutti gli altri vanno fino a Lovina,
mentre il resto dei passeggeri del pullman (turisti più tutti i ragazzi
indonesiani che probabilmente sono venditori) prosegue sul pullman per
Denpasar. La situazione è molto critica: il numero di turisti che deve stare
nel minibus è decisamente superiore al numero di passeggeri che ci
starebbero comodamente e così siamo tutti stretti come sardine e gli zaini
sono stati tutti caricati sul tetto! Speriamo che non caschino per strada!
Mi viene subito una crisi d’ansia perché sono schiacciata nell’ultima fila
del mezzo! Fa un caldo pazzesco, ma forse è l’agitazione e la sensazione di
claustrofobia! Abbiamo avvisato l’autista che ci fermiamo a Pemuteran al
Pondok Sari.
Dopo un’ora arriviamo,
ormai è notte e non abbiamo capito nulla di quello che c’era intorno a noi
durante il viaggio. Al Pondok, scendiamo solo io e Enrico pregando l’autista
di aspettarci un attimo, e facciamo bene perché non c’è più posto! Accidenti
dove dormiremo?? L’autista ci dice che lui conosce un altro albergo più
avanti e che ci ferma lì. Ok… Quando arriviamo mi viene un colpo! Siamo
davanti all’ingresso di un mega hotel! Solo il nome mi fa già intuire il
prezzo: Bagus Resort & Spa. Enrico e Paolo vanno in ricognizione
mentre facciamo quattro chiacchiere con gli altri turisti, tutti stranieri.
Dopo 5 minuti arriva Paolo che ci dice che possiamo scaricare gli zaini dal
tetto del minibus, provo a chiedergli quanto costa e mi risponde: “Vai a dar
una mano a Enrico, quando l’ho lasciato, aveva già abbassato il prezzo da 60
a 40 dollari!” Io mi precipito, figurati se mi perdo una trattativa così!
Quando arrivo, stanno ancora discutendo il prezzo in modo molto pacato e
cordiale, sono arrivati a 35 dollari, l’impiegato mi invita a sedermi e dopo
altri 5 minuti riusciamo ad ottenere le camere per 30 dollari l’una compresa
la colazione! Allora il ragazzo si alza e ci stringe la mano sorridendo e
facendoci le congratulazioni!!! A noi!!!… Torno correndo al minibus e
comunico la notizia a Paolo e Giorgia che hanno finito di scaricare gli
zaini. Comunico il prezzo ottenuto anche agli altri turisti, uno si
congratula con noi, ma ho l’impressione che gli altri stiano su budget molto
più ristretti e mi guardano come se fossi pazza! Diciamo che per la prima
notte, non avevamo tante altre scelte in questa zona (meno turistica
rispetto ad altre di Bali) e poi dopo il viaggio del giorno dopo fino al
Bromo ci meritiamo un posto da favola no?!… Le stanze sono molto belle,
immerse in un giardino tropicale favoloso, pieno di frangipani, mi sembra di
sognare! Cena a base di riso e gamberoni alla griglia (siamo gli unici
ospiti, o è troppo tardi?) e poi a nana! Domani finalmente si può dormire!
Niente sveglia all’alba!
4 AGOSTO – PRIMO
CONTATTO CON BALI – LA COSTA NORD
Oggi sarà dedicato al
relax e così dopo colazione ed una veloce esplorazione del resort (sembra
che di turisti ci siamo solo noi!) andiamo a rilassarci nella piccola
piscina situata quasi sulla spiaggia, qui la sabbia è nera, vulcanica,
caratteristica delle spiagge del nord di Bali. Chi cerca la tipica spiaggia
bianca con le palme non deve venire a Bali, almeno non su questa costa, ma a
noi piace molto, è particolare. Il paesaggio soprattutto è fantastico: siamo
tra le montagne di un verde intenso e il mare! Il giardino del resort è
veramente grazioso, per la prima volta dall’inizio del viaggio, possiamo
rilassarci e contemplare la Natura respirando il profumo intenso dei
frangipani, che ho eletto mio fiore preferito da quando siamo stati alle
Seychelles due anni fa. L’acqua della doccia della piscina scende da una
statua di Ganesh, questo è un paradiso!
Sfortunatamente dobbiamo
già abbandonare questo luogo, perché abbiamo questa notte già prenotata in
un altro posto (quando avevo stilato l’itinerario dall’Italia pensavo di
arrivare a Bali in questa giornata, non un giorno prima, e così avevo
prenotato in un resort molto carino in previsione del “dopo Bromo”). Alle 13
siamo sulla strada ad aspettare un bemo o qualche minibus che ci porti fino
al Taman Sari Beach Cottages, a un paio di chilometri da qui. Qui è
facile spostarsi, basta mettersi sul bordo giusto della strada e aspettare
che passi qualche mezzo di trasporto pubblico. A Bali circolano molti bemo,
mezzi economici che usa la popolazione locale, ci sono anche navette
turistiche un po’ più costose ma più veloci. La nostra attesa dura poco ed
arriva subito un minibus di colore bordò (abbiamo notato che su questa costa
i minibus sono tutti di questo colore), il prezzo è di 10.000 Rp in 4,
questa volta non contrattiamo perché è irrisorio (1 Euro in 4). Percorriamo
gli ultimi 300 metri che ci separano dal resort a piedi, zaini in spalla, fa
molto caldo, lungo la stradina sterrata, ci sono casette abitate da Balinesi
e alcuni grossi maiali neri che riposano all’ombra, legati ad un palo con
una catena.
Il Taman Sari è
bellissimo, ancora più del Bagus, i bungalow sono immersi in un giardino
tropicale molto esteso, con vista spettacolare sulle montagne da una parte e
il mare azzurro (qui la sabbia è più chiara) dall’altra. Posando gli zaini
nel cottage notiamo che il bagno è una stanzetta all’aperto (il famoso bagno
balinese) i cui muri, alti oltre due metri, sono formati da ciottoli scuri e
piatti impilati con precisione. Non vedo l’ora di farmi una doccia! Ma è ora
di andar ad esplorare questo tratto di costa, non siamo mica venuti qui per
star in un cottage! Stesso sentiero di prima, stesso caldo e stessi maiali
sempre addormentati!
Questa volta arriva un
mezzo di trasporto che noi definiremo bemo in quanto strapieno di locali.
Paghiamo 10.000 Rp per andar fino al Puri Pulaki, un tempietto.
Appena scendiamo dal bemo siamo circondati da donne che ci vogliono vendere
uva da dare alle scimmie che popolano il tempio. Ci dicono che queste
scimmie sono brave e che non aggrediscono. Non so se crederci o meno dopo
tutto quello che ho letto sulle scimmie balinesi! Intanto indossiamo tutti
un pareo o sarong, aiutati dalle donne che ce lo legano in modo particolare
intorno alla vita. Alla fine compriamo l’uva. All’ingresso del tempio
lasciamo un’offerta e indossiamo la fascia di tessuto colorata obbligatoria
per penetrare nei templi. Ci accompagna un ragazzo giovane che ci fa da
guida e ci aiuta a prendere confidenza con le scimmie alle quali
distribuiamo i nostri chicchi molto cautamente. Siamo letteralmente
circondati dai piccoli macachi che litigano per aggiudicarsi un chicco! I
più piccoli sono tenerissimi e si aggrappano delicatamente con le loro
“manine” alle nostre dita! Capiamo subito che esiste una gerarchia ben
definita nel branco e le scimmie più grosse hanno la precedenza! Ci
divertiamo un mondo, inoltre siamo anche qui da soli, non ci sono turisti
quindi il tempio è tutto nostro! La visita del tempio, arroccato sul fianco
di una collina, è molto interessante e dall’alto si ha una vista stupenda.
Dall’altra parte della
strada, a picco sul mare, visitiamo un altro tempio pieno di statue di
pietra lavica molto affascinanti ed assistiamo ad una scena molto comune a
Bali: una famiglia viene a deporre delle offerte per gli Dei e pregare…Più
tardi quando ripassiamo davanti al primo tempio un furgone si ferma sul
bordo della destra e due uomini scendono per pregare davanti al piccolo
altare, dopo essersi purificati bagnandosi il capo con dei rami immersi
nell’acqua santa. Queste scene di vita quotidiana legata alla religione
induista sono molto comuni a Bali e per noi occidentali sono ipnotizzanti.
Per rientrare al resort,
prendiamo di nuovo un bemo ma questa volta provo a contrattare il prezzo per
divertimento: propongo 7.000 Rupie contro le 10.000 richieste e accettano!
Consiglio di imparare i numeri in bahasa per poter contrattare i prezzi,
sarà molto apprezzato e avrete più chance di ottenere il prezzo che volete!
Arrivati al Taman Sari ci
rilassiamo un po’ tra la spiaggia di sabbia nera e la piscina, contemplando
lo scenario meraviglioso delle montagne dietro di noi.
Un cocktail sorseggiato
al baretto all’aperto e una cena strepitosa completano questa prima giornata
a Bali, favolosa e ricca di emozioni.
5 AGOSTO – ESCURSIONE
ALL’ISOLA MENJANGAN E ARRIVO A LOVINA
Oggi Paolo ed io faremo
snorkeling mentre Enrico e Giorgia proveranno la loro prima immersione in
questa vacanza. Abbiamo prenotato l’escursione ieri pomeriggio con un dive
center situato sulla strada principale. Dopo 30 minuti di minibus e 30
minuti di barca, sbarchiamo sull’isoletta, stranamente molto arida. Il mare
è di un colore turchese stupendo perché qui la sabbia è molto bianca, a
differenza della costa. Il paesaggio intorno è molto suggestivo, possiamo
scorgere alcuni vulcani di Java. Facciamo un’oretta di snorkeling con un
accompagnatore. Sotto, una profusione di colori e forme, coralli, pesci, in
un’acqua caldissima! Nuotiamo lungo il reef, vicino al “muro”, è bellissimo
ma ci sono correnti molto forti. Dopo una pausa pranzo sulla spiaggia (con
nasi goreng da asporto!) torniamo subito in acqua ma questa volta per
meno tempo perché il mare è mosso e non è facile nuotare per via della
corrente. Prima di tornare indietro osserviamo un cerbiatto che abita qui
sull’isola, infatti Menjangan significa cervo!
Al Taman Sari molto
gentilmente ci danno la possibilità di usare un bungalow anche se abbiamo
già fatto il check-out, per farci una doccia e cambiarci. E’ ora di lasciare
quest’oasi di pace e andare verso Lovina, sulla costa nord. Un
ragazzo della reception carica i nostri zaini su una carretta che traina col
suo motorino mentre noi lo seguiamo a piedi per raggiungere la strada
principale. Fermiamo un minibus, contrattiamo il prezzo, ci mettiamo
d’accordo per 60.000 Rp per tutti e 4.
Il tragitto è molto bello
e pittoresco, siamo gli unici turisti sul minibus e salgono Balinesi in
continuazione, carichi di ogni genere di cose: cibo, sacchi di riso, gabbie
con uccelli, ecc… Tutti ci sorridono e ci guardano con una notevole
curiosità! Tre bambine che tornano dalla scuola sono letteralmente in
ammirazione davanti a Giorgia e me! Sarà per i capelli chiari pensiamo. Qui
le mamme mettono dei cappellini di lana ai loro bimbi, non ci spieghiamo
perché, fa un caldo pazzesco! Il paesaggio che osserviamo dai finestrini del
minibus è incantevole: risaie, palme, casette lungo la strada, spiagge
deserte, ci fa piacere costatare che siamo gli unici turisti (visibili) in
giro. Incrociamo anche una piccola processione di uomini e donne verso un
tempio; sono le donne, vestite con sarong e camicette di pizzo colorato, a
portare le offerte sul capo mentre gli uomini indossano sarong e camicie
bianche con il tipico copricapo indonesiano.
Il tragitto dura circa
un’ora, così capiamo anche come funziona il bemo: mentre salgono sul minibus
i locali indicano all’autista o al tipo che fa salire la gente dove devono
andare, poi quando devono scendere gridano all’autista che sono arrivati e
prima di scendere pagano la cifra statuita.
Noi scendiamo a
Kalibukbuk, uno dei primi villaggi di Lovina. Mentre ci aiutano a
recuperare i nostri zaini dal tetto del minibus, siamo già circondati da
alcuni tizi che ci propongono alloggi. Noi avevamo già consultato la Lonely
e vogliamo prima vedere se c’è posto al Nirwana Seaside Cottages.
Siamo fortunati ci sono delle stanze libere. Lovina è probabilmente il posto
più turistico della costa nord ma sembra comunque che quest’anno non ci sia
una grande affluenza. Ci fanno prima vedere le stanze, com’è di uso a Bali,
sono molto carine e confortevoli, con aria condizionata, c’è anche una
piscina e un bel giardino curato. Di ritorno alla reception contrattiamo un
po’ il prezzo che abbassiamo dalle 210.000 Rp richieste a 180.000. Dopo un
bagno rinfrescante nella piccola piscina usciamo per cena al Barakuda.
Chiacchieriamo un po’ con il cameriere, molto gentile e mangiamo tonno alla
griglia con alcune salse tipiche.
Andiamo a letto presto
stasera, domani dobbiamo svegliarci alle 7 perché abbiamo appuntamento con
un autista, cugino di un impiegato dell’albergo, per proseguire verso Uud.
Qui, lo costateremo anche in seguito, sono tutti fratelli e cugini!...
oppure hanno sempre un amico che ti può portare dove vuoi se loro non
possono farlo!
6 AGOSTO – DA LOVINA A
UBUD
Dopo colazione, siamo
pronti alle 8 ed aspettiamo il nostro autista, che è puntualissimo. Prima
del suo arrivo faccio un salto fino alla spiaggia per vedere il panorama.
Anche qui la sabbia è nera e la spiaggia deserta, a quest’ora ci sono solo i
pescatori che stanno rientrando e alcuni uomini che stanno chiacchierando.
Il nostro autista, Ketut (a Bali esistono solo 4 nomi, per maschi o femmine)
ha 33 anni e ha tre figli. Il nostro percorso prevede una sosta alle
sorgenti di acqua calda (air panas) di Banjar, i laghi Buyan, Tamblingan e
Bratan, fino ad arrivare a Ubud, la capitale artistica, nel centro
dell’isola.
Dopo mezz’ora arriviamo a
Banjar, dove c’è un mercato molto animato che attraversiamo.
L’autista ci lascia poi vicino alle sorgenti. Si paga 4.000 Rp a testa, sono
delle terme pubbliche, immerse in un paesaggio paradisiaco! Ci sono due
piscine di acqua solfora e ci si deve mettere sotto la bocca di statue di
pietra che gettano acqua caldissima procurando un piacevole massaggio. Non
ci sono altri turisti, dopo un po’ arrivano alcuni Indonesiani, notiamo che
si frizionano il corpo con una piccola pietra, per farsi un peeling. In
un’altra vasca, vuota, l’acqua cade da 3 metri di altezza fornendo un
energico massaggio! Dopo un’oretta usciamo, è difficile lasciare questo
posto meraviglioso ma dobbiamo proseguire il nostro viaggio…
Torniamo alla jeep, Ketut
è lì che ci aspetta. All’inizio avevamo un po’ di timore a lasciare gli
zaini nella macchina, e se poi ce li rubasse oppure si allontanasse e
qualcun altro ce li rubasse?... Ma ci rendiamo conto che questa diffidenza
era totalmente infondata e nessuno ha mai provato a rubarci qualcosa durante
il viaggio.
Per strada, verso il
centro dell’isola, costeggiamo delle bellissime risaie di un verde intenso,
quasi fosforescente! Sembrano irreali! Ketut si ferma ogni volta che
vogliamo scattare delle foto, tanto la stradina è completamente vuota. Dopo
un po’ si ferma di fronte ad un baretto lungo la strada perché è di un suo
amico ed ha una bella vista, dice: il Bali Panorama. In effetti la
vista dal terrazzino è strepitosa, proprio sulle risaie verdissime e su un
villaggio in basso nella vallata. Non ci sono altri clienti, è molto
rilassante, soprattutto dopo i nostri bagni alle sorgenti. Ma chi vediamo
dietro il bancone?? Il cameriere del Barakuda di Lovina! Il locale è suo.
Che coincidenza! Beviamo un Lime Juice fatto sul momento, nel frattempo la
sorella del ragazzo ci porta dei dolcetti tipici. I primi, che si chiamano
Dodol, sembrano lunghe caramelle molli, avvolte in una foglia secca di mais,
ci spiega che ci vogliono 4 ore di preparazione, sono fatti con sticky rice,
riso nero, zucchero di canna e arachidi. Assaggiamo, sono molto buoni!
Bisogna togliere la foglia sbucciandola come se fosse una piccola banana. Ne
compriamo una dozzina, ci dicono che si possono conservare e il nostro
intento è di portarli in Italia (leggere più avanti cosa succede in Sulawesi…).
La seconda specialità è un sacchettino di plastica che contiene del cocco
grattugiato, sale, zucchero, arachidi, farina di riso. Si consuma ingoiando
tutto il contenuto del sacchetto, è molto buono anche questo!
Dopo un’oretta di puro
relax e i saluti, ripartiamo per fermarci dopo un po’ ad ammirare una
cascata. Per raggiungerla ci vuole una camminata in discesa di mezz’ora
nella foresta. Quando stiamo per arrivare c’è un gabbiotto dove dobbiamo
pagare 4.000 Rp! Eh eh, furbo! Il getto è
potentissimo e ci sono per fortuna pochissimi turisti e nessun venditore
(come ci aveva detto Ketut) così ci godiamo lo spettacolo in pace. La
risalita è meno divertente!
Riprendiamo il nostro
viaggio verso l’interno di Bali, il paesaggio si fa più montuoso, il cielo
si sta annuvolando e fa molto fresco, ci vuole la felpa per uscire. Ci
fermiamo ad ammirare i laghi Buyan e Tambligan da una
piattaforma sopraelevata sul bordo della strada. Nessun rumore, nessun
turista, solo pick-up colmissimi di scolaresche che ci salutano allegramente
quando ci passano vicino!
All’ora di pranzo ci
fermiamo vicino al lago Bratan, sulla sponda del quale sorge uno dei
templi più famosi di Bali, il Puri Danau Bratan. Come avevo già notato su
numerose cartoline e fotografie, qui c’è sempre una nebbiolina e nuvole nere
basse che conferiscono al luogo un’aura di mistero e misticismo. Ci sdraiamo
cinque minuti in un bel prato verde di fronte al tempio, ma scappiamo in
fretta quando si avvicina a noi un ragazzo con un pitone intorno al collo!
Scopriamo che a pochi metri da qui c’è un piccolo “stand” con animali
esotici dove la gente si può far fotografare, non fa per noi grazie!
Ripartiamo e questa volta
non ci fermiamo più fino a Ubud, Ketut fa delle stradine alternative
che ci permettono di passare in mezzo a villaggi molto carini e risaie
verdissime.
Andiamo direttamente alla
Honeymoon Guesthouse che avevo prenotato via email qualche mese fa,
su consiglio di una ragazza italiana. Non sono delusa, il posto è
incantevole, l’albergo è situato su Jalan Bisma, una stradina perpendicolare
alla via principale di Ubud, Jalan Raya. La stradina non è asfaltata e ai
suoi lati partono piccolissimi vicoli che finiscono nelle risaie. Salutiamo
Ketut e ci mettiamo d’accordo con lui per fare un giro il giorno dopo. Dopo
le formalità e il cocktail di benvenuto, andiamo nelle nostre stanze,
situate in piccoli bungalow doppi nel giardino. Sono molto diverse tra di
loro, una ha il bagno balinese, all’esterno e dei mobili molto più carini,
così visto che stiamo qui quattro notti decidiamo di scambiarci le stanze
dopo due notti, per approfittare tutti e quattro del comfort della stanza
più bella. Ci concediamo un po’ di relax in piscina dove siamo da soli ed
usciamo per andar a cena. Non siamo ancora arrivati sulla strada principale
che veniamo abbordati da due ragazzi che ci propongono dei biglietti per lo
spettacolo di Kecak che sta per iniziare. Titubanti all’inizio perché
avevamo un po’ di fame, decidiamo di andarci perché lo spettacolo c’è solo
stasera e avevo letto che il Kecak è uno dei balli più coinvolgenti di Bali.
Lo spettacolo (50.000 Rp a testa) si svolge nella cornice meravigliosa del
Puri Dalem, un tempietto in mezzo alla vegetazione, la scenografia è molto
curata e decine di lucine illuminano il tempio e gli alberi. La visione è
magica! Lo spettacolo è molto difficile da spiegare, è da vedere! E’ molto
coinvolgente e sono come ipnotizzata davanti al coro di uomini seduti in
cerchio, con un sarong a quadri bianchi e neri stretto in vita e un fiore di
ibisco nei capelli, che canta senza sosta per un’ora versi che assomigliano
a “ciak ciak ciak. In mezzo un grande candelabro illumina la scena e dei
ballerini si esibiscono nella rappresentazione del Ramayana (quello che
abbiamo visto a Java). Alla fine un uomo in trance cammina su delle brace!
E’ una danza da non perdere se andate a Bali!
Usciamo dal tempio ancora
storditi ed andiamo a cena al Café Lotus, sulla Jalan Raya, locale
perfetto per concludere questa serata. Il ristorante è situato nel recinto
di un grande tempio circondato da un laghetto pieno di ninfee e fiori di
loto. Mangiamo seduti per terra sotto una lunga tettoia sopraelevata con
vista sul laghetto. Cibo e ambiente squisiti!
7 AGOSTO – IL VULCANO
BATUR E I MONUMENTI DEL GUNUNG KAWI
Consumiamo un’abbondante
colazione a base di succo di frutta, tè, croissant fresco, frutta fresca e
yogurt, servita da gentili impiegate sul nostro terrazzino (la sera prima
avevamo compilato un modulo per ordinare la colazione!). Questo è un “plus”
molto apprezzato di questo albergo che ha un rapporto qualità/prezzo
eccellente! Infatti paghiamo solo 180.000 Rp in due.
Ketut arriva con un altro
Ketut che ci presenta come suo fratello! Ti pareva! Sarà lui ad
accompagnarci nelle nostre gite se lo vorremo. Ok… Stamattina andiamo a sud
di Ubud in un villaggio a vedere la rappresentazione di un’altra danza
popolare: il Barong. Noto che ci sono pochissimi turisti occidentali,
sono quasi tutti indonesiani che ridono a squarciagola alle battute degli
attori. Il Barong è una danza a tratti molto comica, se si capisce
l’indonesiano, ma anche osservando le gesta e le mimiche dei ballerini. Qui
è il gamelan a far da sottofondo musicale.
Visto che siamo nella
zona dei villaggi di artigianato visitiamo due cooperative di pittori, trovo
un dipinto che mi piace molto ma il prezzo è troppo alto e il venditore non
vuole scendere quindi rinuncio. Enrico e Giorgia invece acquistano due
dipinti.
Verso mezzogiorno ci
dirigiamo a nord e ci fermiamo a visitare Goa Gajah un tempio con una
grotta induista in mezzo alla vegetazione. L’ingresso della grotta è la
bocca di un mostro di pietra!
Arriviamo infine a
Kintamani, il paese che domina il lago Batur e il vulcano omonimo.
Qui l’aria è molto fresca ed appena scendiamo dall’auto per ammirare il
panorama, veniamo assaliti da decine di venditori! Ci stanno dietro tutto il
tempo e sono molto insistenti! Per la prima volta siamo infastiditi e non
sappiamo come fare per liberarci di loro! La vista comunque è molto bella,
la colata lavica sul fianco del vulcano è molto visibile, è il risultato di
varie eruzioni che negli anni hanno distrutto villaggi e tempio, che è stato
poi ricostruito da un’altra parte, in alto. Ketut ci dice che l’anno scorso
una coppia di Francesi è morta scalando il vulcano, tuttora attivo, molto
pericoloso ed imprevedibile.
Dopo pranzo, andiamo al
tempio Batur, il secondo più importante dopo Besakih e anche qui veniamo
circondati da decine di donne urlanti che ci vogliono affittare sarong (che
però noi abbiamo già) e sash, la fascia colorata da legare in vita
per entrare nel tempio. Riusciamo ad uscirne fuori dandogli 10.000 Rp per 4
fasce!
All’interno per fortuna
regna la pace e siamo gli unici turisti. Una donna viene a deporre delle
offerte su diversi altari, Ketut ci spiega che lei sta probabilmente facendo
costruire una casa e che deve dare delle offerte ai dei della casa perché il
suo progetto vada a buon fine.
Nel viaggio di ritorno
verso Ubud, ci fermiamo in una piantagione di spezie, caffè, tè, cacao e
frutta. Assaggiamo un caffè mescolato con del cacao e acqua, molto buono!
Dopo, mi diverto a tostare chicchi di caffè vicino ad un impiegato che fa
questo tutto il giorno. Lui, apparentemente molto contento di starmi vicino,
mi mette un braccio sulla spalla! Dopo aver acquistato curry e tè allo
zenzero ripartiamo per Tampaksiring dove visitiamo i Monumenti del
Gunung Kawi, templi di pietra incastonati nella collina, in fondo ad una
gola con stupende risaie in terrazza. Questo posto è fantastico e molto
rilassante, siamo da soli con Ketut, il sole è appena tramontato così non fa
più tanto caldo.
Quando torniamo poi sulla
stradina del paese notiamo due uomini che stanno allenando due galli da
combattimento!
Di ritorno in albergo ci
mettiamo d’accordo con Ketut per le 20’30 per farci portare al Café Wayan
sulla Monkey Forest Rd dove ceniamo. Il locale è molto carino ma stiamo al
coperto perché pioviggina questa sera. Torniamo in albergo a piedi. “Hey
mister! Transport?” ci chiedono alcuni tizi seduti sul bordo della strada.
Ma abbiamo voglia di camminare…
8 AGOSTO – MERCATO DI
UBUD E MASSAGGIO BALINESE
Ci svegliamo alle 8, oggi
il tempo è brutto. Ci scambiamo le stanze con Enrico e Giorgia e ci
dividiamo fino a questa sera. Prima di uscire prenotiamo il pulmino per
questa sera per andar a cena all’Indus, il ristorante dei proprietari
della guesthouse, conosciuta anche come Casa Luna. Prenotiamo anche un
massaggio per le 16’30.
Il mercato di Ubud è
molto carino e mi viene voglia di comprare di tutto! Tutto è molto economico
anche se bisogna contrattare molto. Compro due sarong, delle ciabattine
infradito di pelle, dei piatti e sottobicchieri fatti con la cannella,
alcuni dipinti e un borsone per trasportare tutto in aereo!
Pranziamo al ristorante
Casa Luna sulla strada principale dove ci incontriamo con Enrico e
Giò. Paolo torna in albergo, è stanco e stufo di fare acquisti, io proseguo
fino alle 16.
Alle 16’30 ci attende il
nostro massaggio balinese, che si svolge in una piccola capanna nel giardino
dell’albergo. Abbiamo ognuna una massaggiatrice che ci copre il corpo con un
sarong e lo scopre man mano ci applica una preparazione a base di spezie
profumatissima e dalla consistenza granulosa. Fanno il massaggio attraverso
il telo e non toccano mai la pelle direttamente. E’ molto rilassante ed è
difficile non addormentarsi. Sulla faccia e le tempie ci applicano invece un
olio asciutto che profuma di cocco, è veramente piacevole. Il massaggio dura
un’oretta in tutto, ma non è finito. La parte migliore arriva con il bagno
di spezie che facciamo nel bagno all’aperto della nostra stanza. Nella vasca
le ragazze versano una preparazione arancione a base di bacche rosse, spezie
e rametti dove dobbiamo star a mollo per venti minuti dopo aver fatto una
doccia per togliere via la preparazione che abbiamo sul corpo e che sembra
curry! Dopo tutte queste cure la nostra pelle è liscissima e siamo pronti
per andar a cena!
L’Indus è un bellissimo
ristorante e dal terrazzo c’è una vista panoramica sulle Gole dell’Ayung.
Purtroppo è già abbastanza buio e possiamo solo indovinare la bellezza del
paesaggio. Mangiamo molto bene, seduti per terra su dei cuscini intorno ad
un bel tavolino basso.
9 AGOSTO – DUE SU
QUATTRO SONO K.O.
Paolo ha avuto la febbre
alta tutta la notte e sono abbastanza preoccupata. Non sta per niente bene.
Anche Giorgia ha un po’ di febbre. Decidiamo di annullare l’escursione a
Besakih che avevamo concordato con Ketut due giorni fa. Alle 8 vado fuori
per avvisarlo che dobbiamo rimandare la gita, è molto dispiaciuto per loro.
Ci diamo comunque appuntamento due ore dopo, caso mai andremo in giro nelle
vicinanze. Alle 10 Paolo non sta meglio pertanto rimane in albergo, vorrei
chiamare il medico ma lui dice di aspettare. Giò non sta troppo male e così
viene con noi nelle Gole dell’Ayung. Scendiamo tanti gradini fino ad
arrivare al fiume, qui è il punto in cui arrivano quelli che fanno rafting
ci spiega Ketut. La salita è molto faticosa, fa molto caldo e non mi sono
portata acqua. Faccio un po’ di riprese con la videocamera per farle vedere
a Paolo.
Prossima tappa: la
Monkey Forest, nel cuore di Ubud. Qui conviene non portarsi cibo perché
le scimmie sono piuttosto aggressive e ladre, dicono. Io nascondo la
macchina fotografica nello zainetto e entriamo nella foresta, spaventati da
eventuali attacchi da parte dei macachi! Dopo cinque minuti però ci
accorgiamo che non succede nulla e le scimmie non ci sembrano così cattive
così ci rilassiamo un po’ e tiro fuori macchina foto e videocamera. Notiamo
comunque che alcuni turisti vengono letteralmente scalati dalle scimmiette
che cercano di procurarsi cibo! La foresta è molto bella, ci sono tre templi
al suo interno, molto suggestivi. Giorgia inizia a sentirsi di nuovo male e
vuole tornare in albergo.
Quando arriviamo scopro
che Paolo ha sempre la febbre! A questo punto decidiamo di chiamare
l’Assistenza medica di Europ Assistance, lascio il mio numero, come vuole la
procedura ma non mi richiamano! Sono piuttosto incavolata! Bel servizio!
Verso le 15 Enrico ed io
siamo rimasti gli unici a reggerci in piedi e lasciamo i nostri due
moribondi in albergo per andar in giro con Ketut a cercare un albergo per le
prossime tre notti, vorremmo restare ancora a Ubud, anche perché ci restano
tante cose da vedere e con due membri del gruppo k.o. non sappiamo cosa
riusciremo a vedere. Impieghiamo tutto il pomeriggio nella ricerca di un
albergo, ne vediamo almeno 15, possiamo visitare le stanze e a volte
contrattiamo il prezzo, ma c’è sempre un problemino: o non hanno posto per
tre notti, o ci danno due stanze completamente diverse, o costa troppo,
insomma alla fine troviamo il posto che fa per noi, è un po’ isolato
rispetto al centro di Ubud ma è veramente carino e costa solo 25 $ a notte.
Le stanze sono pulitissime, inserite in un bel giardino, c’è anche una
piscina. Torniamo in albergo abbastanza distrutti da questo giro che ci
potrebbe servire per scrivere una guida sugli alberghi di Ubud!
Paolo e Giorgia si
sentono un pochino meglio… Paolo ha iniziato a prendere gli antibiotici che
ci eravamo portati dall’Italia, per fortuna, perché ovviamente il suo non è
solo un problema di febbre! Chissà che cosa l’ha reso malato? Cominciamo a
pensare ai posti dove abbiamo mangiato e ci viene in mente che qualche
giorno fa al lago Bratan eravamo stati in un ristorante turistico con un
enorme buffet e forse Paolo aveva esagerato con le “schifezze” (varie
cremine colorate e altri cibi non identificati…)
Questa sera pioviggina,
ceniamo al Café des Artistes, locale gestito da un Belga, qualche
metro più avanti nella nostra via. Mangiamo davvero bene spendendo 100.000
Rp a testa.
10 AGOSTO – RISAIE IN
TERRAZZA E SU TELA…
Oggi Paolo e Giorgia
stanno molto meglio, prima di trasferirci nell’altro albergo vado a fare
ancora un giretto al mercato di Ubud, da sola. Qui non ci sono assolutamente
pericoli per chi gira da solo…
Alle 12 Ketut ci viene a
prendere e deve fare due giri per portarci tutti e 4 con gli zaini. Paghiamo
il conto alla Honeymoon Guesthouse con dispiacere, era proprio un bel posto
e lo consiglieremo a tutti.
Allo Sri Ratih
Cottages sembra di essere gli unici clienti e sono tutti gentilissimi
con noi.
Non è ora di riposare
però e ripartiamo subito con Ketut che ci porta a Sayan per osservare un
magnifico panorama delle Gole dell’Ayung. Qui si affacciano i report
più lussuosi di Ubud, con piscine incredibili.
Attraversiamo in seguito
alcuni villaggi immersi nella campagna. Tutti gli abitanti sono indaffarati
nella preparazione del Galungan, festa induista che si svolgerà
domani e durerà per i prossimi 11 giorni fino al Kuningan. Durante il
Galungan gli hindù commemorano la vittoria della virtù, Dharma, sul male,
Adharma, e ringraziano il dio per la creazione della Terra. Fuori dalle
abitazioni viene eretto un “penjor”, una canna di bambù altissima e
curvata alla sua estremità, addobbata con foglie di granturco, fiori, cocco
e un pezzo di indumento bianco o giallo; il penjor rappresenta il Vulcano
Agung ed è anche il simbolo della prosperità.
Siamo molto fortunati ad
essere capitati a Bali proprio in questi giorni, tutte le città e villaggi
sono addobbati a festa e i penjor che costeggiano le stradine sono
bellissimi.
Proseguiamo il nostro
viaggio fino a Tegallalang dove sono presenti le risaie in terrazza
più famose di Bali. Purtroppo il sole è scomparso e i colori non sono
brillanti come avrei sperato.
Ci dirigiamo quindi alle
fonti sacri di Tirta Empul dove, a differenza delle sorgenti di
Banjar, qui non si fa il bagno, almeno non è consentito ai turisti. In
questo momento possiamo osservare la gente pregare e raccogliersi davanti
alle sorgenti, è molto emozionante.
Sulla collina che domina
il tempio e le sorgenti si trova la villa di Suharto, l’ex Presidente
indonesiano. Con Ketut proviamo a chiedere alle guardie se si può entrare
per visitare, anche solo il giardino, ma ci viene negato il permesso.
Torniamo quindi verso
Ubud dove Enrico e Giorgia si fermano in albergo mentre Paolo ed io
proseguiamo con Ketut verso Mas, un villaggio con gallerie d’arte. Voglio
assolutamente acquistare un dipinto. La prima volta che abbiamo girato le
gallerie ci ero rimasta troppo male per non aver trovato nulla così ci
riproviamo oggi, con calma e senza lo stress di dover fare in fretta… Ci
fermiamo in una galleria conosciuta da Ketut dove ci assicura che la qualità
è ottima. Se vi capita di entrare in una galleria fatevi spiegare i diversi
tipi di pittura balinese è molto interessante. Il mio gusto mi indirizza
verso i dipinti con colori nei toni del verde che ritraggono scene della
vita quotidiana, nelle risaie o nei templi. Uno in particolare cattura la
mia attenzione, è assolutamente stupendo e molto diverso rispetto agli
altri, rappresenta la danza del Barong in un tempio in mezzo alle risaie, è
ricchissimo di particolari e ha dei colori molto curati, si capisce subito
che è di un livello superiore. Il commesso mi dice che costa 1.900 $ e che è
stato esposto in una mostra a New York! Davanti al mio stupore scende subito
a 1.000 $, ma è ancora troppo per il nostro budget. Dice che è stato dipinto
da un maestro che ora è in pensione perché non ci vede più per poter
dipingere, questo è stato realizzato nel 1999, in effetti in un angolo c’è
la firma con la data e la scritta Ubud, Bali. Contrattiamo alcuni minuti,
scherzando un po’ ed arriviamo a 600, poi 300. Il mio ultimo prezzo è 180 $
ma non accetta. Allora distolgo l’attenzione da questo quadro, con
dispiacere e ne individuo un altro. La contrattazione è molto più semplice:
da 250 $ a 70 $. Davanti alla velocità di accettazione mi dico che avrei
potuto chiedere ancora uno sconto ma va bene così! Mentre me lo imballano
fuori dalla galleria, chiacchiero con un altro commesso, che ci aveva
accolto all’inizio, mentre sopra le nostre teste svolazzano dei bellissimi
aquiloni facendo un rumore particolare nell’aria… Faccio vedere al ragazzo
il quadro appena comprato e gli dico che in realtà ne avrei voluto prendere
un altro ma che il suo collega non ha voluto accettare il mio prezzo. Mi
chiede allora qual’era il quadro e il mio prezzo. Quando vede il quadro dice
subito che è il più bello del negozio! Io gli dico che gli offro 180 $, ci
pensa su, guarda dietro il prezzo iniziale scritto a matita e mi chiede
ancora un piccolo sforzo, annuncio 185 $, alla fine mi chiede di aspettare
un attimo perché deve andar a chiamare il pittore per chiedergli se è
d’accordo! Dopo poco torna sorridente e mi dice che va bene!... Io che non
ci credevo più rimango un attimo spiazzata: fuori hanno finito di imballare
l’altro quadro che ho già pagato. Va bene, prenderò tutti e due e questo
sarà il regalo di compleanno per mio marito! E così smontano la cornice,
arrotolano la tela e imballano anche questo quadro! A questo punto me li
devo portare in giro per altre due settimane! Speriamo in bene! Torniamo in
albergo, soddisfatissimi, è proprio un bel dipinto!
Ceniamo al Gajah Biru,
ristorante con cucina Thai e indiana, molto buona in un quadro affascinante.
Siamo praticamente da soli!
11 AGOSTO – GALUNGAN
DAY
Paolo non sta benissimo
ma partiamo lo stesso per una nostra lunga escursione con Ketut che toccherà
il tempio madre di Besakih, Tirtagangga, Pandang Bai, Goa Lawah e Klungkung.
E’ una giornata stupenda
e si respira un’aria di festa in giro. Lungo le strade decine di donne con
bellissimi vestiti colorati camminano con un vassoio sulla testa pieno di
frutta disposta in modo piramidale molto grazioso. Anche gli uomini oggi
indossano i loro abiti da festa, per lo più bianchi con il tipico copricapo
indonesiano. E’ una profusione di colori e di allegria!
A Besakih non c’è
quasi nessuno sul parcheggio, siamo gli unici turisti a quest’ora del
mattino. Come da copione ci costringono a prendere una guida dopo aver
cercato di farci pagare ben 10 euro a testa! Visto che ci eravamo informati
prima sapevamo di questo tentativo nei confronti dei turisti sprovveduti e
così contrattiamo che prendiamo una guida, sì, ma per 6 euro in quattro!
Accettano subito comunque! Quindi state attenti se vi viene richiesta una
somma eccessiva, facendovi vedere sul registro che i turisti che vi hanno
preceduto hanno donato somme ancora superiori! E’ tutto finto, oppure quei
turisti prima di voi sono stati un po’ ingenui…
Il tempio è situato ai
piedi del vulcano Agung che sfortunatamente è avvolto nelle nuvole.
Purtroppo Paolo inizia a
star male e si siede su dei gradini mentre noi vistiamo i vari templi. Sono
piuttosto preoccupata anch’io e non mi godo la visita.
Ha comunque dei momenti
in cui sta meglio pertanto proseguiamo la gita per Tirtagganga,
famosa per le sue bellissime risaie molto estese e i Royal Watergardens. E’
un luogo molto piacevole e oggi è pieno di Balinesi che fanno il pic-nic sui
prati e bambini che fanno il bagno nelle piscine. A pranzo mangiamo i un
ristorantino dov’è meglio non guardare le condizioni della cucina. Oggi Coca
Cola per tutti, per uccidere i batteri!... Vicino al nostro tavolo notiamo
due donne straniere, evidentemente madre e figlia, accompagnate con due
Balinesi. La madre si intrattiene in modo particolare con uno dei due e
capiamo subito la situazione… eh sì, non ci sono solo uomini che ricercano
la compagnia di giovane asiatiche, succede anche il contrario. La situazione
ci sembra ancora più morbosa in quanto tutto avviene sotto gli occhi della
figlia, che invece sembra non stare con l’altro ragazzo… che squallore…
Il viaggio prosegue verso
la costa, superiamo Candidasa, brutta, per fermarci un momento a
Pandang Bai, una spiaggia sulla costa est, da dove partono i traghetti
per Nusa Penida e Lombok. Non vorrei spaventare chi deve prendere uno di
questi traghetti ma sono in condizioni allucinanti! Pezzi di ferro
arrugginito che galleggiano… Della spiaggia mi aspettavo meglio da quello
che avevo letto, è carina ma valgono il colpo d’occhio soprattutto le barche
colorate dei pescatori posate sulla sabbia e i bambini che giocano a pallone
gridando felici. Faccio due chiacchiere con loro e gli scatto alcune foto,
come tutti i bambini indonesiani, sono felicissimi di farsi ritrarre e fanno
un sacco di scene davanti all’obiettivo! Senza chiedere una sola rupia.
Goa Lawah è invece
il nome di una grotta sacra, piena di pipistrelli! Ketut ci spiega che 8
mesi fa il serpente sacro che abitava la grotta è morto e che pochi giorni
dopo c’è stato un terremoto a Bali. Così hanno dovuto cremarlo, come se
fosse un uomo, per placare la collera degli Dei visto che erano convinti che
il sisma fosse avvenuto per colpa della morte del serpente. Ascoltiamo
attenti le parole di Ketut con una punta di scetticismo per queste credenze.
Ci dice che un uomo è rimasto in meditazione nella grotta per due giorni
interi. Visto il numero di pipistrelli non so in che stato ne possa essere
uscito!
Proseguiamo il nostro
viaggio verso l’ultima tappa: Klungkung, per visitare Kertha Gosa, un
padiglione circondato dall’acqua. A quest’ora del giorno, con la luce del
tramonto è davvero molto suggestivo. Ketut si confida con noi e ci parla del
Karma, della reincarnazione, della cremazione. Ci racconta che per un
induista è molto importante cremare i propri cari per accompagnarli
nell’aldilà e assicurarsi un buon karma. Ci dice che alcuni fa è dovuto
sposarsi subito dopo la morte di sua madre perché in casa mancava una donna
e solo le donne possono donare le offerte agli dei!
Stasera abbiamo alcune
difficoltà a trovare un ristorante aperto per via del Galungan, alla fine
mangiamo al Dirty Duck in Monkey Forest Rd. Hanno finito quasi tutto
e mangiamo quello che è rimasto in pratica.
12 AGOSTO – OGGETTI
DELLA CURIOSITA’ A MENGWI E TRAMONTO AL TANAH LOT
Oggi Ketut arriva un po’
in ritardo perché ha avuto una riunione nel suo villaggio che è durata più a
lungo del previsto, si confonde in scuse. Sbrighiamo alcune cose
nell’internet café di Jalan Bisma: un paio di telefonate all’albergo di
Jimbaran e al resort nella Tangkoko Reserve in Sulawesi, scarico poi la mail
dei miei genitori che mi chiedono qual è il nostro programma in Sulawesi per
potersi incontrare e leggo la mail di Freddy, il mio contatto per il cottage
a Siladen…
Finito tutto ci rechiamo
a Mengwi, ad ovest di Ubud, dove si trova un bellissimo tempio
situato in mezzo ad uno stagno pieno di ninfee. Il posto è molto bello ma
essendo ancora giorno di festa siamo circondati da migliaia di indonesiani!
Il primo impatto, fuori dal cancello del tempio, è impressionante! Una marea
umana che si sposta a piedi, in macchina, in moto, in scooter, vicino a noi
passa uno scooter con ben 5 membri di una famiglia!!! Siamo gli unici
turisti e diventiamo noi l’attrazione del giorno per decine di indonesiani!
Tutti ci salutano, ci guardano, ridono, ci parlano, noi ovviamente non
capiamo nulla e cerchiamo di farci tradurre da Ketut, che molto
diplomaticamente non ci rivela le frasi esatte secondo noi! Abbiamo il
sospetto che alcuni ci prendano un po’ in giro, ma non con cattiveria così
ridiamo anche noi!
Ci è venuta fame e così
andiamo a cercare un posto per mangiare. Siccome Paolo è stato male, Ketut
si preoccupa di trovare un ristorante turistico e alla fine facciamo una
bella deviazione tornando sulla strada che va verso nord, in direzione del
lago Bratan, senza che ce ne accorgiamo però! Il pranzo a buffet (per
turisti appunto) non ci soddisfa molto solo che non lo facciamo notare a
Ketut che pensava di farci un favore.
A questo punto andiamo
direttamente al tempio di Tanah Lot sulla costa occidentale, per
ammirare il famoso tramonto. Poco prima di arrivare ci fermiamo all’hotel Le
Méridien dove ci lasciano entrare e girare a nostro piacimento. Dal Green
del golf godiamo di una bellissima vista sul tempio, certo che si sono
scelti proprio il posto migliore per costruire l’albergo!… dopo aver dato
un’occhiata alla piscina con finta spiaggia di sabbia (!), raggiungiamo
Ketut che ci aspettava fuori in macchina e ci rechiamo al tempio. Qui, per
la prima volta da quando siamo a Bali, si nota la presenza massiccia dei
turisti, il vialetto che conduce al tempio è un percorso obbligato tra
bancarelle di souvenir e t-shirt, che ci sembra un po’ squallido dopo aver
conosciuto il mercato di Ubud.
Il tempio, il più famoso
di Bali, è un tempio marino ed è arroccato su un grosso scoglio, scoperto a
bassa marea, come in questo momento. Solo gli induisti possono accedervi e
ai turisti è concesso solo ammirarlo dal basso. Questi sono i giorni del
Galungan e possiamo assistere a numerose processioni di Balinesi in abiti da
cerimonia portare offerte in cima al tempio. È molto suggestivo…
Aspettando il tramonto
scherziamo con Ketut e facciamo alcune riprese con la videocamera mentre lui
ci fa il suo “show” dicendo “matre mia!” come Giorgia e Enrico glielo hanno
insegnato!!! Lui ci tiene a farsi una foto con noi e chiede ad un tizio con
una Polaroid di immortalare così la nostra amicizia. Subito dopo, ci fa
scrivere i nostri nomi al retro della foto, per non dimenticare. Siamo molto
toccati da questo gesto di affetto.
Il sole sta per
tramontare ed è ora di mettersi in posizione per scattare le migliori foto.
Mi sposto pertanto verso est da dove ho una visuale perfetta sul tempio, con
il sole dietro. Ci sono già diverse decine di turisti appostati su scogli
con videocamere, fotocamere digitali, reflex, ecc…
Il tramonto è molto bello
anche se non spettacolare come avrei sperato. I turisti, pian piano se ne
vanno, mentre arrivano i locali… Mentre andiamo via, il cielo si tinge di
arancione, poi di rosso, per finire sul rosa. Questo sì, è spettacolare, ma
ormai siamo in macchina, sulla strada per Ubud. Ci mettiamo un po’ più di
un’ora per arrivare. Ci cambiamo velocemente e andiamo subito a cena, al
Gaya, un bellissimo ristorante in mezzo alle risaie, un po’ fuori da
Ubud, con annessa una galleria di dipinti e ceramica. Scopriamo che il
proprietario è italiano e ci facciamo tentare dalla pasta, che è ottima! La
facciamo anche assaggiare a Ketut, che questa sera è rimasto con noi a cena,
anche se non mangia. Fa una faccia un po’ strana quando Giorgia gli porge la
forchetta con gnocchi al gorgonzola!!! Non riusciamo a capire se gli piace o
meno; lui, molto diplomaticamente, non fa commenti…
13 AGOSTO - ULU WATU E
ODALAN AL TEMPIO DI JIMBARAN
Oggi partiamo per il
sud di Bali, direzione Jimbaran. Ci accompagna un amico di Ketut che
non ha potuto portarci perché oggi alle 11 deve suonare il Gamelan nel suo
villaggio (lui è il capo dei suonatori di Gamelan). A Ubud ci fermiamo un
attimo in una farmacia nell’intento di acquistare dei fermenti lattici, che
ovviamente non hanno. Scopriamo però che in un frigo ci sono delle
bottigliette di Yacult, l’LC1 locale, ne prendiamo subito una bottiglietta a
testa! Stasera inizieremo la profilassi col Malarone, dobbiamo rifoderarci
un po’ lo stomaco!
Partiamo quindi per
Jimbaran, passando da Denpasar, la capitale, dove non ci fermiamo.
Percepiamo già un caos maggiore rispetto alle zone centrali di Bali, simile
a quanto visto a Java. Quando arriviamo a destinazione andiamo subito a
chiedere due stanze al Puri Bamboo, l’albergo che avevamo scelto
sulla guida. Purtroppo hanno solo più una stanza standard, l’altra è Deluxe.
Le vediamo tutte e due, sono molto belle e lussuose rispetto a quanto
abbiamo avuto sinora. Anche il prezzo è lussuoso! 40 e 50 $ per camera!
Riusciamo ad ottenere solo uno sconticino di 5 $ sulla camera più costosa;
certo che è diverso rispetto al trattamento ricevuto a Pemuteran!
Ci cambiamo
velocemente e ripartiamo subito con l’autista alla scoperta della penisola
all’estremo sud di Bali. Visitiamo Ulu Watu, tempio marino a picco su
una scogliera che uno non si aspetterebbe di trovare a Bali! Questo luogo è
molto frequentato da piccoli macachi dispettosi e ladri, secondo la LP,
quindi nascondiamo orologi, orecchini, macchine foto, video camera e
proseguiamo lungo il sentiero che costeggia la scogliera. Non si può entrare
nel tempio se non si è Hindù ma la passeggiata vale il colpo d’occhio. Il
paesaggio è stupendo, dall’alto osserviamo le onde che si infrangono
regolarmente sugli scogli creando un gran fracasso. Questa costa è famosa
tra i surfisti ma per ora non se ne vedono, forse sono su un altro tratto
non visibile da qui.
Passano alcuni minuti
e ci rendiamo conto che le scimmie non sono così pericolose né ladre e
tiriamo fuori di nuovo il nostro arsenale fotografico.
Appena rilassati,
assistiamo ad una scena degna di Paperissima: una bambina giapponese si fa
sottrarre la sua bottiglietta d’acqua da un piccolo macaco che scappa
velocissimo e se la scola tutta! Scoppiamo a ridere mentre la bambina
piange, non sappiamo se per lo spavento o per il furto dell’acqua! Un’altra
scimmia ha rubato un cappello. Una coppia di Indonesiani, che ha capito il
business che poteva ricavare da questi furti, lancia delle noccioline ai
macachi che miracolosamente mollano la presa e così possono recuperare gli
oggetti rubati, in cambio di una gentile mancia immagino!
Dopo il giro intorno
al tempio, andiamo a pranzo al Top Rock Café che vista strepitosa sulla
scogliera e la spiaggetta di sabbia dove alcuni turisti si fanno arrostire.
I surfisti sono tutti lì, al largo, dove le onde si infrangono contro la
barriera corallina. A giudicare da quello che vediamo, non sono molto
bravi.. Un tizio, che incrociamo nel bar, ha la schiena completamente
squarciata, non è un bello spettacolo!
Offriamo il pranzo al
nostro autista e ci godiamo un po’ di relax su questo terrazzo panoramico.
Il Café offre anche delle stanze, in piccoli bungalow, a prezzi non proprio
bassissimi ma la location è molto bella.
Decidiamo di andar a
fare un giro nel “ghetto dorato” ossia Nusa Dua, dove c’è una grande
concentrazione di alberghi di lusso. C’è un ingresso custodito per accedere
all’intera area e secondo il nostro punto di vista, questo posto è
agghiacciante! Avremmo voluto vedere gli alberghi da più vicino, per
curiosità, ma sono tutti imboscati e dalla strada non si vede nulla. Decisi
a non perdere tempo per vedere questa specie di Disney Land alberghiera,
torniamo a Jimbaran. Concordiamo tutti sul fatto che chi dorme qui non potrà
mai avere la stessa percezione di chi come noi ha alloggiato diversi giorni
a Ubud o nel nord, potendo entrare in contatto con la vita balinese “reale”.
Per strada ci
imbattiamo in una processione di Balinesi verso il tempio di Jimbaran,
l’autista ci spiega che oggi è l’Odalan del tempio, ossia il suo
anniversario e quindi c’è una grande festa. La stanchezza mi passa subito e
decido di vedere questa cerimonia. Siccome sono l’unica interessata ad
andarci, lasciamo Paolo, Enrico e Giorgia in albergo e proseguo con
l’autista. Prima di partire mi consiglia di indossare degli abiti più lunghi
che coprano anche le braccia, mi eseguo in due minuti e torno in macchina,
armata di macchina foto e videocamera. L’autista non riesce a lasciarmi
proprio davanti al tempio perché la strada è chiusa al traffico, così
proseguo a piedi, sono già estasiata: decine e decine di uomini, donne e
bambini, si stanno recando al tempio in abiti da festa, le donne portano
sulla testa dei vassoi d’argento con delle composizioni piramidali
spettacolari di frutta e fiori. Entro nel tempio, dopo aver chiesto il
permesso ad un Balinese per strada e rimango a bocca aperta. Davanti a me si
presenta un vero quadro, coloratissimo: tutti gli uomini sono vestiti di
bianco, le donne di rosa scuro, sono tutti seduti per terra rivolti verso
l’altare e il “meru” del tempio. Sullo sfondo un bellissimo tramonto che
tinge il cielo di rosa e fa risaltare i numerosi “penjor” allestiti
all’occasione del Galungan. Davanti alle prime file, c’è il Barong, la
creatura buona. Sul lato sinistro i suonatori di Gamelan si eseguono in una
musica inebriante, vicino ad un altare dove vengono deposti tutti i vassoi
di offerte.
Un uomo parla al
microfono e recita una preghiera, mentre un altro cosparge la folla di acqua
santa. Tutti si abbassano o alzano le mani unite sopra il capo all’unisono.
E’ veramente emozionante.
Sembra che la mia
presenza non disturbi affatto i locali che mi guardano sorridendo e
salutando. I bambini si divertono un mondo quando si accorgono che si
possono vedere nel piccolo schermo della mia videocamera! Chiedo il permesso
alle donne di fotografarle nei loro bellissimi abiti colorati e loro
accettano volentieri, mettendosi pure in posa. Di turisti siamo pochissimi,
forse 5 o 6, tutti con gli occhi sgranati davanti a questa cerimonia molto
suggestiva.
Il tempo passa in
fretta e dopo un’ora, decido di avviarmi verso l’albergo, è diventato buio e
stasera andiamo a mangiare il pesce alla griglia sulla spiaggia di Jimbaran.
Prima di cercare un mezzo di trasporto, compro alcune banane al mercatino
allestito fuori dal tempio, contrattando in bahasa indonesiano, il che mi
vale numerosi complimenti e apprezzamenti da parte della commessa! Purtroppo
per me non ci sono taxi perché la via è chiusa al traffico e credo che il
nostro albergo sia abbastanza lontano… Comincio a preoccuparmi un po’ ma
presto trovo una soluzione: chiedo ad uno dei vigili addetti allo
sbarramento della strada come posso fare per tornare in albergo e così uno
di loro di offre di accompagnarmi, in motorino! E’ piuttosto divertente, non
sono mai salita in motorino con uno sconosciuto ma qualcosa mi dice che mi
posso fidare e mi godo l’aria tiepida della sera mentre sfrecciamo lungo la
via principale di Jimbaran! Arrivati a destinazione gli lascio una mancia di
10.000 Rp. Avrei lasciato qualcosa in meno (il percorso era stato veramente
veloce alla fine) ma lui non ha il resto…
Dopo una rapida doccia
e un piccolo racconto di quello che ho visto a Paolo, usciamo a cena.
Jimbaran è famosa per il fatto che si può mangiare il pesce alla griglia
direttamente sulla spiaggia. Scegliamo uno dei ristorantini che ci ispira di
più, scegliamo il nostro pesce, contrattiamo un po’ (1 kg di tonno = 3
Euro!) e ci sediamo piedi nella sabbia intorno ad un tavolo di plastica
illuminato con delle candele. Molto romantico! Mi guardo intorno: ci sono
tavolini, candele e turisti a perdita di vista! Ma l’impressione non è
brutta, anzi, è molto particolare, le luci sembrano quelle di migliaia di
lucciole. Aggiungiamo a questo quadro il rumore delle grosse onde che si
infrangono sulla sabbia ed è perfetto! Mangiamo molto bene, il pesce è
fresco e viene accompagnato da verdure, salsine e l’immancabile riso bianco.
Per contribuire ulteriormente all’atmosfera un gruppo di musicisti si piazza
davanti al nostro tavolo e si esegue in due canzoni mitiche di Eric Clapton
(Leila) e Santana (Black Magic Woman). Devo dire che questa cenetta è la
perfetta conclusione di questo soggiorno balinese e siamo un po’ melanconici
all’idea di dover lasciare quest’isola meravigliosa l’indomani…
Per fortuna il viaggio
non è finito! Torniamo a dormire in albergo, domani si prende l’aereo per il
Sulawesi!
14 AGOSTO – ARRIVO IN
SULAWESI ED INCONTRO DEL TERZO TIPO NELLA GIUNGLA…
Sveglia alle 6’45.
Dopo la colazione partiamo per l’aeroporto che per fortuna dista solo 15
minuti di pulmino, è anche per questo che avevamo scelto di passare l’ultima
notte a Jimbaran.
Il nostro volo parte
alle 9’15. Dopo aver sorvolato il Gunung Agung, che da terra avevamo visto
solo avvolto nelle nuvole, facciamo uno scalo a Unjung Pandang in Central
Sulawesi (il nuovo nome di Makassar) dopo un’ora. L’atterraggio è di
quelli da brividi: l’aereo effettua una curva pazzesca vicino alle montagne
prima di tornare dritto per affrontare la pista. Devo dire che l’atterraggio
però è perfetto, altro che quello avuto ad Amsterdam con l’Alitalia!
Il piccolo aeroporto
non offre molto ai turisti e capiamo subito che abbiamo lasciato Bali. Qui
ci sono numerosi Musulmani e la maggior parte delle donne indossa il tchador
colorato in testa. Ripartiamo per Manado, nel Nord Sulawesi
alle 14’15. Dall’alto abbiamo già potuto osservare una rigogliosa
vegetazione ed alcuni vulcani. Il paesaggio mi ricorda quasi la Malaysia con
tutte queste palme da cocco.
In aeroporto non
troverete i trolley, non esistono, infatti ci sono numerosi portatori che
offrono i loro servizi contro alcune Rupie. Siccome abbiamo bisogno di un
taxi per recarci al Tangkoko National Park, la nostra prima meta,
aspettiamo a muoverci e vado in ricognizione! Mi viene subito incontro un
ragazzo giovane e carino dalla pelle molto scura chiedendomi se voglio andar
a Bunaken, meta dell’80% dei turisti arrivati a Manado immagino. Gli
rispondo che voglio andare al Tangkoko, al Benteng Resort (che
avevamo individuato via internet a Bali). Ovviamente dice subito Ok ed
andiamo a cercare gli altri compagni di viaggio dopo aver prelevato dei
soldi con il bancomat al distributore dell’aeroporto.
Ci vogliono due ore
per raggiungere il Tangkoko, mi sembra poco visto quello che avevo letto
sulla LP, ma lui mi assicura che hanno rifatto la strada e che quindi ci
vuole di meno. Gli chiedo se conosce un certo Freddy (un ragazzo Indonesiano
che vive a Bunaken e che avevo contattato via email dall’Italia per
trovarmi un alloggio a Siladen. Mi era stato indicato da una viaggiatrice
svedese conosciuta sul forum del Lonely Planet). Fersi -questo è il nome del
ragazzo che ci ha prelevati in aeroporto- scoppia a ridere e dice che lo
conosce benissimo! Ti pareva! Lavorano insieme al bar del Living Colours a
Bunaken.
La strada in effetti è
piuttosto bella ma il nostro autista è un tipo spericolato e mi sembra di
essere tornata a Java! Il paesaggio è completamente diverso rispetto a Bali,
ci sono migliaia di palme da cocco, piccoli villaggi e tantissime chiese. La
regione del Nord Sulawesi in effetti è a dominanza Cristiana (il 75%) contro
un 20% di Musulmani e solo il 5% di Induisti, concentrati a Manado. Nel
Central Sulawesi i Musulmani sono più numerosi e sono stati attori di
diversi scontri sanguinosi contro i Cristiani (nel 2002 è stato ucciso un
turista nella regione di Poso). Mi rassicurano dicendomi che nel Nord tutto
è tranquillo.
La nostra seconda ora
di viaggio è molto bella, passiamo in mezzo ad una fitta vegetazione e
scorgiamo alcuni vulcani, la strada è sempre più stretta e ci sono numerose
buche. Ad un certo punto, scorgiamo davanti a noi, ad alcune centinai di
metri, due Bemo stracolmi di locali, sono in realtà due pick-up e la gente
sta seduta su degli assi di legno nel retro scoperto. In mezzo alle facce
scure, notiamo due turisti occidentali, neanche giovanissimi da quello che
si riesce a capire e ammiriamo il loro coraggio nell’affrontare questo
viaggio in simili condizioni! Quando uno dei bemo si ferma, stiamo per
superarlo quando mi accorgo che i due turisti che stanno scendendo davanti
al Mama’s Roos (uno dei 3 homestay spartani del Tangkoko) sono… i
miei genitori!!! Mi viene un colpo! Beh, a dire la verità, sapevo che anche
loro erano in viaggio in Sulawesi e li avevo avvisati via email che saremmo
arrivati al Tangkoko più o meno in questa giornata, ma non pensavo di
beccarli così, in mezzo alla giungla! Inutile dire che faccia fanno i locali
e i nostri due autisti quando gli dico che sono i miei! Dopo i saluti, ci
diamo appuntamento per dopo, per andar a fare l’escursione di sera nel
Parco, per avvistare i Tarsius Spectrum.
Noi proseguiamo per il
Benteng Resort, che si trova un paio di km più avanti, dopo il villaggio di
Batupukih. La strada sale su una collina ed è sempre più bruttina, non
asfaltata. Alla fine arriviamo davanti al “Resort”: oddio è un insieme di
capanne spartane in mezzo al nulla!... C’è una spiaggetta di sabbia nera e
tutt’intorno la foresta! Scarichiamo i bagagli e (sfortunatamente per noi)
lasciamo andare i nostri autisti dandoci appuntamento per il giorno
successivo, per andare nei Minahasa Highlands. Chiediamo alla padrona
di farci vedere i cottage. Sono piuttosto spartani, senza luce né acqua
calda e costano uno sproposito! Quando penso al sito web mi vengono i nervi!
28 Euro a notte senza i pasti, nemmeno la colazione, praticamente un furto
in Indonesia! Non hanno nemmeno una macchina per portarci a fare delle
escursioni e l’ingresso del parco (di fronte a dove abbiamo lasciato i miei)
è troppo lontano per andarci a piedi, soprattutto al buio. Siamo molto
perplessi e ci sentiamo in trappola. Sul sito era scritto che potevano
organizzarci le escursioni, ecc… Ma non è vero. Lo facciamo presente alla
padrona che tra l’altro non parla neanche bene inglese!... Mentre stiamo
pensando a cosa fare, la luce comincia a diminuire e per andar a fare il
trekking nella giungla per vedere i Tarsier bisogna partire alle 16, ormai
mi sa che è troppo tardi! Per fortuna arriva una jeep con una turista
indonesiana e il suo autista. Le chiedo se possiamo approfittare del suo
autista e dell’auto per tornare indietro all’ingresso del parco. Lei è vaga,
non dice né sì né no e se ne va in un edificio in muratura, che immagino sia
il posto dove lei dormirà. Non ho parole! Siamo disperati! L’autista non
parla inglese e dobbiamo trattare tramite la padrona del resort che non fa
nessuno sforzo per fare da interprete, ovviamente lei non ha interesse a
perdere 4 clienti! Capiamo che spostarci da qui ormai sarà molto
problematico ma sono testarda e decido di tornare al villaggio, anche a
piedi se ci vuole! Vado verso i bagagli e inizio a caricarmi lo zaino in
spalla, senza rendermi conto che quello che sto per fare è da pazzi!
Camminare a quest’ora per 2 km, forse 3, con i bagagli non è da persone
sane, ma sono troppo incazzata per questa fregatura! L’autista però si
“sveglia” e fa segno di collaborare. Gli faccio vedere una banconota di ben
50.000 Rp (una follia!) e riesco a spiegargli che vogliamo tornare
all’ingresso del parco dove ci sono gli altri homestay. Per fortuna capisce
e carichiamo gli zaini nella sua jeep! Mi sembra la fine di un incubo! Non
so se sono riuscita a rendere l’idea ma la situazione era veramente al
limite dell’inverosimile: un posto semi abbandonato, nessuno tranne noi,
capanne spartanissime, niente cibo, niente auto, noi bloccati lì senza
poterci muovere!... La tipa del resort ovviamente non è molto contenta, ma
peggio per lei, aveva solo da non fare un sito web ingannevole!
Mentre stiamo
viaggiando, incrociamo i miei, che stavano venendo verso il resort per
incontrarci! Gli spieghiamo cos’è successo e riusciamo a caricarli sui bordi
della jeep per tornare indietro da dove arrivavano! Che ridere! I miei
appesi alla macchina mentre viaggiamo! Sfortunatamente l’autista dice che ci
sono dei controlli e non possono restare così li dobbiamo lasciare lì e
proseguire, dopo avergli promesso che l’autista tornerà a riprenderli.
Vediamo i tre homestay: Mama Roos, Ranger Homestay e Tarsier
Homestay.
Ci fermiamo nel
secondo dove stanno anche i miei. Le stanze sono molto spartane: un letto
con la zanzariera, un bagnetto con water e mandi. Però dopo le vicissitudine
di prima, ci sembra un sogno. Costa 13 euro al giorno con i tre pasti
inclusi!
Visto che ormai è
tardi per addentrarsi nella foresta e vedere i Tarsier, rimandiamo il
trekking alla mattina successiva per le 4!
Ceniamo con i miei:
tonno alla griglia, riso, verdure, frutta. Andiamo a letto prestissimo ma
non dormo per niente quasi! La paura di trovare scarafaggi o ragni sopra la
mia testa è più forte, inoltre fuori c’è un vento pazzesco e tutto ciò è
molto inquietante! Tant’è che quando suona la sveglia alle 3’30 sono
contenta!
15 AGOSTO – L’INCONTRO
CON I TARSIER E I MACACHI NERI
Alle 4 siamo tutti
pronti fuori dalle nostre stanze, con pantaloni da trekking, calze spesse,
camicie a maniche lunghe, mio padre con la lampada frontale!... Il cielo è
stupendo, ci sono milioni di stelle e la via lattea è chiarissima. Iniziamo
la camminata che ci porta nel cuore della foresta. Siamo uno dietro l’altro
con delle torce per illuminarci, ci accompagnano tre rangers. Dopo circa
un’ora di camminata, sentiamo rumori sospetti tra gli alberi. Arriviamo
vicino ad un enorme fico e i rangers ci dicono di sederci in silenzio ed
attendere… Dobbiamo aspettare il rientro dei Tarsiers dalla caccia notturna
nel loro rifugio per il giorno, ossia questi “figtrees”. Stiamo in silenzio
a scrutare l’oscurità, orecchie tese per cercare di captare ogni minimo
rumore, è un momento bellissimo… Ad un certo punto, a rompere la magia di
questi istanti, uno dei rangers mi chiede se ho dei fazzoletti di carta…
perché ha mal di pancia e mi fa capire che deve andare a “liberarsi” dietro
qualche albero!... Non vi dico le risate con Enrico e Giorgia!!...
Quando torna,
evidentemente molto più rilassato, inizia ad imitare il grido dei tarsiers,
per chiamarli. E funziona! Dopo poco sentiamo i rami muoversi e quel
gridolino stranissimo! Di colpo il ranger ci fa segno di avvicinarci
all’albero. C’è un piccolo tarsier appeso ad un tronco. Che emozione! E’
bellissimo! Piccolissimo! Con degli occhi enormi! Gira la testa a 360 gradi,
è impressionante! In un attimo salta e si rifugia nell’albero, che ha il
tronco vuoto. Per fortuna ce ne sono altri in giro e possiamo osservarne due
in un alberello. Siamo agitatissimi di poter assistere ad un simile
spettacolo!... Sembrano dei piccoli Gremlins, ma quelli gentili!
Dopo un po’, quando
tutti gli animaletti sono rientrati nell’albero, proseguiamo la nostra
camminata sperando di avvistare i macachi neri, che abitano la foresta.
Purtroppo non abbiamo questa fortuna, in compenso vediamo dei bellissimi
tucani coloratissimi.
Dopo circa 4 ore di
camminata, torniamo al Ranger Homestay, dove ci aspetta la prima colazione.
Sono le 9 e abbiamo già fatto un sacco di cose! Decidiamo di andar a
rilassarci un po’ sulla lunga spiaggia nera e deserta che costeggia la
foresta. Paolo, un po’ stanco perché non ha dormito per niente, rimane in
camera. Con i miei, Giorgia, Enrico e un ragazzino che ci fa da guida,
andiamo alla spiaggia. E’ veramente bella e particolarissima con questa
sabbia nerissima! Abbiamo fatto bene a portarci la maschera perché anche i
fondali sono molto belli, c’è la barriera corallina vicinissima al bordo.
Quando finalmente ci
sdraiamo per riposare un po’, la guida mi viene vicino e mi dice: “macacca,
macacca!”. In un attimo realizzo e mi alzo di scatto raccogliendo come posso
la mia roba. Siamo in costume da bagno, ci infiliamo velocemente
pantaloncini e infradito, mettiamo via le maschere negli zainetti,
l’asciugamano, la macchina foto e la videocamera intorno al collo (e già…
visto che Paolo non c’è, mi ero portato dietro tutte e due!) e ci
precipitiamo dietro il ragazzino che si è già addentrato nella foresta.
Quello che facciamo in seguito dimostra la nostra eccitazione e incoscienza:
corriamo come dei pazzi in mezzo alla giungla, con i soli infradito e le
cosce scoperte, ci graffiamo ovunque, non ci fanno più paura i rami
taglienti o gli insetti! Alla faccia dei pantaloni e scarpe da trekking
indossate al mattino!!!.... L’adrenalina è alta! Finalmente li avvistiamo!!
C’è un branco di macachi neri proprio vicino a noi! Nel frattempo, oltre al
ragazzino, erano arrivati altri due ragazzi che molto gentilmente si
propongono di scaricarci dei nostri zaini e degli asciugamani per
permetterci di scattare fotografie senza essere ingombrati. Uno addirittura
era andato in spiaggia a recuperare tutta la roba che avevamo lasciato,
nella fretta!... Questi macachi sono proprio belli: hanno il muso lungo e
dei pelli dritti sulla testa che li fanno sembrare punk! Li inseguiamo per
un po’ ma per noi diventa sempre più difficile avanzare nella giungla, mi
accorgo di avere le gambe tutte graffiate! Per di più mi accorgo di essere
morsa da un ragnetto o formica rossa sul piede! Fa un po’ male! Alla fine
decidiamo di tornare indietro alla spiaggia. Questa corsa improvvisata
dietro i macachi è stata bellissima e siamo ancora tutti agitati. Mi spiace
che Paolo non abbia potuto vederli! Per fortuna con la videocamera ho fatto
delle belle riprese che gli faccio vedere subito al nostro rientro per farlo
morire d’invidia!
Il tempo di farci una
doccia veloce con il mandi siamo di nuovo pronti per una nuova avventura:
siamo stati tutti invitati ad una festa nel villaggio organizzata da una
famiglia benestante per il 15 agosto (il nord Nord Sulawesi è cattolico). Ci
dicono che ci sarà il buffet e che pranzeremo lì anziché al Ranger Homestay.
L’esperienza ci attrae e accettiamo subito! Effettuiamo il tragitto caricati
sul pick-up del proprietario dell’homestay, seduti su delle panche di legno
che balzano ad ogni buca! È piuttosto movimentato ma divertente! La festa è
stata allestita davanti ad una casa, ci sono delle panche sulla stradina, un
enorme tendone azzurro copre il terrazzo della casa dove sotto sono state
sistemate delle sedie a platea. Diverse persone prendono la parola con un
microfono e recitano quello che mi sembrano preghiere o sermoni. Nel
frattempo alcune donne stanno allestendo un buffet su un tavolo vicino a noi
e possiamo osservare bene tutte le pietanze che ci verranno offerte. Oltre
alla Coca Cola allungata con l’acqua (del rubinetto ahimé), scopriamo delle
cose non proprio piacevoli: chiediamo chiarimenti ad una donna inglese che
vive qui e ci dice che ci sono piatti di cane e di pipistrello, considerati
prelibatezze in Sulawesi! Oddio!!!.... e io che morivo di fame! Per fortuna
portano anche del riso, della frutta, della zuppa e delle torte. Ci viene
dato un piatto con un cucchiaio e quando finiscono i discorsi, siamo tutti
invitati a mangiare, la gente si butta letteralmente sui vassoi! Ci saranno
almeno 50 persone! Anche sotto il tendone c’è un grande tavolo con gli
stessi piatti di quelli che erano vicino a noi sulla stradina. C’è musica
pop indonesiana a tutto volume e sotto il tendone non ci si sente talmente
le casse sono enormi!!... Mio padre, molto coraggiosamente, assaggia sia
cane che pipistrello, per rispetto delle tradizioni e soprattutto per
curiosità! Ma non rimane molto colpito dal sapore della carne… Dopo un po’,
scappiamo, ho la testa che mi scoppia per la musica altissima e l’emozione
di aver visto questi vassoi di cane con quelli ancora vivi che gironzolavano
sotto i tavoli, in attesa di essere sacrificati anche loro (?!)… Il bello è
che hanno tanti cani, come animali da compagnia. Ho chiesto a uno se
mangiavano anche i loro cani e mi ha risposto di no, che li vanno a comprare
al mercato…
Alle tre del
pomeriggio, salutiamo i miei, che si fermano ancora un giorno e partiamo con
l’autista del giorno prima (che ci era venuto a prendere) per Tomohon,
la capitale della regione dei Minahasa Highlands dove ci fermeremo tre
notti.
Dopo due ore e mezzo
di viaggio (durante le quali crolliamo tutti e 4 letteralmente
addormentati!) arriviamo all’Highland Resort che avevo prenotato via
email dall’Italia. Qui siamo un po’ in altitudine e fa molto fresco per non
dire freddo la sera! Il Resort è molto grazioso, composto di bungalow di
legno curati. Ceniamo e andiamo subito a letto.
16 AGOSTO – I MINAHASA
HIGHLANDS, UNA MEZZA DELUSIONE…
Alle 10’30 partiamo
per visitare un po’ la regione, promossa molto bene dall’ufficio del Turismo
del Nord Sulawesi. Ci muoviamo autonomamente con i piccoli “Mikrolet” blu
(furgoncini taxi) che passano in continuazione lungo le strade ma partono
dalla stazione di Tomohon solo quando stracarichi di passeggeri!
Una volta ricordo che
eravamo in 16 e se vedete la taglia di questi mikrolet capirete subito in
che condizioni abbiamo viaggiato! Per non parlare della musica da discoteca
sparata altissima nelle casse!!!
I mikrolet hanno la
destinazione indicata sul tetto quindi è facile individuare quello giusto.
Quando troviamo delle difficoltà i locali ci aiutano volentieri ad
individuare il nostro mezzo di trasporto, siamo anche gli unici turisti in
giro! Si paga a seconda della destinazione, di solito sulle 2.000 rupie a
testa.
Prima tappa della
giornata: Danau (lago) Linow, un lago di origine vulcanica che ha la
caratteristica di cambiare colore con la luce del sole, dal turchese allo
smeraldo. E’ molto bello. Ci sono anche delle buche nel terreno intorno al
lago da dove esce zolfo puzzolente…
Quando torniamo al
terminal dei mikrolet a Tomohon, prima di prenderne un altro, decidiamo di
acquistare acqua e biscotti in un negozietto, che si trova proprio vicino al
mercato. Visto che ci siamo decidiamo di farci un giro, il mercato di
Tomohon è molto famoso… A fianco della bancarella delle banane, un’allegra
signora ci fa vedere un cestino pieno di … toppi arrostiti!!! Allunghiamo lo
sguardo ed ecco il bancone dei pipistrelli, tutti allineati con cura con le
ali distese, per attrarre le signore cha fanno la spesa. Più avanti vedo una
cosa che non avrei voluto vedere: il bancone dei cani arrostiti! C’è ne uno
intero completamente abbrustolito! Fa un’impressione!!! Scatto una foto, per
documentare, e il ragazzo che se ne è accorto, prende il cane in mano per
farmelo vedere meglio: è rigidissimo!... Aiutooo! Scappiamo da questo
mercato degli orrori e ci perdiamo i serpenti e le tarantole, ma anche la
parte più “normale” con la frutta, la verdure e le spezie…
Prendiamo un mikrolet
per Tondano, dove si trova il lago più grande della regione, luogo di
villeggiatura dei locali, promosso anche dalla Lonely Placet. Purtroppo,
dopo due ore di strada stipati nel mikrolet rimaniamo molto delusi dal lago,
dal colore marrone e per niente suggestivo!... Quanto alla specie di club di
vacanze che si trova sulla sua sponda, è di un desolato pazzesco! C’è solo
una famiglia di russi che si sta facendo il bagno nella piscina a metà
riempita. Decidiamo di scrivere alla LP al nostro rientro per chiedergli
cos’hanno trovato di bello in quel posto! Mangiamo i nostri biscotti e le
nostre banane su una panca di legno e torniamo indietro con un altro
mikrolet. Questa volta siamo fortunati, c’è poca gente e possiamo respirare.
Andiamo alle Hot
Springs di Rantepaso che la LP dice essere inserite in mezzo alle
risaie. Ma all’arrivo, altra delusione: le hot springs non hanno nulla a che
vedere con quello che ci immaginavamo. E’ solo un pozzo d’acqua fumante
abbandonato in un prato dietro un baretto, dove ci beviamo un tè aspettando
il mikrolet che avevamo prenotato per una mezz’ora dopo!
A questo punto, un po’
delusi dalla giornata e dalle aspettative, torniamo direttamente all’Highland
Resort e prendiamo la decisione di non fermarci un’altra giornata. Tanto non
abbiamo intenzione di scalare nessuno dei due vulcani che stanno vicino e
vogliamo arrivare un giorno prima sulle isole del Parco di Bunaken.
Così la sera chiamo l’MC
Homestay a Bunaken dove avevamo prenotato tre notti via email per
sapere se hanno già due bungalow liberi per la sera dopo; a risposta
positiva, avvisiamo l’Highland Resort che partiamo la mattina dopo.
17 AGOSTO – L’ARRIVO A
BUNAKEN
Oggi è il giorno
dell’Anniversario dell’Indipendenza Nazionale. Prima di arrivare a Manado,
per prendere la barca, ci fermiamo ancora un paio di volte per strada. La
prima sosta, alle grotte giapponesi, è di nuovo un’altra delusione, non c’è
nulla da vedere. La seconda sosta è per fortuna molto più interessante: si
tratta di un cimitero con le Tombe Waruga dei Minahasa. Una vecchia
signora ci fa da guida tra i sarcofaghi di pietra dove gli antenati di
questo popolo venivano sepolti in posizione fetale e sui quali venivano
incisi diversi simboli per rappresentare il mestiere del defunto. Le tombe
sono molto particolari e belle, tutte diverse tra di loro, almeno questa
volta non abbiamo fatto il viaggio per nulla.
Sulla strada per
Manado ci fermiamo 10 minuti a Airmadidi per osservare una festa organizzata
per il giorno dell’Indipendenza. Militari, scolaresche, tutti sfilano in
un’atmosfera di grande allegria.
Arriviamo infine a
Manado, città bruttissima dove non vi consiglio di fermarvi! Fa pure un
caldo terrificante e non vediamo l’ora di arrivare sull’isola. Angelina, la
ragazza indonesiana che gestisce l’MC Homestay, ci aspetta al porto, che è
ancora più allucinante della città! Dopo 40 minuti di barca arriviamo a
Bunaken.
Con la bassa marea
purtroppo la prima impressione non è delle migliori, sembra una spiaggia
bretone! La sabbia non è bianca ma il mare è pulito e limpido e dalla barca
possiamo vedere i fondali e i coralli.
Andiamo al MC Homestay
che si trova sulla spiaggia del villaggio di Bunaken, vicino ad una strana
Chiesa bianca. E’ pronto il nostro pranzetto: tonno alla griglia, riso,
cetrioli e banane. Penso che in questi giorni dimagriremo!... Qui c’è la
“pensione completa” e non si può scegliere quello che si vuole mangiare,
tranne la sera in cui c’è un piccolo buffet. Ma non siamo venuti qui per
mangiare, giusto?!
Prendiamo possesso dei
nostri bungalow piuttosto spartani. E’ il bagno soprattutto ad attirare la
mia attenzione: un wc alla turca e due bacinelle piene d’acqua con due
mestoli di plastica: una è per pulire il wc e l’altra per farsi la doccia.
E’ molto, molto spartano! D’altronde paghiamo soltanto 8 euro a testa con i
tre pasti inclusi, non possiamo chiedere di più. La spiaggia non è stupenda
ma la cosa bellissima a Bunaken è la barriera corallina!... purtroppo oggi
non mi posso tuffare perché non ho affittato le pinne, ci andrò domani.
Enrico e Giorgia vanno a fare un po’ di snorkeling e tornano incantati!
Hanno anche visto un serpente marino, avevo letto che ce n’erano tanti qui!
Nel pomeriggio mentre
siamo al sole vediamo sbucare i miei! Sono qui da due giorni e dormono al
Lorenzo 2, un altro gruppo di bungalow lungo Pantai Palisang. Sono
immersi tra la mangrovia e non c’è quasi spiaggia, in compenso i loro
bungalow sono più confortevoli e hanno l’acqua corrente.
Alle 18’30, dopo una
doccia con il mandi e a lume di candele ceniamo: non c’è molta roba nemmeno
stasera e alle 20 abbiamo finito. E’ notte fonda così andiamo a dormire
presto, dopo aver organizzato una gita snorkeling per il giorno dopo con i
ragazzi del MC Homestay. 250.000 Rp in 4 per tutto il giorno.
In camera e in bagno
ci fanno compagnia due enormi scarafaggi! Fantastico!...
18 AGOSTO – ALLA
SCOPERTA DEL REEF DI BUNAKEN
Dopo un’abbondante
colazione a base di bomboloni (!) e ananas affittiamo delle pinne e partiamo
con le piccole barche a bilancieri tipiche dei pescatori. Navighiamo fino ad
arrivare al largo di Pantai Liang, l’altra spiaggia di Bunaken dove
si trova la maggior parte dei gruppi di bungalow. Ci tuffiamo… e siamo
immersi in un mondo fantastico! Il reef si interrompe bruscamente per
lasciare spazio al blù profondo e un “muro” di 90 m, famoso tra i divers di
tutto il mondo ho saputo. Purtroppo, mi accorgo che il mio boccaglio imbarca
acqua e non riesco a respirare! Tragedia! Disperata, cerco di capire il
problema, invano, così chiedo al ragazzo della barca se può andar a
prendermene uno al dive center del MC Homestay. Nel frattempo cerco di
osservare i fondali in apnea, ma è molto scomodo. Dopo un po’ ricompare il
ragazzo con la barca, ma purtroppo senza boccaglio! Mi propone così di
andare a Pantai Liang. Lì sulla spiaggia trovo una signora che affitta
materiale da snorkeling. Allelujah! Prendo sia maschera che boccaglio per
50.000 Rp al giorno.
Purtroppo ho perso un
bel po’ di tempo con questa storia e quando torniamo è già ora di cambiare
posto. Ho comunque avuto il tempo di osservare i meravigliosi coralli della
barriera e centinaia di pesci multicolori…
Al pomeriggio andiamo
in un altro punto del reef, questa volta vediamo anche due tartarughe marine
enormi, uno squalo e un pesce scorpione! Ci lasciamo trascinare dalla
corrente è fortissima il che ci dà l’impressione di vedere scorrere un film
davanti ai nostri occhi! E’ una sensazione stupenda! Per fortuna che i
ragazzi ci stanno seguendo con le barche perché quando riemergiamo siamo
molto lontani dal punto di partenza!
A fine giornata ci
facciamo portare fino al Living Colours, un altro gruppo di bungalow dove
lavora Freddy, il mio contatto per Siladen. Purtroppo non c’è, mi dicono che
è andato a Manado così gli lascio un messaggio.
La sera a cena ci sono
spaghetti con sugo di pomodoro, serviti in nostro onore! Incredibbbile!
Mentre chiacchieriamo una coppia di Francesi grandi viaggiatori (riescono ad
avere uno zaino di soli 6 kg! Ma come fanno???!) spunta Freddy! Finalmente
dopo vari scambi via email ci conosciamo!
Ci mettiamo d’accordo
sul nostro trasferimento a Siladen (l’isola si trova di fronte a Bunaken)
per il 20 agosto.
La sera abbiamo di
nuovo la compagnia dei nostri due amici scarafaggi, comincio quasi a farci
l’abitudine… più o meno…
19 AGOSTO – INCONTRO
MAGICO CON UNA TARTARUGA MARINA
Altra giornata di
snorkeling con i ragazzi e le barchette. Questa volta andiamo lungo il reef
di Pantai Palisang. E’ bellissimo e ancora diverso dall’altro lato! Anche
qui troviamo una corrente allucinante! Vedo un serpente marino (bianco con
anelli neri, velenoso!) e inseguiamo una tartaruga marina per diverse decine
di metri fino a quando risale in superficie per respirare e si tuffa di
nuovo nelle profondità… I raggi del sole si riflettono sulla barriera
corallina e rimandano i raggi intorno a noi creando un’atmosfera surreale…
Al pomeriggio facciamo
un giretto nel villaggio di Bunaken, con casette ordinate e una maestosa
chiesa bianca dall’architettura molto particolare! Tutti i bambini ci
salutano e ridono sul nostro passaggio!
Questa sera,
chiacchierando di nuovo con i Francesi riusciamo a fare tardissimo ed
andiamo a letto alle 22, un record!
20 AGOSTO – L’ARRIVO A
SILADEN E LA RICERCA DI UN POSTO DOVE DORMIRE
Alle 9 la barca per
Siladen ci viene a prendere. Enrico e Giorgia hanno deciso di rimanere
ancora qui perché stanno facendo diving e a Siladen non siamo sicuri di
trovare un altro dive center.
Passiamo a prendere i
miei al Lorenzo 2 e partiamo. Il tragitto è breve, neanche un quarto d’ora,
quando passiamo sopra il reef, l’acqua trasparentissima ci permette di
osservare i fondali e anche i pesci! E’ stupendo! Quando arriviamo a Siladen
notiamo subito la differenza di colori: la spiaggia è meravigliosa, con
sabbia bianca e acqua turchese. Non vedo l’ora di tuffarmi! Peccato che i
nostri bungalow, i Monica Cottages, prenotati per noi da Freddy,
siano abbastanza brutti e senza bagno! Va bene la spartanità ma almeno un
mandi in camera ce lo aspettavamo. Per 100.000 Rp a testa al giorno ci
sembra troppo. Inoltre i tre bungalow sono l’uno sopra l’altro, uno
addirittura sul retro senza vista, e il gruppo di bungalow si trova a
ridosso degli Onong Cottages, posto più confortevole dove ci sono
quasi solo Italiani. Sono piuttosto delusa. Vado a chiedere agli Onong se
hanno dei bungalow liberi ma sono al completo. Alla fine Paolo e mio madre
decidono di andar a fare un giro di ricognizione lungo la spiaggia. Dopo un
po’ tornano: hanno trovato altri bungalow più avanti, da Martha’s
Homestay. Sono spartani anch’essi ma almeno hanno il mandi attaccato al
cottage, la spiaggia è più ampia e ogni bungalow ha un terrazzino.
Con mia
madre andiamo a vederli; in effetti i bungalow sono più distaccati gli uni
dagli altri e la spiaggia è più ampia, senza nessun resort attaccato. La
padrona, Martha, ce ne fa vedere alcuni dentro: più che bungalow sono
capanne di legno, molto molto semplici, ma tutto sommato graziose. La porta
non si chiude a chiave ma ci siamo portati dei lucchetti. Il bagno è una
stanzetta mezzo all’aperto sul retro della capanna con un wc alla turca e
due bacinelle con scodelle per farsi la doccia e pulire il wc. Però, a
differenza del MC Homestay mi sembra meno squallido perché le pareti sono
fatte di paglia e entra molta luce dall’esterno, e non sembra così male.
Ci sono degli Spagnoli
e una Francese sulla spiaggia, gli chiediamo come si trovano: loro dicono
benissimo, sono lì da tre settimane e non se ne vogliono più andare! A
questo punto comunichiamo a Martha che prendiamo due cottage e che
aspettiamo anche una coppia di amici che arriveranno domani. Siccome non
hanno benzina nella barca, non ci possono accompagnare fino ai Monica
Cottages per recuperare i bagagli e mio padre e Paolo, così torniamo a piedi
ma vengono con noi due ragazzi per aiutarci. Monica, la padrona dei primi
cottage, era già andata a Manado al mercato così non vede nemmeno che ce ne
siamo andati, anche se le avevamo fatto parte della nostra delusione e aveva
capito che forse ce ne saremmo andati.
A Siladen, ci sono
quindi 4 possibilità per dormire: gli Onong Cottages, di gestione
italo-indonesiana, con bungalows di legno dotati di bagni con acqua corrente
e calda, per 45 Euro a testa al giorno con i tre pasti, i Monica Cottages
di cui parlavo prima, per 100.000 Rp a testa al giorno con i tre pasti, il
Martha’s Homestay, dove andremo noi, per 100.000 Rp a testa al giorno
con i tre pasti (alla fine del soggiorno concorderemo 80.000 Rp), e infine
il Siladen Resort & Spa, a gestione italiana, un resort piuttosto
lussuoso con piscina, bungalows in muratura dotati di ogni comfort, per la
modica cifra di 300 $ a camera al giorno con i pasti! Davvero
un’esagerazione secondo noi.
Il primo giorno a
Siladen scorre così, lentamente, tra bagni e lettura all’ombra dei grandi
alberi sulla spiaggia. Quando il sole sta per tramontare vediamo arrivare
una barchetta con una coppia di ragazzi europei con gli zaini. Sbarcano
proprio davanti a Martha. Sono Italiani e abitano anche loro a Milano! Non
hanno prenotato nulla e stanno cercando un posto dove stare per alcuni
giorni. Gli facciamo parte della nostra esperienza del mattino e gli
comunichiamo le varie possibilità. La ragazza va a vedere se c’è posto agli
Onong, ma come al mattino, sono al completo fino a settembre addirittura.
Così decidono di fermarsi anche loro da Martha e ci facciamo compagnia per
cena. Qui si mangia tutti insieme su un grande tavolo di legno con delle
panche per sederci, di fronte ai cottage. E’ molto conviviale. Solo gli
Spagnoli e la Francese non condividono la cena con noi (e in seguito
scopriamo tutti i pasti) preferendo consumarla sul loro terrazzino…
D’altronde non capiamo bene questo trio (loro due molto giovani, lei di
mezza età…).
Alle 22 si spengono le
luci e diventa indispensabile essere muniti di torce se si vuole vedere
qualcosa nel proprio cottage!
21 AGOSTO – VITA DA
ROBINSON CRUSOE A SILADEN
Questa mattina
possiamo goderci bene la vista dai bungalow al nostro risveglio. I colori
del mare sono favolosi, con una gradazione di azzurri e turchesi che fanno
venir voglia di tuffarsi subito!
Oggi verranno Enrico e
Giorgia da Bunaken a fare snorkeling e per vedere dove siamo alloggiati. Per
ora stanno ancora al MC Homestay e hanno deciso di venire qui il giorno
dopo, dopo pranzo, visto che hanno previsto di fare ancora un’immersione mi
sembra.
Vado a fare snorkeling,
è bellissimo, ma senza pinne faccio una fatica tremenda perché c’è molta
corrente. Domani noleggio le pinne! Andiamo fino agli Onong Cottages ma non
hanno materiale da affittare, allora ne approfittiamo per berci una Coca
fresca perché da Martha le bibite fresche sono disponibili solo la sera, su
prenotazione pomeridiana! Il prezzo della Coca è altino, come immaginavo!
Trascorriamo infine
un’altra serata con i miei e i due ragazzi milanesi, Angelica e Manfredi. E’
arrivata anche un’altra coppia nel pomeriggio: un signore italiano che vive
a Singapore e la sua ragazza indonesiana di Jakarta. Così i cottage sono al
completo per questa sera!... Chissà se domani se ne libera uno visto che
arrivano Enrico e Giorgia! E’ una bella serata di chiacchiere e risate e
scopriamo che il signore italiano ha vissuto per anni nel nostro condominio
a Milano e conosce benissimo i miei vicini! Incredibile!!!
Comincio ad apprezzare
molto questa vita da Robinson Crusoe, il tramonto con vista sull’isola
vulcano di Manado Tua è spettacolare! Dopo cena ci sediamo sulla sabbia
soffice per ammirare le stelle e la via lattea, chiarissima! Comincia anche
a piacermi la mia capanna spartanissima, visto che la prima notte abbiamo
dormito benissimo, senza insetti e senza rumore…
22 AGOSTO – SNORKELING
FAVOLOSO A SILADEN
Dopo colazione vado ad
affittare delle pinne al Siladen Resort e poi parto fare un po’ di
snorkeling con mio padre. Qui è comodissimo perché la barriera corallina è
vicina alla riva, bastano pochi metri e ci troviamo immersi in un vero
giardino tropicale sommerso. Non c’è bisogno di andarci con una barca.
Vediamo un Dugong, una specie di lamantino rarissimo, che nuota
vicino a noi e si ciba delle alghe lungo il reef. E’ un incontro magico,
inaspettato!!! Sarà lungo almeno due metri ed è bellissimo! Lo seguiamo per
un po’ finché sparisce nel blù… Al rientro sulla spiaggia tutti sono molto
invidiosi del nostro avvistamento e mio padre diventa così quello con cui
tutti vogliono andare a fare snorkeling!!!
Oggi ci servono il
pranzo alle 11’30! come ogni giorno mangiamo cose molto semplici e
freschissime: pesce alla griglia, verdure cotte, riso, frutta.
Subito dopo pranzo
parto per un altro giro di snorkeling con Angelica, è meraviglioso! Non
avrei mai creduto di vedere colori simili su una barriera corallina! Sono
già stata in diversi posti come le Maldive, le Seychelles, la Malaysia, la
Tailandia ma questo li supera tutti in bellezza e diversità! Riusciamo ad
avvicinare dei piccoli pesci pagliaccio (come Nemo!) e anche a toccarli! I
“genitori” difendono molto bene i piccoli che si trovano ancora nelle
anemone, venendoci incontro come per respingerci! Proprio come nel cartone
animato!
Usciamo dall’acqua
all’altezza degli Onong e proseguiamo a piedi andando verso destra, c’è una
spiaggia lunghissima e completamente deserta, cosparsa di bellissime
conchiglie bianche e rosa. Entriamo di nuovo in acqua, anche se la marea è
bassissima e dobbiamo star attente a non graffiarci con i coralli, dando
pochi colpi di pinne per andar avanti. Passo vicinissimo ad un polipo e mi
fa un po’ impressione! Quando torniamo sulla spiaggia da Martha siamo
esauste! Siamo rimaste in acqua per due ore almeno! Ma ne valse la pena!
Sembra di tuffarsi in un acquario.
Nel frattempo Enrico e
Giorgia sono arrivati. Siccome il cottage che occupava l’italiano con la
ragazza indonesiana non è ancora libero (hanno trascorso solo una notte)
torniamo di nuovo in acqua con loro per fargli vedere le meraviglie della
barriera corallina. Dobbiamo entrare in acqua di fronte agli Onong perché
c’è bassa marea e di fronte a Martha non è abbastanza profondo. Al rientro,
scopriamo con gioia che Martha ci ha preparato una merenda con tè e torta!
Che lusso! Il signore italiano se ne va e ci lascia il suo cellulare per
contattarlo quando saremo a Singapore fra tre giorni, così magari ci
vediamo.
Nel frattempo sono
arrivati altri due ragazzi, olandesi, che Angelica e Manfredi avevano
conosciuto a Bunaken. Siamo così veramente al completo da Martha, per la sua
grande gioia! Con Paolo andiamo in un negozietto vicino a prenotare 8 birre
fredde per la sera. Già, qui funziona così! Se vuoi una birra fredda devi
comunicarlo in anticipo così riescono a portarle in qualche frigo fino
all’ora di cena, visto che non c’è elettricità tutto il giorno!
La cena si svolge in
una bellissima atmosfera cosmopolita: Italiani, Francesi, Olandesi… gli
Spagnoli e la Francese sono sempre nel bungalow degli Spagnoli e non
socializzano…
Dopo cena Paolo ed io
vogliamo una botte di vita ed andiamo a berci una Caipiroska al Siladen
Resort, costosissima!!! L’atmosfera inoltre è molto più formale e meno
allegra che da noi! Non rimpiangiamo di aver scelto i cottage spartani di
Martha! D’altronde di giorno, abbiamo notato che le coppie che passeggiano
sulla spiaggia, provenienti dal Siladen Resort, ci osservano come bestie
strane e ci sembra che compatiscano la nostra sorte in queste capanne di
legno, la cosa ci fa molto ridere!!! Visto che noi ci troviamo benissimo e
spendiamo solo 8 Euro al giorno contro i quasi 150 che sborsano loro!
23 AGOSTO – MA COME
TORNEREMO A MANADO???
Stamattina usciamo
tutti insieme per fare snorkeling ma la corrente è fortissima e anche con le
pinne facciamo fatica ad andare avanti. Torniamo in spiaggia dopo poco,
purtroppo.
Anche oggi Martha ci
serve il pranzo alle 11’30. Fino a sera creperemo di fame!.. La giornata
trascorre tra sole e bagni. Vedo un serpente velenoso a pochi centimetri
dalla mia maschera vicino alla riva ed esco di corsa!!! Per fortuna viene
portato via in fretta dalla corrente…
Al pomeriggio il vento
cessa e decidiamo di ritentare un’uscita per snorkeling. I colori sono
sempre stupendi e ritroviamo i nostri “amici” pesci pagliaccio… Ce ne sono
anche di diversi colori, non solo bianchi e rossi, sono veramente
carinissimi.
Ci informiamo poi per
il nostro trasferimento fino a Manado per il giorno dopo. La situazione non
è così semplice. Martha non ha barche a disposizione. Chiediamo aiuto a
Louis, un Australiano che vive qui nell’ultimo cottage, ma anche lui non sa
come aiutarci. Agli Onong ci dicono che la loro barca è impegnata per le
immersioni e non ci possono dare un passaggio. Alla fine chiediamo al
Siladen Resort, ma ci chiede ben 75 $ per 6 persone. Per l’Indonesia è un
prezzo altissimo! Ci propongono di chiedere anche ad un Francese che vive
sull’isola, in un bungalow attaccato a quelli di Martha, ma questo torna
soltanto domani mattina. Decidiamo di aspettare l’indomani e di decidere
cosa fare.
La sera dopo cena
andiamo tutti a bere un cocktail al Siladen Resort, costa sempre tantissimo
e l’atmosfera è freddina come l’altra sera. Siamo tutti concordi sul fatto
che da Martha si sta molto meglio, malgrado l’assenza di luce e acqua
corrente. A letto alle 22’30 dopo esserci lavati i denti alla luce della
nostra torcia!
24 AGOSTO – PARTENZA
PER MANADO E NOTTE DA INCUBO
Ultimo giorno a
Siladen, purtroppo. Comincio a capire gli Spagnoli e la Francese che stanno
qui da tre settimane!
Dopo colazione,
andiamo subito a trovare il Francese per chiedergli un passaggio con la sua
barca per il pomeriggio. Accetta!!! La barca parte tra le 15 e le 16 e ci
chiede solo 150.000 Rp per tutti (saremo Enrico, Giorgia, i due Olandesi,
Paolo ed io; i miei e Angelica e Manfredi si fermano ancora qualche giorno).
Andiamo così a fare
snorkeling, rilassati per il fatto di aver trovato un passaggio. Anche oggi
la corrente è fortissima, le pinne sono davvero indispensabili se non si
vuole finire al largo! Rientriamo sulla spiaggia esausti! Angelica e
Manfredi arrivano dopo le 13, sono andati a fare un giro in barca per
avvistare i delfini che popolano i dintorni di Siladen e sono stati
fortunati: ne hanno visti decine e decine!!! Rimpiangiamo di non aver
organizzato anche noi questa gita. Purtroppo Martha non ha barche a
disposizione e loro si erano accordati con un tizio di Bunaken.
Dopo pranzo prepariamo
i bagagli e vado con Paolo a fare l’ultimo tuffo per finire il mio rullino
della macchina subacquea e per imprimere nella mia mente ancora una volta
questi meravigliosi colori.
Alle 15 però, abbiamo
la brutta sorpresa di vedere passare la barca del Francese in direzione del
largo! Lo chiamiamo a squarciagola ma non ci sente, o fa finta di non
sentirci! Siamo sbalorditi! Alla fine, a forza di urlare, il Francese si
gira e dice: “I’m sorry”… Ci spiega che gli era sembrato che Martha non
fosse d’accordo che ci portasse lui a Manado! Ma è impazzito! Se Martha non
ha nemmeno una barca!!!... In effetti al mattino ci aveva fatto un
discorsetto strano: ci aveva chiesto con insistenza di chiedere a Martha
cosa dovevamo fare per il trasporto e che lei lo doveva autorizzare a
portarci, perché qui eravamo in Indonesia e c’erano regole ben precise, lui
voleva rimanere in Indonesia e non avere problemi, ecc, ecc… Ma Martha non
aveva nessun problema al fatto che ci portasse lui a Manado! Ora però ci
troviamo in difficoltà, la sera dobbiamo essere a Manado perché al mattino
dopo abbiamo l’aereo per Singapore. Staremmo volentieri ancora a Siladen per
carità, ma non possiamo.
Racconto lo spiacevole
episodio a Louis, l’Australiano, e lui non sembra molto sorpreso, mi fa
parte dei suoi sospetti sul Francese. Coglie l’occasione per raccontarmi un
po’ di cose sul Siladen Resort. Mi spiega che è di proprietà del figlio
dell’Ambasciatore Italiano in Indonesia e che quando hanno costruito il
resort avevano promesso alla popolazione dell’isola che avrebbero anche loro
beneficiato di elettricità 24 ore/24 e acqua corrente, nonché di un piccolo
ospedale. Purtroppo non hanno mantenuto le promesse, anzi, hanno pure
abbattuto tanti alberi… e la situazione della popolazione di Siladen è forse
peggiorata.
Alla fine dobbiamo
però rassegnarci a quest’ultima possibilità della barca del Resort, per
720.000 Rp in 6.
Parte alle 17. Di
colpo, il Martha’s Homestay si svuota! Anche gli Spagnoli e la Francese sono
partiti questa mattina con la barca pubblica per Manado. Dopo i saluti
partiamo con mezz’ora di ritardo. C’è un bellissimo tramonto, con gradazioni
di arancione e rosa, che ci distrae dal fatto che i nostri due
accompagnatori sembrano avere qualche problema meccanico con un motore!!!
Arriviamo così al porto di Manado a notte fonda! L’attracco al molo è
un’altra avventura, la barca non ha luci, un tizio ci guida con una torcia
dal molo! Per scendere dalla barca dobbiamo fare un salto di quasi 1 m per
raggiungere il muretto del molo, con il terrore di cascare nelle acque buie
e melmose del porto!
Per fortuna siamo
tutti sani e salvi, bagagli compresi e ora aspettiamo che passi qualche
taxi. Non serve aspettare molto, si fermano diversi mikrolet con luci
stromboscopiche e musica a tutto volume. Concordiamo il prezzo per farci
portare al Manado Plaza Hotel, la nostra scelta, suggerita dai miei.
Da fuori è orribile ma la hall non è male, chiediamo a vedere le camere
Deluxe, le più costose per la cifra di 150.000 Rp a camera, così pensiamo di
avere almeno un minimo di comfort per l’ultima notte. Ce ne fanno vedere tre
su tre piani diversi. Sono piuttosto semplici e molto poco “Deluxe” ma per
una notte andrà bene! Hanno l’acqua calda e l’aria condizionata,
indispensabile con l’umidità di Manado.
Appena entriamo nella
nostra camera, vedo uno scarafaggio infilarsi dietro qualche mobile!
Cominciamo bene! Decido di non farmi sconvolgere e una bella doccia
riparatrice con acqua corrente ci fa un gran bene! Riorganizziamo gli zaini
in vista del volo aereo e usciamo alle 20 con gli altri ragazzi per andar a
cena.
Su suggerimento dei
miei, andiamo al Green Garden, con un mikrolet. E’ molto semplice e
pieno di acquari con pesci stranissimi che sembrano piuttosto rincoglioniti!
Il cibo è molto buono però. Prendo delle Mee Goreng (fried noodles) e
pollo allo zenzero. Ci mettiamo d’accordo con la coppia di Olandesi per
vederci a Singapore il giorno dopo. Loro hanno un volo diretto con la
Singapore Airlines mentre noi faremo scalo a Jakarta con la Garuda.
Alle 23 siamo tutti a
letto. Facciamo molta fatica a dormire però, tra il caldo e il casino che
arriva da fuori, con musica sparata a tutto volume alle 2 del mattino! Ci
rassegniamo ad accendere l’aria condizionata e va un po’ meglio.
Alle 4 invece siamo
svegliati dal muezzin della moschea affianco e alle 4’30 è la Reception che
ci sveglia, in anticipo di mezz’ora! Insomma, un vero incubo!
25 AGOSTO – SOSTA A
SINGAPORE
Alle 6 partiamo per
l’aeroporto con un taxi. Cerco di acquistare le ultime cartoline in
aeroporto ma sono orrende! Alle 8 il volo parte, arrivederci Sulawesi!
Sorvoliamo Tomohon e il vulcano Lokon, che non avevamo scalato…
Dopo uno scalo a
Jakarta ripartiamo per Singapore dove ci accoglie una vera
tempesta tropicale! E’ molto nuvoloso e piove! Che sfiga! Soprattutto per
Enrico e Giorgia che non l’hanno mai vista. Paolo ed io ci eravamo già stati
all’occasione di un viaggio in Malaysia. E’ sempre un piacere però arrivare
al Changi Airport, uno dei più lussuosi del pianeta credo! E’ bellissimo,
con moquette, fontane e orchidee, pulito e molto funzionale. Visto che
abbiamo 12 ore di scalo lasciamo il nostro bagaglio a mano al Left Baggage e
prendiamo il metrò per il centro, fermata di City Hall. Qui si paga in base
a quante fermate si fanno, ci sono macchinette automatiche, basta inserire
la destinazione, e ci viene consegnata una tesserina magnetica da avvicinare
ai lettori di badge di prossimità ai tornelli della metrò. Tecnologico!
Quando si esce dalla metrò, si può riavere 1 dollaro di Singapore indietro
restituendo la tessera, in modo da evitare che la gente le butti per
terra!... Sono davvero avanti rispetto a noi!
Visto che diluvia (ma
cos’è? già il monsone??!) decidiamo di farci un giretto al centro
commerciale del Raffles Shopping Center.
Per fortuna quando
usciamo ha smesso di piovere, in compenso fa molto caldo e l’umidità è
atroce!
Facciamo un giro delle
principali attrattive di Singapore: il mitico Raffles Hotel dove
purtroppo non fanno entrare Enrico e Giorgia per via dei sandali da
trekking!!, la Raffles Place, Boat Quay, Chinatown…
Invio un sms ad
Andrea, l’Italiano conosciuto a Singapore ma non ricevo risposta. Andiamo
così all’hotel dove stanno i due Olandesi, che sono molto contenti di
vederci, ed usciamo a cena con loro in Little India. Ci portano una montagna
di cibo e non ce la facciamo a mangiare tutto! Inoltre, Martin, il ragazzo,
sta malissimo e passa metà serata in bagno poverino! Così alle 20’30 ci
salutiamo, siamo stanchissimi e dobbiamo affrontare altre 12 ore di volo
fino ad Amsterdam.
Al check-in ci danno
dei posti in mezzo, terribile!... Per ingannare l’attesa prima del volo, che
parte all’1’30 navighiamo in internet su delle postazioni messe a
disposizione gratuitamente in aeroporto.
Partiamo con un
ritardo di mezz’ora e io sprofondo subito nel sonno e non faccio caso alla
cena che ci portano, tanto, non ho fame, dopo il ristorante indiano!
Mi sveglio
completamente 6 ore dopo.
Arriviamo ad Amsterdam
alle 8’40 e dopo una sosta in un café per mangiare alcune brioche olandesi
ripartiamo per Milano alle 12’30.
Così finisce il nostro
periplo, iniziato il giorno prima alle 4’30 a Manado! Siamo distrutti!!!...
ma con la testa ancora piena dei fantastici paesaggi, colori e popolazioni
incontrate in questo viaggio stupendo!...
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