Il confine corre
proprio lungo il fiume Usumacinta, ci imbarchiamo, dunque, su una barca
attraverso i rapidi mulinelli che ci fanno capire che i giubbotti
salvaggenti sono tutt’altro che turistici. Questa frontiera c’era stata
sconsigliata in Italia perché la zona è frequentata dai trafficanti di droga
e questo spiega i tanti posti di blocco dell’esercito che ci fermano.
Arrivati sull’altro lato del confine aspettiamo tantissimo tempo in mezzo a
una rigogliosa foresta per prendere il pullman che, attraverso una strada
lunga e sterratissima, ci porta a Flores. Durante il tragitto passo il tempo
a stupire vari bambini col mio swatch coloratissimo che suona pure una
musichetta che fa ridere e spalancare i loro occhioni.
La camera d’albergo non è granch’è ma ormai ci siamo abituati a tutto. Già,
forse non a tutto, visto che quando torniamo dalla cena troviamo la camera
allagata coi bagagli zuppi e le cucarachas (scarafaggi giganti) che cercano
di mettersi al riparo.
Cerchiamo di asciugare quel che si può e andiamo a letto presto visto che il
giorno dopo la sveglia è alle 4 per andare a vedere l’alba al sito
archeologico di Tikal.
Proprio quando il fuso orario era stato superato e riuscivamo a non andare
più a dormire alle nove di sera e a svegliarci all’alba ecco che ci tocca
sconvolgere di nuovo i nostri ritmi. Sveglia alle 4, ma se avessimo
minimamente immaginato quello che ci aspettava non ci saremmo certo
lamentati per l’alzataccia e forse neanche addormentati per l’emozione.
Il Pulmino ci lascia nel buio della notte nel parcheggio del sito dove ci
aggiriamo sperduti insieme ad altri turisti per capire dove dobbiamo andare.
Non abbiamo una guida, né una torcia e così quasi a tentoni ci incamminiamo
per un sentiero nella foresta sapendo solo che dobbiamo raggiungere la cima
del tempio numero quattro per vedere una delle albe più spettacolari della
nostra vita.
Finalmente troviamo il tempio e ci arrampichiamo per la scala di ferro che
lo affianca.
Arrivati in cima è ancora buio e ci sediamo con altri turisti per salutare
il giorno.
Decidiamo di fare colazione e tiriamo fuori il nostro ciambellone al profumo
di banana, così buono da attirare un coati, una specie di orsetto dal muso
carino, che subito ci lascia a digiuno.
E all’improvviso eccola, tra un incredibile schiamazzo di scimmie urlatrici
e il canto di migliaia di uccelli, l’alba, il sole che lentamente lambisce
la foresta scoprendo le cime dei templi che sovrastano gli alberi. Uno
spettacolo che non dimenticheremo mai!
Partiti da Tikal, attraversiamo di nuovo il confine per entrare in Belize,
dove secondo i nostri piani dovremmo passare qualche giorno su un’isoletta
immersa nel bellissimo mare caraibico.
Un temporale furioso ci fa cambiare idea e così lasciamo questo paese
particolare che ricorda un po’ la Jamaica per il colore dei suoi abitanti e
per le case colorate costruite su palafitte.
Torniamo in Messico, desiderosi di finire il nostro viaggio su una spiaggia
sul mar dei Carabi, e così ci dirigiamo a Tulùm, a dormire nelle famose
Cabañas Don Armando, capanne costruite sulla spiaggia dove il contatto con
il mare è totale. Il posto è incredibile, proprio a ridosso delle rovine
Maya, con le Iguana che si scaldano al sole e un mare dai colori turchesi.
Purtroppo non siamo molto fortunati con il tempo, visto che la pioggia non
ci da tregua, così decidiamo di trasferirci a Playa del Carmen, molto più
turistica, ma che in caso di pioggia offre qualche passatempo in più.
Playa è una località di mare in frenetica espansione edilizia, dove i
cantieri di nuovi alberghi fanno da sfondo ad un bellissimo mare.
Ci concediamo un’escursione a Isla Mujeres, un’isoletta di fronte a Cancùn
proprio sulla barriera corallina.
Qui passiamo una giornata a fare snorkeling , a crogiolarci al sole sdraiati
su una bellissima spiaggia di sabbia bianca, all’ombra di alte palme, e a
scoprire angoletti nascosti a bordo di motorini noleggiati.
Abbronzati, seduti su una spiaggia di Playa con i cormorani che sguazzano
nell’acqua, lasciamo scorrere nelle nostre menti le immagini di un mese di
viaggio. Un lungo percorso, intenso, fatto di luoghi, persone, colori,
animali, scoperte!
Il taxi ci aspetta per portarci a Cancùn, dove ci incontreremo con Claudio,
di ritorno da Cuba, per partire alla volta dell’inverno italiano. |
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