Un gruppo
eterogeneo di 5 persone che si conosce da poco e che ancora non ha
moltissime esperienze di viaggi “all’avventura”. Questi eravamo noi nel
novembre del 1997: Danila, Sandro, Massimo, Verdiana e Claudio.
Sono passati 7 anni, ma ora, tirando fuori dal cassetto le diapositive di
quel viaggio, i ricordi riaffiorano forti e intensi come se fossi appena
tornata.
Dopo 2 scali, dall’attesa per me interminabile, eccoci finalmente a Città
del Guatemala, che seguendo fedelmente la Lonely Planet evitiamo
accuratamente. Quindi, stanchi dal lungo viaggio, ci lasciamo convincere da
un ragazzo a prendere il suo “taxi” privato, dopo aver avuto il primo
approccio con la famosa contrattazione sul prezzo, di cui parlava sempre la
succitata guida. Dopo poco più di 1 ora di macchina arriviamo, ormai a buio
inoltrato, ad Antigua, con il sonno che incombe prepotente su di noi e che
ci fa accontentare del primo hotel economico disponibile. L’impatto non è
dei migliori, l’albergo è sporco e non essendoci posto siamo costretti a
dormire in 5 in una camera da 4, ma la stanchezza è tanta e così ci buttiamo
sui letti con l’idea di farci un lungo sonno ristoratore…ma alle 4 del
mattino ci ritroviamo tutti con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto:
maledetto fuso orario!
Alle 5 del mattino, affamati e curiosi di uscire alla scoperta di Antigua ci
lasciamo trasportare dall’aria trasognata e tranquilla dell’alba attraverso
le strade acciottolate di questa città. Ci piace tantissimo passeggiare nel
silenzio tra le case basse e colorate e così, camminando, ci ritroviamo
nella bellissima Plaza Major, una piazza quadrata circondata da costruzioni
coloniali e porticati con al centro dei giardini. Ci sediamo proprio qui per
assistere al risveglio della città, che ci sorprende con la sua improvvisa
vitalità. All’improvviso la luce del sole ci fa scoprire una delle tante
meraviglie di questo posto, 3 vulcani altissimi che circondano, quasi a
proteggere, questa bellissima città che è patrimonio dell’Umanità.
La vista di tanta bellezza ci ha completamente rapiti e così non ci
accorgiamo dei tanti bambini e donne dai vestiti coloratissimi che ci
circondano per venderci i nostri primi souvenirs. E’ il primo giorno e
quindi dobbiamo ancora imparare a difenderci dagli attacchi simpatici di
venditori di artigianato che ci accompagneranno per tutto il mese di
viaggio.
Appagato lo sguardo e lo spirito non resta che appagare anche lo stomaco, e
così eccoci nel bellissimo ristorante coloniale di Doña Luisa, con forno
profumatissimo annesso. La colazione è buonissima, il posto meraviglioso,
l’unica cosa che stona un po’, e che comincia subito a darci un senso di
disagio, è l’uomo armato all’ingresso del ristorante per proteggere i
turisti e i buoni affari.
Troviamo un altro hotel semplice e pulito (Casa de Santa Lucia), ma
bellissimo nella sua struttura coloniale, che ci riserva subito una
splendida sorpresa: una terrazza panoramica sul tetto con vista spettacolare
su tutta la città e sui vulcani! Che emozione!
La giornata trascorre così lenta alla scoperta di angoli, palazzi, chiese,
ristorantini e gente sorridente e disponibile con cui facciamo lunghe
chiacchierate.
Il giorno dopo decidiamo di fare un giro in un paese vicino, famoso per la
tessitura artigianale, San Antonio Aguas Caliente.
Per arrivarci prendiamo il nostro primo autobus guatemalteco, che non è
altro che un vecchio scuolabus americano rivenduto probabilmente usato in
Messico e rivenduto più che usato in Guatemala, ma trasformato da questa
gente in veri capolavori della fantasia: questi piccoli bus multicolori, dai
mille ninnoli, religiosi e non, attaccati e quasi sempre luminosi, dalla
musica assordante, dalla straripante gente, multicolore anch’essa per i
vestiti , che trasporta tacchini, galline, ceste di frutta e verdure, e dai
venditori di unguenti miracolosi….insomma questo piccolo ma affascinante
mondo ambulante è un’esperienza assolutamente incredibile e imperdibile.
Arrivati al paese ci accorgiamo subito che il mercatino è carino ma
turistico e così dopo aver ammirato le do e tessere splendide stoffe su
rudimentali telai, veniamo incuriositi da alcuni bambini che giocano lì
vicino e ci ritroviamo a giocare con loro. Ci raccontano di un missionario
italiano che per più di 30 anni ha vissuto lì e li ha aiutati e così ci
portano a conoscere il nuovo parroco guatemalteco, a cui chiediamo il modo
di dare un piccolo aiuto a quei bambini che ci avevano conquistato. Preso
l’indirizzo del missionario italiano, ormai tornato a casa (e che al ritorno
in Italia siamo andati a conoscere), ce ne andiamo via un po’ amareggiati e
pieni di buoni propositi umanitari! L’egoismo di fare del bene!!!!!!!!
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