Alberi, caipirinha…e il Fiume di Gennaio
2 Novembre 2005
finalmente è arrivato il giorno della partenza per questo viaggio, a lungo
desiderato, sognato e organizzato.
Non tanto (e non solo) per la meta in sé, quanto per il viaggio stesso,
poiché ormai da alcuni anni non facevo un viaggio di due settimane e più.
Questa volta abbiamo scelto il Brasile, e fin dall’inizio dell’estate ho
cominciato a prendere informazioni su internet per scegliere un possibile
itinerario.
Di molto aiuto nell’organizzazione è stata la Lonely Planet, abbastanza
completa e dettagliata, utile soprattutto per scegliere le tappe del
viaggio, piuttosto che per i vari “dove mangiare dove dormire cosa
comprare”, quello preferisco di solito deciderlo io.
Dopo mesi di cambiamenti, ripensamenti e indecisioni, alla fine abbiamo
scelto di fare 5 tappe, un solo volo interno e il resto in pullman.
Siamo, dicevo, al 2 novembre, in realtà ultimo giorno di lavoro, poiché il
nostro volo parte da Fiumicino alle 19.30.
Voliamo con Air France, via Parigi, e dopo un viaggio tranquillo ma
stancante arriviamo a Rio de Janeiro più o meno puntuali verso le 8 del
mattino.
3 novembre 2005
All’arrivo, su Rio incombe una brutta perturbazione, ma noi andremo prima a
Salvador de Bahia quindi siamo speranzosi per il clima.
Al controllo passaporti c’è una fila pazzesca, e il nostro volo per Salvador
è dopo solo un’ora. Per fortuna un’impiegata gentile ci fa scavalcare la
fila, ma ne troviamo un’altra al passaggio doganale, dobbiamo poi
scapicollarci tra un terminal e l’altro dell’aeroporto. Trafelati facciamo
il check-in pensando di essere gli ultimi, invece imbarcano comodamente dopo
40 minuti…alla fine, dopo altre 2 ore di volo, arriveremo a Salvador (che
d’ora in poi chiamerò semplicemente Bahia) alle 11, con mezz’ora di ritardo,
tutto sommato bene.
Cambiamo un po’ di contanti all’aeroporto e poi via con un taxi verso la
pousada che avevamo già contattato via internet, come le altre dove
alloggeremo successivamente (le pousade sono la forma più comoda di
ospitalità in Brasile, una sorta di pensioni, poche stanze e gestione
familiare in genere).
Abbiamo scelto di soggiornare a Barra, un quartiere sul mare, distante dal
centro, e si rivelerà una scelta ottima. La Pousada Azul è semplice e carina
e le ragazze della reception sono molto gentili.
Lasciamo i bagagli, ci rinfreschiamo velocemente e ci avviamo verso la
spiaggia (distante circa 100mt). Come prima cosa Marco acquista un paio di
Havaianas, le infradito di plastica che qui usano tutti, poi scendiamo in
spiaggia, praia di Porto da Barra, piuttosto affollata, soprattutto di gente
del posto. L’acqua è pulitissima, sorprendente pensando che è una spiaggia
di città.
E’ una giornata splendida, ci sono circa 28/30 gradi e l’aria è limpida e
asciutta, mi sarei aspettata il tipico caldo umidissimo dei tropici, quindi
ulteriore piacevole sorpresa (anche se amo pure il caldo umido!!).
In spiaggia ci sono venditori di qualsiasi cosa, da bibite più o meno
alcoliche di tutti i tipi, a occhiali, porzioni di creme solari, spiedini di
gamberi formaggio alla brace collanine parei e via dicendo (tra l’altro, qui
non è come in Oriente, se vuoi qualcosa li devi chiamare altrimenti passano
dritti).
La gente sembra particolarmente vivace, se non praticano qualche sport
stanno comunque in piedi a chiacchierare.
Dopo un paio d’ore in spiaggia andiamo a fare una passeggiata per il
lungomare. C’è un bel panorama qui, siamo all’interno della Bahia de Todos
os Santos, e a poche centinaia di metri il Farol da Barra segna il punto in
cui finisce la baia e comincia la parte rivolta sull’oceano. Subito il mare
diventa più mosso e soffia un vento discreto, a primo impatto sembra proprio
un bel posto questa Bahia!
Cominciamo a sentire la stanchezza, tra una cosa e l’altra si sono fatte le
cinque, ci fermiamo per un panino e un succo di frutta (il primo di una
lunghissima serie, qui in Brasile i “sucos” sono veramente squisiti) e
torniamo in albergo per un riposino. Usciremo di nuovo solo per la cena, e
poi a dormire prestissimo, siamo distrutti!
4 novembre 2005
Dopo un bel sonno ed un’abbondante colazione siamo pronti per andare a
visitare il Pelourinho, il centro storico di Bahia, patrimonio dell’UNESCO.
Andiamo su (il centro si trova nella cidade alta) con l’autobus, e
aspettandolo alla fermata vicino alla spiaggia, ci accorgiamo che molte
persone di ogni età escono presto al mattino e vanno a farsi una nuotata, o
anche corsetta e nuotata, poi tornano alle loro occupazioni giornaliere, mi
piace questo rapporto naturale col mare e con lo sport, c’è da dire che il
clima li favorisce in questo.
Pare che qui prendere l’autobus sia abbastanza pericoloso, dicono che ci
sono frequenti assalti di rapinatori, ma a noi non è successo, né abbiamo
mai avuto la sensazione di pericolosità. Comunque per evitare rischi abbiamo
con noi solo la macchina fotografica usa-e-getta.
Arriviamo su a Praça da Sé e da lì comincia la nostra passeggiata nel
Pelourinho. Il Terreiro de Jesus è una bella piazza spaziosa, ci si
avvicinano delle baiane vestite da baiane (cioè…delle donne locali vestite
con i costumi tradizionali) che sono lì per farsi fotografare a pagamento
con i turisti, ma noi, con la nostra mentalità da Vecchia Europa,
immediatamente pensiamo a quelli che stanno al Colosseo vestiti da
gladiatori, e passiamo oltre.
Passiamo un po’ di tempo in giro per il quartiere, davvero molto bello,
ristrutturato e ben tenuto, con le sue casette basse tutte colorate.
Qualcuno dice che sembra un acquario, o una sorta di disneyland rispetto ai
quartieri limitrofi. Io non sono d’accordo, sarà che ero partita un po’
scettica su questa città, e invece si sta rivelando molto meglio delle
aspettative. C’è un’atmosfera molto particolare, forse il miscuglio di
Africa ed Europa…non so.
Prendiamo l’Elevador Lacerda, l’ascensore che collega la città alta con la
bassa, e scendiamo a cercare un autobus che ci porti alla Rodoviaria, la
stazione dei pullman. Ce ne viene indicato uno che, dopo praticamente il
giro intero della città, arriva vicino alla stazione; domani partiamo per la
nostra seconda tappa e dobbiamo fare i biglietti.
Dall’autobus abbiamo modo di osservare gran parte della città, con degli
scorci splendidi alternati alle immancabili favelas, che ricoprono
praticamente tutte le colline di Salvador. C’è sempre un sacco di gente in
giro per le strade, anche se mai ai livelli dell’Oriente. Uscendo dalla
Rodoviaria cerchiamo invano un autobus che ci riporti vicino alla pousada, e
dopo oltre mezzora di attesa decidiamo di prendere un taxi. Ci accordiamo
col tassista perché ci venga a prendere il mattino dopo alle sei, il nostro
pullman parte alle sette.
Torniamo di nuovo alla nostra spiaggetta, ormai ci siamo affezionati,
aspettiamo quasi fino al tramonto rilassandoci e passeggiando un po’. Alla
pousada ci accordiamo per lasciare il bagaglio grande da loro, andremo per
tre giorni nell’interno dello stato di Bahia, e torneremo per un ultimo
giorno a Salvador, questo ci permette di portarci solo un bagaglio leggero.
Andiamo a cena in un ristorante della zona trovato per caso, il Dolce Vita,
sembra carino e in effetti si mangia molto bene.
La notte purtroppo riusciamo a dormire ben poco, ci sono numerosi scrosci di
pioggia ma soprattutto c’è un rumore di qualcosa tipo camion dell’immondizia
che imperversa, quando finalmente smette cominciano a passare gli autobus,
non ci eravamo resi conto di quanto effettivamente fosse rumorosa la stanza.
5 novembre 2005
Sveglia (sveglia?? mica abbiamo dormito!) alle 5 e breve colazione, la
ragazza del turno di notte ce l’ha gentilmente preparata, alle 6 siamo in
strada per l’appuntamento col tassista, ma quando dopo 10 minuti (senza
sorprenderci affatto) non lo vediamo arrivare, ne prendiamo un altro, la
fermata dei taxi è proprio lì vicino. Di nuovo attraversiamo la città, che
già a quell’ora del mattino è movimentatissima di gente che corre o cammina
o va a nuotare, bella questa cosa!
Alle sette il pullman parte, destinazione Lençois, cittadina a circa 400km
da Bahia, punto di partenza per le escursioni nella Chapada Diamantina, un
parco nazionale di cui avevo letto sulla guida e che mi aveva ispirato.
Il viaggio è piuttosto lungo e stancante, 7 ore su una strada parecchio
malconcia, considerando che è una statale importante. Attraversiamo il
Sertao, una zona brulla e arida ma affascinante, dove passiamo decine e
decine di chilometri senza incontrare anima viva. Ogni tanto ci fermiamo per
far salire o scendere qualcuno che non capiamo da dove provenga o dove vada
(non si scorgono centri abitati). A due ore dalla meta, facciamo sosta in un
posto che è un misto tra un autogrill e una stazione, poca gente e un paio
di pousade per camionisti, sembra il set di un film nel selvaggio west.
Arriviamo finalmente a Lençois un po’ stanchi verso le due, la pousada ha
mandato a prenderci un ragazzo di un’agenzia locale, ci fa fare un rapido
giro del paese e ci accompagna alla pousada, poco fuori dal paese.
Questa si
rivela proprio un bel posto, i proprietari, Chris e Sandra, (lei brasiliana
e lui svizzero), sono gentili e simpatici. Parliamo con loro dei nostri
progetti di escursioni per i giorni seguenti, e loro ci aiutano ad
organizzarci. Poi ci indicano una passeggiata che possiamo fare da soli
partendo dal paese, e subito abbiamo un primo approccio con questo ambiente,
dove fiumi, cascatelle e piscine naturali fanno da padrone. Torniamo in
stanza al tramonto, la pousada è davvero molto bella, non economicissima per
i prezzi brasiliani ma ne vale la pena, le stanze sono deliziose e immerse
in un bellissimo giardino tropicale, la veranda con l’amaca poi è la
ciliegina sulla torta.
Quando usciamo per la cena ormai è buio, un cielo immenso si apre sopra le
nostre teste, è nerissimo e le stelle sembra quasi ti cadano addosso. E’ il
cielo australe, non l’avevo mai visto, mi sento completamente in sintonia
con la natura.
Ceniamo al Picanha na Praça, un ristorante specializzato in carne che fa
delle porzioni gigantesche, e le bistecche sono davvero buone.
Breve passeggiata per il paese, ci sono baretti con i tavoli per la strada e
parecchia gente in giro, c’è un’atmosfera particolare, da queste parti ci
sono un sacco di tipi che potrei definire “neo-hippies” o ex hippies,
fricchettoni e vari altri alternativi… gente che immagineresti di trovare in
India; ovunque si ascolta musica reggae, sembrano tutti molto rilassati.
Noi siamo talmente rilassati che per non addormentarci in piedi torniamo
alla pousada.
6 novembre 2005
A ripensarci ora, questa è stata forse la giornata più bella di tutto il
viaggio.
A colazione con noi ci sono due signore newyorkesi sulla sessantina che sono
qui a fare trekking, mi meraviglia trovare persone di quell’età così attive.
Verso le nove viene a prenderci il tipo dell’agenzia con cui faremo la prima
escursione. Il nostro gruppo è composto da sette olandesi di mezza età e una
coppia, lui spagnolo e lei di Sao Paulo. Con una vecchia jeep usciamo dal
paese e poco dopo imbocchiamo una strada sterrata, dopo un’oretta arriviamo
in un minuscolo centro abitato, Remanso, poche case un bar e una chiesetta,
creato da ex schiavi quando fu abolita la schiavitù, che hanno vissuto di
pesca fin quando fu istituito il parco nazionale e cominciò a prendere piede
il turismo. Con le loro canoe di legno accompagnano i visitatori attraverso
Marimbus, un insieme di canali e paludi lungo il Rio Santo Antonio. Chris ci
aveva detto che questa escursione, pur bella, è poco richiesta dai turisti,
e infatti, pur essendo domenica, durante tutta la giornata incontreremo solo
un altro gruppo di 5 o 6 americani, oltre a pochissimi abitanti della zona.
Con la canoa percorriamo questi canali, c’è una pace totale, solo il rumore
della barca sull’acqua e il cinguettio degli uccelli. Il sole picchia forte,
in un paio d’ore riusciamo a scottarci le spalle. Scendiamo su una spiaggia
fluviale di sabbia bianca e dopo una camminata di qualche centinaio di metri
tra spiaggia e foresta arriviamo ad un altro fiume, il Rio Roncador, che
scende giù dalle colline più in alto e qui forma una specie di lago, è un
paesaggio suggestivo. Dopo un bagno ci raduniamo col resto del gruppo e
cominciamo a risalire il corso del fiume arrampicandoci sulle rocce. Queste
formano lungo il corso del fiume una serie di pozze, piscine naturali,
grotte e cascatelle dove di volta in volta ci fermiamo a fare il bagno, fino
ad arrivare in cima dove una cascata poco più alta forma un altro laghetto.
È un posto bellissimo, e ci sentiamo totalmente immersi nella natura e così
distanti da tutto, mi vengono in mente i nostri problemi di europei, le
paranoie del terrorismo, le polemiche tra gli schieramenti politici, il
traffico di Roma, mi rendo conto che stando qui tutto il resto del mondo
potrebbe tranquillamente non esistere.
Verso le quattro prendiamo un altro sentiero nel bosco e dopo una mezzora
facciamo ritorno alla jeep. Il ritorno a Lençois lo faremo sull’antica
strada dei minatori, praticamente un sentiero in mezzo alle rocce, in alcuni
punti sembra quasi un miracolo che la jeep possa farcela, ma comunque
torniamo a Lençois dopo circa un’ora e mezza, sani e salvi, un po’ distrutti
ma soprattutto molto felici e appagati da questa giornata. A cena di nuovo
al Picanha na praça e poi a dormire.
7 novembre 2005
Oggi seconda escursione e ultimo giorno in questo bellissimo posto.
Decidiamo di pagare la stanza per mezza giornata in più, così al ritorno
dall’escursione potremo almeno farci una doccia.
Andiamo con un’agenzia diversa da quella di ieri e siamo un gruppo di circa
dieci persone.
Partiamo verso le nove, prima tappa il Rio Mucugezinho, che raggiungiamo
scendendo per un sentiero nelle rocce, cominciamo bene pure oggi!
Il fiume forma una specie di grande vasca con una cascata, dove facciamo un
bagno e sostiamo un po’ prima di risalire sulla strada e andare verso la
seconda tappa, la vallata dove si trova il Morro do Pai Inacio.
Ci troviamo su un altipiano con i monti dalla cima piatta, e ci
arrampichiamo sulla cima del Morro, la salita è abbastanza faticosa ma il
panorama dall’alto è veramente spettacolare. Intorno a noi c’è solo natura,
niente case, niente automobili, una meraviglia.
Si prosegue poi verso la prossima sosta, alle grotte di Pratinha e Azul.
Anche qui la natura ha dato il suo meglio, e mentre una parte del gruppo si
ferma al ristorantino locale per mangiare, io e Marco andiamo a farci il
bagno alla Gruta da Pratinha. Qui un fiume, uscendo da sotto una grotta,
forma un piccolo bacino di acqua azzurra limpidissima, da cui poi riprende
il suo corso nella campagna circostante. L’atmosfera è davvero bucolica,
pochissimi turisti e alcuni locali bovari che lavorano con la mandria li
accanto a noi. Il tempo è splendido e il sole, al solito, picchia
fortissimo. Dopo un’oretta ci ritroviamo col gruppo per andare alla Gruta
Azul, quella da cui parte il fiume che scorrendo sottoterra va poi a sbucare
nella Pratinha. Come al solito scendiamo tra le rocce e raggiungiamo la base
della grotta, dove il sole che filtra tra le rocce e gli alberi soprastanti
crea dei bei giochi di luce.
L’ultima tappa è un’altra grotta, Gruta da Lapa Doce, distante circa mezzora
di auto. Percorriamo un bellissimo paesaggio di piantagioni di caffè e canna
da zucchero, attraversiamo un paio di minuscoli centri abitati e arriviamo
alla grotta.
Un ragazzino di 12-13 anni ci fa da guida all’interno della grotta, che si
trova anch’essa in fondo ad un crepaccio dove scendiamo attraverso un
sentiero nelle rocce. Quest’ultima grotta è sotterranea, con formazioni di
stalattiti e stalagmiti non spettacolari ma sicuramente interessanti.
All’interno è molto grande e c’è un buio pesto, solo la lanterna del
ragazzino ci aiuta nel cammino. La percorriamo tutta (circa 900 metri) fino
a scorgere in lontananza la luce dell’uscita.
Uscire dalla grotta è l’ultima grande avventura della giornata, perché in
realtà l’uscita si è creata con una frana che ha aperto un passaggio, e
quindi bisogna arrampicarsi sulle rocce franate fino al sentiero, anch’esso
ripidissimo e roccioso. Ho temuto che un paio di signore di una certa età
potessero non farcela, ma per fortuna siamo usciti tutti! La risalita è
stata faticosissima, oltretutto dopo una giornata intera di arrampicate
continue, ma una volta arrivati sullo sterrato soprastante abbiamo trovato
un tramonto spettacolare, un panorama immenso sull’altopiano e le montagne
circostanti che pian piano si tingevano di rosso.
Il ritorno a Lençois dura circa un’ora e mezza, sta facendo buio e mi
addormento un po’ sul minibus.
Prima di cena ci rilassiamo un po’ alla pousada, poi a malincuore prepariamo
i nostri bagagli, salutiamo Chris e Sandra e ci avviamo verso il ritorno.
Cena semplice e poi al bar della piazza a berci qualche birra in attesa
della partenza del pullman. Abbiamo scelto di ritornare a Salvador col
notturno, che parte da Lençois alle 23.30.
8 novembre 2005
Dopo un viaggio piuttosto tranquillo, sicuramente meno stancante
dell’andata, abbiamo anche dormito parecchio, arriviamo a Salvador verso le
sei di mattina.
Per fortuna la camera alla pousada è già disponibile, tra l’altro ce ne
danno una silenziosa stavolta, così riusciamo a farci un paio d’ore di sonno
prima di colazione.
Oggi la giornata è dedicata al mare, andremo a Praia do Flamengo, un poco
fuori città e circa un’ora di autobus da dove stiamo noi. La spiaggia è
stupenda, una lunghissima distesa di sabbia e palme quasi deserta, l’acqua
dell’oceano è piuttosto pulita e poco mossa, ci sono alcuni chioschi lungo
la spiaggia, affittiamo un ombrellone e due lettini (oggi senza ombrellone
sarebbe impossibile…con questo sole) e passiamo il tempo in ozio, tra un
succo di frutta e l’altro, per la modica spesa, ombrellone lettini tavolo
con sedie e 4 spremute di frutta doppie, di circa 7 euro e mezzo!
A metà pomeriggio torniamo a Barra e andiamo a goderci un ultimo splendido
tramonto sulla Baia di Tutti i Santi.
E’ martedì, e come ogni martedì sera il Pelourinho è in festa, cioè sul
Terreiro de Jesus e nelle stradine intorno vengono allestiti numerosi
chioschi dove preparano bibite e cocktails vari, c’è un palco con la musica
e danzatori di capoeira. Decidiamo quindi di passare questa nostra ultima
sera a Bahia proprio al Pelourinho. Ceniamo in un ristorante sulla piazza
“ao kilo”, cioè dove si paga un prezzo fisso al chilo e si sceglie da un
buffet ciò che si vuole (sono molto diffusi in Brasile) e poi andiamo a
sederci ad un chiosco, è pieno di gente e c’è una bella atmosfera, e ad un
certo punto, sarà la musica struggente alla chitarra, i bambini che corrono
tra i tavoli, i danzatori di capoeira, i turisti che bevono caipirinha, noi
che beviamo caipirinha…è come se tutte queste sensazioni mi penetrassero
attraverso i pori della pelle, e mi emoziono…è forse questa la saudade??
Ma si è fatto tardi e torniamo in albergo, non prima di esserci goduti un
altro po’ di panorama dal lungomare di Barra. Ci dispiace molto lasciare
questi magnifici posti, ma ci consola sapere che abbiamo ancora più di metà
viaggio davanti a noi.
9 novembre 2005
Colazione, autobus, aeroporto…e finalmente Rio!
Arriviamo verso le due del pomeriggio, e dopo una breve contrattazione con i
tassisti ci facciamo portare in albergo, il Copacabana Sol, un tre stelle a
un paio di isolati dalla spiaggia. Il tempo qui a Rio è ancora brutto, e la
temperatura decisamente più bassa che a Bahia, ci dispiace un po’ ma non ci
impedisce di apprezzare appieno questa città.
Lasciati rapidamente i bagagli in albergo, usciamo subito a vedere questa
famosa Avenida Atlantica, il lungomare di Copacabana.
Abituata al lungomare di Ostia, questo al confronto mi sembra un Raccordo
Anulare, 3 corsie per senso di marcia con un marciapiede largo al centro e
sui lati. Il bello è che sul marciapiede lato mare c’è anche un’ampia pista
ciclabile e il marciapiede finisce direttamente sulla spiaggia. Mi rendo
conto che per chi, come me, vive in un quartiere di mare, con le spiagge
quasi completamente a pagamento e il cemento che nasconde la visuale, questa
città è l’essenza vera della città di spiaggia. Facciamo queste riflessioni
mentre passeggiando percorriamo un paio di chilometri. La sola Copacabana è
lunga circa 4km, e il nostro albergo è più o meno a metà, questo per dare
l’idea di quanta strada a piedi faremo nei prossimi giorni.
Il lungomare è quasi deserto, spiaggia vuota e poca gente ai chioschi,
d'altronde è bassa stagione e brutto tempo. Al ritorno percorriamo la
parallela interna, Avenida Nossa Senhora de Copacabana, un’altra strada
larga molto vivace e piena di negozi. Torniamo in albergo già un po’
stanchi, usciamo per la cena, abbiamo scelto per stasera il Moncique, una
churrasqueria rodizio, cioè a prezzo fisso, dove oltre a un buon buffet
passano continuamente i camerieri con gli spiedi di carne appena arrostita.
E’ buono e ha un prezzo contenuto.
Ci fermiamo in un baretto per una birra e poi a dormire.
10 novembre 2005
Piove. Uno dei portieri dell’albergo, giovane e molto gentile, ci indica i
mezzi per raggiungere il Centro. Scopriamo esserci la metro proprio a poche
centinaia di metri dall’albergo.
Raggiungiamo il centro e ci incamminiamo per visitarlo. Ovviamente non ci si
può immaginare un centro storico tipo città europea, però è una bella zona.
Qualche edificio antico e poi un reticolo di strade minuscole, con le
casette basse e mercatini dappertutto. E’ buffo vedere in vendita, in una
città tropicale, gli addobbi natalizi.
Quando la pioggia si fa troppo forte, ci fermiamo a pranzo e riprendiamo i
mezzi per tornare nella nostra zona, proseguiamo fino ad Ipanema e ci
fermiamo a passeggio lì.
Naturalmente anche la spiaggia di Ipanema è deserta, ma il quartiere qui è
proprio ben curato e ordinato, direi anche un po’ più bello di Copacabana.Tornando indietro, a piedi, attraversiamo l’Arpoador, un promontorio
roccioso che divide le due spiagge e i due quartieri, una zona frequentata
da surfisti per via delle onde forti. Sempre passeggiando torniamo in
albergo. La sera andiamo a cena al Siqueira Grill, un ristorante “ao kilo”
un po’ più caro degli altri ma veramente molto buono. Troviamo anche una
birreria carina per il dopocena.
11 novembre 2005
Stamattina il tempo è ancora brutto, decidiamo di andare a vedere il famoso
Maracanà, ci si arriva comodamente con la metro. La zona dove si trova non
sembra essere sicurissima, infatti ci sono poliziotti ogni poche decine di
metri. Comunque la visita è interessante, soprattutto per chi è appassionato
di calcio. Poi ritorniamo in centro, dove c’è una piccola stazione per il
vecchio tram che porta su al quartiere di Santa Teresa, molto particolare e
diverso dalle altre zone della città, sembra un angolo di vecchia Europa.
L’idea sarebbe di scendere e visitarlo a piedi, ma ricomincia a piovere e
quindi facciamo tutto il giro col tram e torniamo indietro.
Tornati poi a Copacabana ce ne andiamo in giro per un po’ di acquisti e
regalini vari. Passeggiando per Rio ci rendiamo conto che, nonostante sia
una metropoli strapiena di gente e caotica, con un traffico abbastanza
disordinato, la gente sembra molto tranquilla e rilassata, non si sentono
suonare clacson e non si vedono scene di traffico isterico come siamo
abituati a Roma.
Ceniamo all’Aipo Aipim, un altro ristorante a chilo sulla Avenida N.S. de
Copacabana, e solita birretta prima del rientro.
12 novembre 2005
Il tempo sembra leggermente migliorato, abbiamo deciso di andare sul
Corcovado, il colle dove sorge la statua del Cristo Redentore. Chiediamo ad
uno dei portieri come arrivarci, e ci lasciamo convincere a prendere
un’escursione organizzata. Sinceramente non mi ha soddisfatto molto, il
minibus ha fatto il giro di un sacco di alberghi per prendere altra gente, e
dopo un’ora che eravamo in giro finalmente si sono decisi a portarci su,
anche la guida in effetti non era granché, sembrava stare lì per forza e
faceva battute scontate che probabilmente ripete tutti i giorni ai gruppi
che accompagna. Comunque la visita è stata interessante, per salire al
Corcovado si passa attraverso la foresta da Tijuca, che è un pezzo di
foresta vergine nel cuore della città, davvero bella. Poi su in cima il
panorama è strepitoso, e la statua sembra davvero abbracciare la città, come
a volerla proteggere da tutti i suoi guai. Ci sono parecchi turisti ma per
fortuna non c’è la ressa.
Mentre aspettiamo che il minibus torni a prenderci, ci rendiamo conto che
l’escursione comprende anche il giro del resto della città, non lo avevamo
capito. Diciamo alla guida che vogliamo tornare in albergo, perché il resto
della città lo abbiamo già visto nei giorni precedenti, lui sembra seccato,
dice che è compreso nel prezzo della gita, ma a noi non interessa,
d'altronde abbiamo aspettato che il minibus andasse a prendere tutti gli
altri in albergo, ora saranno loro a perdere qualche minuto per
riaccompagnare noi. Un po’ contrariato ci riporta a Copacabana.
Andiamo in spiaggia, anche se il tempo volge di nuovo al brutto; dopo un
paio d’ore ci rimettiamo a passeggiare. La sera ceniamo in un ristorante
carino di cui non ricordo il nome, poi andiamo a prendere una caipirinha in
uno dei chioschi sul lungomare. Restiamo un po’ a vedere la gente (poca) che
passeggia, e poi nanna.
13 novembre 2005
Finalmente oggi è una giornata splendida! Ci siamo tenuti per ultima la
visita al Pan di Zucchero, proprio sperando nella bella giornata. Le varie
guide consigliano di andarci al tramonto, e noi naturalmente ci andiamo di
buon mattino. Facciamo colazione presto e prendiamo l’autobus che da Copa
porta ad Urca, il quartiere dove c’è il Pan di Zucchero.
E’ domenica, c’è ancora pochissima gente in giro, e il quartiere di Urca
sembra molto carino, con strade pulite ed edifici signorili. In un piazzale
che dà sulla spiaggia c’è l’ingresso alla teleferica che porta su. In realtà
le teleferiche sono due, una da terra sale al Morro da Urca, e un’altra da
lì alla sommità del Pan di Zucchero. Nella cabina della teleferica siamo
appena sette-otto persone a salire, i primi della giornata, e arrivati in
cima possimo girare con tutta calma. I bar e i negozi di souvenir sono
ancora tutti chiusi, insomma c’è una pace…e possiamo goderci lo spettacolo
in tutta la sua bellezza. Si, perché il panorama della città da quassù è
davvero qualcosa di eccezionale, sembra davvero la città più bella del mondo
(anche se…sulla “città più bella del mondo” sono molto campanilista!). E
inoltre è l’unico posto in cui ci si può rendere conto della stranissima
topografia di questa città, fatta di insenature e spiagge con i quartieri
alle spalle, e montagne verdi che dividono un quartiere dall’altro, il tutto
in una baia immensa. Ci sediamo un po’ a goderci il panorama, scattiamo una
marea di foto e torniamo giù, mentre pian piano cominciano a salire frotte
di turisti.
Il resto della giornata è, finalmente, dedicato alla spiaggia. Essendo
domenica e bel tempo, migliaia di persone si sono riversate sulla spiaggia,
inoltre c’è mezzo lungomare chiuso a isola pedonale, quindi si aggiungono
altre migliaia di persone che passeggiano, corrono e gironzolano. È’ tutta
un’esplosione di vita, chi corre, chi gioca a beach-volley, chi
semplicemente chiacchiera con gli amici. Sulla spiaggia passano decine di
venditori di qualsiasi cosa, ma anche qui non vengono a proporre le loro
merci, chi è interessato deve fermarli.
Insomma, oggi Rio si rivela nella sua vera essenza.
Passiamo un paio d’ore a Copacabana, poi decidiamo di spostarci sulla
spiaggia di Ipanema. Dopo la solita bella camminata ci fermiamo anche a
Ipanema un paio d’ore, qui sembra ancora più affollato. Peccato che l’acqua
del mare sia gelata.
Facciamo una pausa-succo di frutta con relativa passeggiata, poi torniamo in
spiaggia decisi a rimanere fino al tramonto (a Ipanema si vede il tramonto
sul mare), ma verso le cinque mi rendo conto di aver preso troppo sole e non
mi va di restare fino a tardi.
Di nuovo in cammino fino all’albergo, cambio di scarpe (mettiamo quelle
comode) e ancora una volta torniamo a piedi verso Ipanema. Ci fermiamo sugli
scogli dell’Arpoador, ci sono decine di persone sedute in attesa del
tramonto, è una situazione particolare, un po’ stile anni ’70…Woodstock o
cose simili. E’ molto suggestivo.
Quando alla fine ritorniamo in albergo, sono stremata, credo che oggi avremo
fatto almeno 15/16 km a piedi!
La sera per cercare un ristorante faccio veramente fatica a camminare, alla
fine troviamo un posto che pare una rosticceria, ha un’ottima bistecca ma il
posto è niente di che. Concludiamo la nostra ultima serata a Rio gustando
una caipirinha sul lungomare.
14 novembre 2005
Siamo di nuovo in partenza. Dopo un’ultima passeggiata sull’Avenida
Atlantica ci avviamo verso la Rodoviaria. Alle 11.30 abbiamo il pullman per
Angra dos Reis, cittadina sulla costa a sud di Rio, circa 150km, da dove ci
imbarcheremo sul traghetto per Ilha Grande, un’isola di fronte alla costa.
Col pullman percorriamo questa parte dello stato di Rio che è davvero bella,
la Costa Verde, montagne ricoperte di foresta che digradano sul mare, dove
si formano decine di insenature e baie costellate da piccole isole. Il
viaggio è tranquillo e puntuale, e alle 15.30 prendiamo il traghetto. La
traversata dura circa un’ora e mezza, e quando arriviamo ci sono decine di
persone in attesa di prendere il traghetto al ritorno.
Il fatto è che siamo nel bel mezzo di un ponte, e l’isola è affollatissima.
Fortuna che lo avevo scoperto al momento di prenotare la pousada, e avevo
dovuto contattare praticamente tutte quelle dell’isola per trovare posto. Ma
già qualcuno sta ripartendo. L’unico centro abitato dell’isola si chiama
Vila do Abrao, un paesino delizioso con poche strade acciottolate e il resto
di sabbia. L’isola è sotto tutela ambientale, quindi protetta. Non ci sono
veicoli sull’intera isola, tranne un’auto della polizia e una dei vigili del
fuoco. Inoltre l’isola è ricoperta di foresta, l’unico modo per raggiungere
le numerosissime spiagge è avventurarsi a fare trekking sui sentieri (ben
segnalati) o prendere dei passaggi in barca.
E’ tardo pomeriggio, posiamo i bagagli alla pousada O’Pescador, una di
quelle di fronte al mare, carina e semplice, gestita da una famiglia di
tedeschi, prendiamo qualche informazione su dove andare nei prossimi giorni
e facciamo un breve giro del paese, poi andiamo a cena.
Dopo cena ci fermiamo a bere qualcosa al bar della piazza, pieno di gente e
da dove si assiste a tutto il passeggio lungo le due stradine principali del
paese. La maggior parte del turismo qui è locale, gente proveniente dagli
stati di Rio e San Paolo.
Andiamo a dormire con lo sciabordio delle onde per sottofondo…che bello!
15 novembre 2005
Oggi abbiamo deciso di andare a vedere una spiaggia distante alcuni
chilometri (circa 7) dal paese, andremo a piedi lungo il sentiero e al
ritorno prenderemo la barca. Dopo un’abbondante e buona colazione, e dopo
aver fatto i biglietti per la barca, ci mettiamo subito in marcia.
Avevo letto che il sentiero era in mezzo alla foresta, quello che non avevo
capito è che il percorso è tutto in salita e discesa! Comincia subito con
una salita piuttosto lunga e abbastanza ripida da levare il fiato, menomale
che siamo allenati, comunque è bellissimo camminare in mezzo a questa natura
quasi incontaminata, e ci rendiamo conto che sono pochissimi coloro che
fanno questo percorso a piedi.
Dopo circa un’ora e mezza arriviamo su una prima spiaggia, ci fermiamo per
un bagno e riprendere un po’ fiato. C’è un piccolo campeggio alle spalle
della spiaggia, che è frequentata da molti ragazzi e ragazze. C’è anche un
bar dove ci fermiamo per un succo di noce di cocco, prima di riprendere il
cammino. Camminiamo per quasi un’ora prima di giungere ad un’altra spiaggia,
che non è ancora la nostra destinazione. Però scopriamo che le barche
approdano e ripartono da qui. L’ultimo tratto per arrivare all’altra
spiaggia devono farlo tutti a piedi. Ancora 1.5km circa e
arriviamo…sbuchiamo dal bosco e siamo davvero felici di aver fatto questa
faticata.
La spiaggia è stupenda, si chiama Lopes Mendes, è una striscia di sabbia
candida lunga alcuni chilometri, non ci sono case né capanne né chioschi,
nessun tipo di edificio, non un centimetro cubo di cemento, non ci sono
imbarcazioni, c’è solo la gente che ha voglia di arrivare fin lì. Alcuni
gruppi di giovani giocano a beach volley, il resto della gente passeggia o
prende il sole.
La spiaggia è talmente lunga che non ci sono problemi di
sovraffollamento, ognuno trova il proprio spazio tranquillo. Anche il mare
qui è limpido e trasparente, è il più pulito che ho visto in questo viaggio.
La sabbia è quella finissima che scricchiola…siamo estasiati, e anche un po’
stanchi, ci mettiamo a sonnecchiare sotto un albero, il sole picchia
ferocemente.
Alle cinque parte l’ultima barca, così quando si fa l’ora ci rimettiamo in
cammino per andare a prenderla.
Tornati in paese, prenotiamo l’escursione per il giorno successivo, poi ci
prepariamo per la cena. Dopo cena passeggiata e consueta birra, poi a
dormire.
16 novembre 2005
Oggi abbiamo prenotato un’escursione con una delle tante barche per i
turisti. Per prima cosa andiamo alla Lagoa Azul, un’insenatura con un bel
fondale e acqua cristallina, ci fermiamo un’oretta per il bagno e poi
ripartiamo per una spiaggetta da cui raggiungeremo una minuscola chiesa,
Freguesia de Santana, dove si formò il primo nucleo abitato dell’isola; ci
fermiamo un po’ su un’altra spiaggia dove la barca torna a prenderci per
portarci su una terza spiaggia, su cui sono costruiti dei ristorantini.
Alcuni si fermano a pranzare, noi ne approfittiamo per un sonnellino sotto
gli alberi.
Riprendiamo il mare per rientrare in paese, quando arriviamo è ancora
presto, le 16.30 circa, quindi a piedi raggiungiamo una spiaggia vicina al
paese dove ci fermiamo fin quasi al tramonto. Ci sono le rovine di un
edificio che fu prigione e poi lazzaretto, è alquanto cupo. La passeggiata
in mezzo alla vegetazione però è davvero piacevole.
A cena ci fermiamo al ristorante della nostra pousada, pare che sia uno dei
migliori dell’isola. Ci fanno aspettare un’eternità, però ne valeva davvero
la pena! Anche il conto risulterà essere il più alto di tutto il viaggio…
17 novembre 2005
Ancora in viaggio. Di buon mattino prendiamo la barca per tornare ad Angra
dos Reis, dove prendiamo il pullman per Paraty. In realtà questo è un vero e
proprio autobus di linea, ma è l’unico mezzo che collega le due località.
Dopo circa 100km e un paio d’ore di viaggio arriviamo a Paraty, una
cittadina deliziosa a pochi chilometri dal confine con lo stato di Sao
Paulo. Il nostro albergo è a circa un quarto d’ora a piedi dalla Rodoviaria,
si chiama Hotel Varandas de Paraty ed è davvero carino. Usciamo subito a
passeggiare per la città, che è un piccolo centro quasi interamente rimasto
in stile coloniale, il centro storico è chiuso al traffico, e lungo le vie
acciottolate è un susseguirsi di negozi e ristoranti.
La città si affaccia
su una bellissima baia piena di isole, e le strade vicine al mare si
allagano quando c’è alta marea. Il tempo è bruttino, così ne approfittiamo
per passare il pomeriggio a girare praticamente tutta la città.
A cena andiamo in un posto che avevo visto su internet e che è menzionato
anche sulla LP, il Sabor da Terra. Voglio segnalarlo perché, pur essendo
carino e pulito, e anche economico, si mangia veramente male.
Decidiamo di consolarci con una caipirinha in un locale che da fuori ci
ispira. In effetti è proprio bello, il Margarida Cafè, c’è un sacco di gente
e suonano un’ottima musica dal vivo. Bisogna anche dire che le bevande
costano praticamente il doppio che negli altri posti, ma usano bicchieri più
grandi!
Alla fine, dopo due caipirinhe a testa che sono praticamente quattro, ci
fanno pagare anche la musica e ci arriva un conto salatissimo! ....naturalmente
rispetto ai prezzi del Brasile….
18 novembre 2005
Mi sveglio la mattina con un gran mal di testa….la cachaça ha fatto effetto…
Decido di restare a dormire mentre Marco va in spiaggia. Verso mezzogiorno
lo raggiungo, la passeggiata mi fa bene, rimaniamo ancora un po’ in
spiaggia, è vicina alla città e il mare qui è un po’ torbido. Però si sta
bene, il tempo non è bello e in spiaggia non c’è praticamente nessuno.
Passeggiamo un po’ nei dintorni e arriviamo alla vecchia fortezza, dall’alto
c’è un bel panorama della baia.
Prima di cena ci riposiamo un po’ in albergo, e dopo cena passeggiamo ancora
per le stradine del centro storico. Questa città è molto tranquilla, si sta
bene, e la gente sembra particolarmente gentile.
19 novembre 2005
E’il nostro ultimo giorno qui… abbiamo prenotato un’escursione a Trindade,
una località a circa 30km da Paraty, una spiaggia con un villaggio di
pescatori. Andiamo con un minibus, siamo una decina di persone di varie
nazionalità. Ci fermiamo su una prima spiaggia molto bella, poi raggiungiamo
il villaggio dei pescatori che sorge direttamente sulla spiaggia.
Anche qui
troviamo una nutrita comunità di surfisti, neo- hippies e alternativi vari.
In una mezzora di trekking nella vegetazione raggiungiamo un altro posto
chiamato piscine naturali, perché qui gli scogli formano una vera e propria
piscina interna, il posto è molto bello anche se un po’ affollato. Decidiamo
di fermarci un po’ qui mentre gli altri tornano al villaggio, abbiamo
appuntamento col resto del gruppo alle quattro. Il ritorno lo facciamo via
mare, ci sono delle piccole lance che fanno la spola tra la spiaggia e le
piscine.
Tornati a Paraty, neanche il tempo di scendere dal minibus che arriva un
acquazzone. Per fortuna dura poco, e ci consente di fare gli ultimi giri per
acquisti e regalini.
E’ arrivato il momento di rifare le valigie…a malincuore.
Ceniamo al Sabor do Mar, un buon ristorante di pesce, carino, non
particolarmente costoso e con un ottimo servizio. Di nuovo, giusto il tempo
di mettere piede nel ristorante che si scatena un altro acquazzone. Per
fortuna alla fine della cena ha smesso di piovere, e ancora una volta
passeggiamo per le stradine del paese. Le strade acciottolate con la pioggia
diventano particolarmente scivolose, camminarci sopra è parecchio
complicato.
Andiamo a dormire presto, domani sarà una giornata stancante.
20 novembre 2005
Appena svegli ultimiamo le valigie, e dopo un’ottima e abbondante colazione
ci andiamo a rilassare un po’ alla piscina dell’albergo. Il tempo è ancora
bello, ma non promette nulla di buono. Verso le 11 ci avviamo alla stazione
dei pullman, fortuna che la strada è poca perché nel frattempo ricomincia a
piovere. Il pullman per Rio parte alle 11.30, durante tutto il tragitto
piove sempre, ma questo non ci impedisce di ammirare ancora una volta il
magnifico paesaggio della Costa Verde.
Arriviamo a Rio alle 15.30 circa, ancora piove. Ci fermiamo ad aspettare
l’autobus per l’aeroporto, altre persone sono lì ad aspettarlo. Dopo quasi
un’ora che attendiamo, si avvicina un tassista che si offre di portare noi
ed un’altra coppia all’aereporto per un prezzo forfetario, accettiamo e non
so come lui riesce a far entrare tutti i bagagli nell’auto.
Ci mettiamo a chiacchierare con la coppia, sono brasiliani di Belo Horizonte,
lui ci racconta di avere origini italiane, è simpatico, poi si mettono a
chiacchierare col tassista (non so se ho già detto che i brasiliani parlano
sempre moltissimo). Arriviamo all’aeroporto e loro sono ancora lì che
parlano tranquillamente…noi dovremmo fare il check-in!
Scendiamo dal taxi e ci salutiamo, resto molto colpita perché il ragazzo nel
salutarci ci dice qualcosa come “Dio vi accompagni” , con una spontaneità e
un calore che noi useremmo solo con un parente stretto o un caro amico.
E’ l’ultimo bell’episodio che chiude questa giornata, tutto il resto è
viaggio di ritorno…
Considerazioni
Il Brasile è bellissimo. Leggendo qua e là ho scoperto che nella classifica
dei paesi turistici è molto lontano dalle prime posizioni e me ne sono
chiesta il motivo.
Credo che all’estero si ha un’immagine di questo paese un po’ fuorviante.
Il Brasile è considerato quasi esclusivamente un paese pericolosissimo e
adatto solo per il turismo sessuale. E’ innegabile, il turismo sessuale c’è,
e ci sono alcuni luoghi effettivamente molto pericolosi, ma c’è anche, e
soprattutto, molto, molto altro.
La natura è qualcosa di spettacolare, gli spazi immensi.
Non pretendo di aver conosciuto il Brasile in poco più di 15 giorni, ma
l’idea che me ne sono fatta è di un posto che vale veramente la pena
visitare, e tornarci più di una volta.
Mi ha colpito molto il calore e la spontaneità delle persone, quasi sempre
molto gentili (non tutti, è ovvio). Con questo non voglio cadere nella
retorica del “noi che abbiamo tutto non siamo mai contenti mentre loro non
hanno nulla e sono felici”. Non so se sono felici, di sicuro hanno molti
buoni motivi per essere incazzati. Nemmeno si può dire che non hanno nulla.
Non è un paese del terzo mondo, è occidente, con tutti i guai che questo
comporta, droga, prostituzione, miseria ed emarginazione. Ci sono enormi
differenze tra le classi sociali più agiate e quelle più povere, e ci sono
situazioni di degrado totale. Credo che la loro voglia di allegria e
spensieratezza sia soprattutto un modo per sopravvivere alla meno peggio ai
gravi problemi che hanno, oltre ad un calore umano spontaneo e probabilmente
innato.
Comunque, fin dal primo momento ci siamo sentiti perfettamente a nostro
agio, come se avessimo sempre vissuto lì. Immagino che altre persone che
sono state in Brasile, e anche in altri paesi dell’America Latina, abbiano
provato questa sensazione…è come tornare a casa…. |