Argentina

Diario di viaggio

Dopo 12 ore di volo per Buenos Aires, due di attesa all’aeroporto Ezeiza per la concidenza con Ushuaia, la stanchezza di un viaggio, nemmeno tanto, lungo, viene attenuata dal pallido sole di Ushuaia. Il tempo non è dei migliori, due giorni di fortissimo e gelido vento, nonché una pioggerellina che da molto fastidio, sono in particolare le condizioni climatiche a non farmi vivere al meglio questa cittadina.
Dal molo guardo la città, i suoi edifici, le sue vie, il Glaciar Martin e la natura tutta intorno e ho un pò la sensazione di trovarmi in un paese nordico, chessò la Norvegia, piuttosto che l’Islanda.
Hai la sensazione di trovarti davvero alla fine del mondo quando ti metti su una barca che ti fa fare il giro del canale di Beagle e inizi ad andare giù, e visualizzi dove ti trovi cartina alla mano…o semplicemente la visualizzi un attimo nella tua testa..

Il Parco Nazionale Terra del Fuoco ci accoglie con i suoi colori autunnali, al suo interno una serie di itinerario suggeriti ed opportunamente segnati nell’opuscolo consegnato all’entrata, ti permettono di coglierne i vari aspetti…Mi diverte passeggiare su un erba che pare quella rasata di un campo di calcio, ogni tanto mi fermo a toccarla un pò e sorrido…pare muschio tanto è morbida e a camminarci sopra da quasi la sensazione di sprofondare…Un sentiero a Sud ci porta a Baia Lapataia, ci sono molti turisti che giungono qui con gli autobus per le foto di rito davanti al cartello che segnale la fine della Ruta n.3,

noi per fortuna li avevamo preceduti da un pò e avevamo goduto di questo rilassante paesaggio, quindi risaliamo il sentiero facendo numerosi fuori pista inseguendo un leprotto o il fogliame muoversi sotto il bosco di lenga e nirre.
E’ un parco diverso dagli altri visti finora, è bello vedere passeggiare tranquillamente qua e la i tantissimi e simpatici leprotti che lo vivono, così come godere dei colori degli alberi, dei prati, dei laghi al suo interno…e magari fermarsi ad un passo da un rapace che si riposa su un cartello quasi a consigliarci il sentiero…procediamo verso la Castorera, di castori nemmeno l’ombra, ma la loro presenza è fuori di dubbio una volta che si osserva il paesaggio…un cimitero di alberi davanti a noi

…in questo pezzo di parco i rami spogli e sommersi dall’acqua contrastano con il color rosso, giallo e arancione degli alberi poco distanti dal letto del fiume…

Da Ushuaia raggiungiamo El Calafate con un autobus, ancora un viaggio lungo, che ti permette però di vedere gli spazi infiniti in quel pezzo dell’Isla Grande, perlopiù disabitata…e poi il passaggio alla frontiera con il Cile ed in particolare quello dello Stretto di Magellano

un mare in tempesta, una schiuma bianca che copre parte del battello con il quale attraverseremo lo Stretto, un vento fortissimo, venti minuti di attraversata e via…….prosegue la nostra strada verso Rio Gallegos, dal quale dopo due ore di attesa prendiamo l’autobus per El Calafate…
El Calafate è un paese dal sapore turistico, agenzie, negozi di souvenir e articoli tecnici si alternano tra ristoranti e gelaterie…
Lasciati i bagagli in ostello ci precipitiamo subito alla stazione degli autobus per avere qualche informazione sugli autobus in partenza per il Perito Moreno…Evidentemente non ci capiamo bene con la ragazza allo sportello perché perdiamo per un nulla l’autobus del pomeriggio dovendo rimandare la visita al Ghiacciaio per il giorno dopo…e così facciamo una visita alla Laguna Nimez, importante habitat naturale per osservare gli uccelli…

Fa freddo..il ghiaccio si scorge tra gli alberi e le curve della strada che ci porta ai suoi piedi…prendiamo la barca che ci porta fin sotto il Perito Moreno, il ghiaccio è di un azzurro cielo e a fatica tengo gli occhi aperti, a fatica riesco ad ammirarlo da così vicino…Nonostante l’incontro ravvicinato con il ghiacciaio impressioni, la visione è nettamente migliore e consigliata dalle passeggiate…

Il Perito Moreno ti stupisce, ti ammalia, rapisce la tua attenzione; ho trascorso ore a guardarlo e ad ascoltarlo…..lo ammiri, in attesa di un suo segnale che presto arriva…si sente uno stridere, uno scricchiolare, è uno sfregamento che richiama l’attenzione su una parte precisa del ghiacciaio, giusto il tempo di individuar da dove arriva questo crepitio e giù il lastrone di ghiaccio che si lascia scivolare sulla fredda acqua del lago…e noi tutti, curiosi spettatori, ad urlare come allo stadio.
Tornando al piazzale dove ci attende l’autobus per El Calafate faccio le scale camminando all’indietro per non perdere nemmeno per un attimo il Perito, per guardarlo ancora un’ ultima volta e magari scoprirne un’altra bellissima visuale…
Al rientro a El Calafate impieghiamo un attimo a prenotare l’autobus e l’ostello per El Chalten, lungo la strada ammiriamo il paesaggio, che ancora una volta ci stupisce con i suoi colori, dando un’immagine della Patagonia che non ti aspetti, spesso ancorati ad un’idea di ghiaccio e montagne, ti sorprende con un paesaggio arido e secco e poco più in la l’azzurro ghiaccio del Lago Viedma e i ghiacciai tutt’intorno…
Arriviamo ad El Chalten che è ormai notte tarda, il vento soffia forte e disturba un po’ il nostro sonno, lo stesso vento ci sveglia la mattina, è un un fiume d’aria che ritarda le partenze di quasi tutti gli escursionisti, e la nostra compresa….ci mettiamo in cammino..abbiamo solo una giornata e dobbiamo scegliere tra il Cerro Torre e il Fitz Roy… ci mettiamo in cammino per il sentiero che ci porterà ai piedi di quest’ultimo. ….Il vento si è un po’ placato e la giornata pian piano si scalda insieme alle nostre gambe che vanno un po’ a rilento in quella prima mezz’ora di camminata ripida ..poi un sentiero in mezzo a tranquille foreste di nire e una vegetazione dai mille colori….un forte fragore richiama la mia attenzione, abbandono per un centinaio di metri il sentiero segnato e seguo il rumore dell’acqua che si fa sempre più forte fino ad una piccola cascatella dove mi fermo ad ammirare il paesaggio, il Fitz Roy è laggiù tra le nubi.

Il nome tehuelche è stato tradotto in vetta di fuoco o montagna che fuma, una descrizione perfetta per questa montagna sempre avvolta dalle nubi, che forse i tehuelche credevano un vulcano; si fa davvero fatica a scorgene i netti contorni, e mi ritengo fortunata a cogliere con la mia macchina fotografica uno dei rari momenti in cui il forte vento riesce a liberarne la figura…
Mi fermo al Campamento d’Agostini per ammirare il paesaggio, mi rinfresco nelle acque del ruscello e a malincuore torno indietro lungo il sentiero che mi riporterà al paese, non avendo il tempo necessario per affrontare l’ultima parte di questo percorso che porta alla Laguna de los Tres.
Lungo la strada del ritorno mi fermo sulle sponde della Laguna Capri, poco distante la presenza di alcune tende e un pò d’invidia per quei ragazzi che hanno trascorso lì la notte…
Ci mettiamo in viaggio per El Calafate, mi volto più volte indietro ad ammirare i ghiacciai che sembrano così lontani, tutti nell’autobus riposano, è sera, la giornata va a morire con la luce che si fa sempre più tenue, ma io riesco ancora a scorger fuori dal finestrino un paesaggio che sento lontano e vicino……
metto su le cuffie e, come spesso accade, la musica e le parole sembrano fatte apposta per quel momento……

I walk this empty street
On the Boulevard of broken dreams
Were the city sleeps
And I'm the only one and I walk alone
I walk alone I walk alone
I walk alone and I walk a-

My shadows the only one that walks beside me
My shallow hearts the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
'Till then I'll walk alone

I'm walking down the line
That divides me somewhere in my mind
On the border line of the edge
And where I walk alone
Read between the lines
What's fucked up and everything's alright
Check my vital signs to know I'm still alive
And I walk alone
I walk alone I walk alone
I walk alone and I walk a-

Il giorno dopo prendiamo l’aereo per Bariloche, ci allontaniamo dai ghiacciai, dalla Patagonia in senso stretto, verso la Regione dei laghi, che della Patagonia fa sempre parte, ma il paesaggio inizia lentamente a mutare…Ci accoglie una bella giornata di sole, una temperatura decisamente più tenue ed una bella cittadina, che nello stile ricorda le nostre cittadine di montagna…troviamo una sistemazione ad un passo dal Centro Civico, il cuore della città dai edifici in pietra e legno progettati dall’architetto Bustillo, non a caso ispirato allo stile “alpino” dell’Europa centrale.

Per la prima volta in questo viaggio, iniziato davvero a mille, abbiamo il tempo di rilassarci per le vie della città, coccolandoci un po’ tra le cioccolaterie e i locali rigorosamente in legno…
Bariloche, chiamata anche la piccola Svizzera argentina è infatti il centro nazionale di produzione del cioccolato, ed’ è impossibile andar via senza aver assaggiato qualche prelibatezza.
Dal centro numerosi autobus portano fino alla penisola Llao llao, costeggiando le rive del lago Nahuel Huapi da una parte e gli chalet in legno e il verde paesaggio dall’altra. Il percorso in bici è decisamente da consigliare, più che altro per la maggior libertà di movimento e organizzazione della giornata, ma è fattibilissimo un up e down anche con l’autobus locale…
Bariloche è il posto ideale per fermarsi anche una settimana intera avendo la possibilità di spostarsi verso El Bolson e la Ruta de los siete lagos…Mentre per la piccola El Bolson ci si può organizzare per andare e rientrare in giornata non c’è la possibilità di fare la Ruta de los siete lagos nell’arco della giornata se non con i viaggi organizzati che però tralasciano sempre una zona della bellissima strada. Organizzandosi per tempo, prendendo magari info sugli autobus fin dall’arrivo a bariloche e avendo a disposizione almeno 4 giorni per la bella cittadina, ci si può però organizzare e spender magari un giorno e mezzo. Noi non abbiamo tutto questo tempo a disposizione ma non rinunciamo ad una visita in giornata ad El Bolson; scegliamo di andarci il martedì giorno della feria artesanal ma la giornata non è delle migliori e scoraggia molti degli artigiani dall’esporre i propri lavori…il paese si gira facilmente in un paio di ore…la pioggerella ci suggerisce una pausa nella famosa e rinomata gelateria Jauja.
Prendiamo l’autobus che ci riporta a Bariloche, continua a piovere, l’autobus è davvero affollato…mi chiedo dove stia andando questa gente con buste e valigie in spalla…d’altronde il paesaggio ricco di vegetazione si è rivelato all’andata povere di case. Mi sorprende vederli scendere in mezzo alla strada, dove pare ci sia il nulla per poi magari scorgere in lontananza il tetto in legno di un’abitazione…
Frammenti di vita quotidiana così distante dalla nostra…

Bariloche – Buenos Aires
Arriviamo a Buenos Aires dopo un volo di poche ore, con un taxi raggiungiamo subito la stazione di Retiro…(Partendo dal presupposto che avrete già i biglietti per la prox destinazione il tassista vi chiederà il numero della piattaforma, onde evitar poi di farvi perder tempo nella caotica e grande stazione della capitale…)
Il nostro treno tarda ad arrivare…mi guardo a destra e sinistra e vedo una lungo e interminabile scia di autobus pronti a partire e lasciar il posto al successivo, dalla mia posizione riesco a contare una decina di piattaforme corrispondenti ad altrettante compagnie di autobus…Lo speaker annuncia in continuazione la partenza dell’autobus successivo, noi attendiamo il nostro delle 21.15…uno degli steward ci chiede di attendere, l’autobus è in arrivo dice, ma passa mezz’ora e del nostro nessuna traccia, alcuni di noi iniziano a far domande, nella mezz’ora di attesa ben 6 autobus della Via Bariloche sono partiti per Iguazù, senza considerar quelli delle altre compagnie..il nostro è in ritardo…iniziamo a domandarci perché quando vengo tranquillizzata da un gruppo di israeliani che aspettano il mio stesso pulman…

Al mio risveglio la mattina sull’autobus che ci porta ad Iguazù il primo sguardo è rivolto al paesaggio…mi guardo intorno, alla ricerca di facce sveglie e perplesse come la mia ma i pochi già svegli guardano semplicemente il paesaggio che attraversiamo..io invece per un momento penso di aver sbagliato pulmann o perso qualche fermata, attorno a me infatti un susseguirsi di paesi i cui nomi rievocano più quelli brasiliani che quelli dell’immaginari targato argentina…ma è pur sempre vero che ci dirigiamo verso il confine…la vegetazione è rigogliosa, la terra rossa, mi ricorda quella calpestata nel deserto di Uluru, e il suo contrasto con il verde rigoglioso allontana subito il paragone con la terra rossa dell’arida Cambogia…ma qui siamo nella zona tropicale e si vede…

Un caldo umido ci assale non appena arrivate al terminal degli autobus…noi abbiamo ancora addosso abiti pesanti e dopo il lungo viaggio non vediamo l’ora di farci una bella doccia…il ritardo della sera precedente ci fa riconsiderare i piani circa la visita della parte brasiliana delle cascate che sappiamo richiedere tre o quattro ore, molte di meno rispetto alla parte argentina…Ma sono già le due del pomeriggio e soprattutto non abbiamo ancora una sistemazione per la notte!!!
Siamo a due giorni dalla Pasqua e già dal nostro arrivo in Argentina abbiamo avuto difficoltà nel reperire voli e autobus diretti nella parte nord est del paese, quella di Buenos Aires, di Iguazù e Salta per intenderci. Motivo per il quale abbiamo dovuto ridisegnare il nostro itinerario e scegliere di fare la zona delle cascate nei giorni di Pasqua anche su consigli degli argentini che pare si riversino in massa nella bella città andina. Da qui la scelta di Iguazù, ma c’era da aspettarselo, anche in questa zona i turisti si sono riversati in massa: autobus e voli pieni sia in andata che in ritorno e per le altre destinazioni; non si trovano posti per Salta, nostra prossima destinazione, ragion per cui decidiamo di fare un giorno più ad Iguazù e poi salir piano piano verso il Nord, facendo tappa a Missiones e Resistencia…
Ma il nostro problema in questo momento è trovare un posto per la notte, ostelli, guest house e numerosi alberghi hanno il tutto esaurito…faccio un giro per la città alla ricerca di una sistemazione, completo, completo, completo…finalmente troviamo un posto…
Il tempo di poggiare le valigie e via, vogliamo provare a veder il lato brasiliano questo pomeriggio, anche se oramai sono le quattro…arriviamo in stazione, prendiamo l’autobus che ci porterà a Foz de Iguazù, ma ci accorgiamo ben presto di dover rimandare la visita, l’autobus impiega quasi un ora per arrivare alla stazione della città brasiliana e da lì un’altra mezz’ora di autobus per arrivare al Parco..Inoltre inizia a piovere e allora ce la prendiamo con calma…approfittiamo di un momento di tregua da pioggia per farci un giretto a Foz; dirò una stupidata ma si vede che siamo in Brasile, da ogni locale si sente della musica e la gente canticchia e balla mentre prepara i tavolini; i bambini ti urlano dietro e sorridono…siamo ad un kilometro da confine…non pensavo di veder questa differenza…però è una gran bella scoperta…

E’ il sabato di Pasqua, c’è un sacco di gente e le passeggiate sono percorribili a rilento…Ci avviciniamo alla Garganta del Diablo, ...la guida la descrive così: “deve essere quello che piu' si avvicina all'immagine della terra elaborata dagli antichi viaggiatori europèi: un continente piatto ai cui margini c'e'il vuoto assoluto” ...Niente da aggiungere se non per dire che tutti gli angoli di questo parco offrono visuali di una bellezza disarmante e da ogni angolo riesci a scorger paesaggi nuovi, a leggere tra gli alberi e la nebbia dell’acqua figure prima nascoste, scorci che catturano l’attenzione e tante fotografie!!!

Una nota allegra in mezzo a tanto stupore ce la offre la gitarella in gommone sotto il Salto San Martin: ne vale davvero la pena!!! Il lato brasiliano come scritto tra le “escursioni” offre una visuale d’insieme e l’ennesima visione della Garganta del Diablo, che si esprime ancora nella sua potenza.
Dopo Iguazu' abbiamo finalmente raggiunto Salta e dunque l'Altipiano andino, la Puna Argentina...Salta è una città molto diversa dalle altre viste fino a quel momento, edifici in stile coloniale e barocco, bei palazzi, belle chiese e una bellissima piazza che di notte raccoglie le luci e i colori di tutti i locali che le stanno attorno….

 Purtroppo non possiamo dedicarle solo che due giorni e mezzo, ma, dopo aver lasciato le valigie nella guest house, mi sono precipitata subito in centro per organizzare la giornata del giorno dopo...
520 km in giro per la Puna, addentrandoci per la Quebrada del Toro, prima di raggiungere il piccolo villaggio di San Antonio de los Cobres...e finalmente i priomi contatti con le onde di bambini curiosi davanti alla macchina fotografica, all’uscita della scuola…
davanti a noi una lunga strada che costeggia montagne colorate, cactus giganti, lama e qualche abitazione di paglia e mattoni cotti al sole quà e là...in mezzo al nulla la gente vive la vita di tutti i giorni e si adopera nel migliore dei modi, prendendo tutto il possibile dalla terra e ingegnandosi in tutti i modi possibili e inimmaginabili!
Poi Salina Grande, l'immensa distesa (depressione) di sale a 3000 metri di altezza, da li raggiungiamo prima i 4.200 metri per poi scendere a Purmamarca ritornando alle condizioni ottimali dei 1.200 (al disagio che l'altitudine può creare all'altezza di cui prima abbiamo sopperito con un pò di coca, proprio come le popolazione che ci abitano...la scusa...però funziona anche se alla fine la testa girava ugualmente non si sa se per l'altitudine o per "l'aiutino"......). Raggiungiamo così Purmanarca, un piccolo villaggio ai piedi del "Cerro de los sietes colores"... davvero un incanto avere davanti montagne così colorate e aver la sensazione di un essere un Lillipuzziano davanti ad una bottiglietta colorata.


Culture precolombiane, che rivivono nei tessuti e nei disegni dei loro tappeti e delle loro mantelle, paesaggi che forse ancora una volta non corrispondono all'idea di Argentina che ognuno di noi può avere...ma questa è l'Argentina, una terra così grande e varia che sconvolge tutte le idee che di questi luoghi potevamo avere all'inizio...per finire la capitale, Buenos Aires...

Arriviamo a Buenos Aires di primo mattino, mancano tre giorni al rientro e nella mia guida sono sottolineati un sacco di luoghi da vedere quindi si va subito alla ricerca di una sistemazione…Non siamo per nulla fortunate, c’è il fine settimana di mezzo e gli ostelli osno strapieni, idem per una seria di altre sistemazioni segnalate sulla guida…Passiamo due ore e mezza senza trovar nulla prima di accettar una sistemazione vicina alla Av. 9 de Julio ma davvero sotto ogni standard. Depositati i bagagli e fatta una veloce doccia usciamo a prender confidenza con la città argentina…Rimango subito sorpresa dai bei edifici, e subito ci buttiamo sull’Av Florida la via del commercio, dei grandi e bei centri commerciali, dei ballerini di tango, della gente che lavora e passeggia…Il carattere argentino e di città non tanto vecchia si notano davvero ad ogni angolo, ma non c’è traccia in quelle vie che sapevano di vecchio ed abbandonato che caratterizzavano altre cittadine argentine.
Dalla Casa Rosada iniziamo a camminare verso la vecchia zona portuale oggi importante centro poi giù verso la Boca, la Bomboniera merita una visita,

 è uno stadio mitico: quello dove Maradona ha iniziato la carriera e per me grande appassionata di calcio è come sentirsi in casa davanti a quello che non ha certo la dimensione di un tempio del calcio come lo potevo immaginare e mi porta per un attimo li dentro a fare due palleggi e scagliare la palla in goal, ma è solo un pensiero…Usciamo dalla Bombonera e ci incamminiamo verso il Caminito..Ci finiamo in mezzo senza neppure accorgerci di esser li, prese dalla fame ci fermiamo infatti all’inizio della camminata accorgendoci solo dopo esserci rinfoccilate del casino poco distante…Spettacolini di tango ad ogni angolo e davanti ad ogni locale, turisti impazziti a fare le foto, i colori delle abitazioni, le grandi figure degli eroi argentini, Peron e Maradona su tutti….. I numerosi ragazzi avvicinatisi per darti un depliant si rivelano carinissimi non appena scoprono la nostra nazionalità e ognuno di loro racconta di avere origini italiane e di voler un giorno visitar il nostro paese.
Prendiamo un autobus e ci avviciniamo a San Telmo, altro quartiere storico di Buenos Aires, è bello camminare tra quelle viuzze strette e in ciottolato…in qualche modo sanno di casa…Nella piazza si balla il tango e ci si ferma ad ammirare i numerosi artisti di strada, ma è un piccolo banco a catturare la mia curiosità…la gente spinge per acquistar “che cosa?” mentre l’uomo urla qualcosa che non comprendo…ancora non capisco di cosa si tratti e incuriosita mi ritrovo proprio davanti all’uomo…non saprò mai cosa vendeva di così tanto richiesto, perché al mio arrivo mi fa un cenno con il capo per dirmi che non ne ha più…(si ma di cosa?)
Arriviamo all’albergo distrutte, abbiamo attraversato buona parte della città, ne abbiamo respirato i diversi aspetti in 12 ore ma siamo contente.
Buenos Aires è una bella città, tanti e bei palazzi coloniali, ampie vie dove la gente passeggia per lo shopping così come corre per il lavoro od un appuntamento...organizzata bene, con bei locali e soprattutto una serie di quartieri storici, dove si respira un'atmosfere antica, di gente che balla il tango per la strada davanti ai locali...e dove la zona legata al commercio riesce bene a fondersi con l'ambiente, nei tanti mercatini, nei colori de Il Caminito o le strade acciottolate di San Telmo, con il lungo porto di Puerto Madero...ognuno di questi con la loro storia...I caratteristici colori de La boca e de Il caminito,

inconsapevole opera dei marinai di un tempo che riversavano le vernici non utilizzate sulle case lungo il fiume. Il quartiere di San Telmo abbandonato dopo l'epidemia della peste che sconvolse la città. La zona di Puerto Madero dove i tanti locali e ristoranti e le abitazioni di lusso hanno preso il posto dei vecchi magazzini di merce..tante storie per una città ricca di verde, di strade larghissime...16 le corsie di Av.9 de Julio, che si vanta di esser la strada più larga del mondo, e di storia...la Casa Rosada, dal cui balcone Peron ed Evita davano voce alle loro idee...Le tantissime scritte sui muri a ricordare le non lontane lotte della Guerra Sporca, i desaparecidos, e Las Madres de Plaza de Mayo..per ritrovarmi, come una anno fa in Cambogia, davanti ad una storia recente che pare non possa esser stata di questo paese...

L'Argentina.... L'Argentina è un paese molto povero e ciò, a parlar con la gente del posto, poco ha a che vedere con la crisi che ha messo in ginocchio il Paese nel 2002. Da sempre infatti l?argentina è un Paese ricchissimo di materie prime, autosufficiente da un punto di vista energetico ma non a livello di industrie..e così si trovano a mandar fuori la loro lana, la loro carne, la loro frutta ed ortaggi per poi comprarli a prezzi quintuplicati dopo esser stati lavorati fuori...E' un Paese dalla storia recente (1812), dai tanti immigrati, dai grandi spazi come ho scritto più volte..Ma lo voglio rimarcare forse anche per giustificare la mia incapacità di descrivere appieno quanto visto...non saprei da dove iniziare nel parlare dell'Argentina..perchè ho la sensazione di esser stata in tanti Paesi diversi, tanto che io per prima faccio fatica a raggrupparli in quell'unico pezzo di terra...

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